Gentile signora Merkel,
sul fatto che abbia dominato la scena politica europea negli ultimi 15 anni, neanche i suoi (pochi) detrattori potranno disconoscerlo. Così come è indubbio che lei sia stata una grande. Quanto grande, se la sua fu vera, imperitura gloria, beh questo lo potrà dire soltanto il trascorrere del tempo, quella giusta distanza che sola consente di fornire più meditate risposte. Ecco perché questa non può essere l’ora dei bilanci. Può però ben essere quella dei saluti. E soprattutto il momento giusto per dirle grazie.

Grazie signora Merkel, grazie di tutto.

Ci sia consentito di renderle merito di essersi posta con tanta, teutonica acribia al timone di quella scalcagnata barchetta che è l’Unione europea e averle impedito di andarsi a fracassare contro qualche scoglio. La ciurma era quello che era: sarebbe bello potersi scegliere i compagni di viaggio, specie in avventure di tal fatta. Ma da donna pratica e realista qual è, sarà la prima a riconoscere che così non è mai. Tanto per dire: fosse dipeso da Lei, si sarebbe mai presa come interlocutore quel pagliaccio di primo ministro nostrano che faceva le corna nelle foto ufficiali dei vertici UE e distribuiva definizioni sessiste e vergognose sul suo conto?

Angela Merkel – fonte Pixabay

Facendo suo il detto del grande connazionale Bismark, la politica è l’arte del possibile, Le va dato atto di aver saputo trarre il meglio dalle situazioni che si è trovata ad affrontare. Ciò grazie a fulgide doti tanto di lungimiranza, quanto di tessitrice tenace e paziente. Aspetto, quest’ultimo, che ci porta alla ben più prosaica definizione della politica data anni fa da un ministro di fede craxiana: La politica è sangue e… una deiezione umana poco elegante da citare, specie in una lettera a una signora. Ecco, anche di ciò Le dobbiamo essere, Le siamo grati: quando il gioco si è fatto duro, faticoso e pure un po’ maleolente, da quella grande civil servant che ha saputo essere, Lei non si è mai tirata indietro.

A tal proposito, ribadito che spetterà agli storici darci risposte definitive sul suo reale valore, ci sia almeno permesso di elogiare una capacità di mediazione pari a una grande lucidità politica, a quella precipua caratteristica, che è propria solo degli statisti, di saper guardare oltre. In questo senso uno splendido esempio, di quelli da studiare in futuro, è ravvisabile nell’accordo da Lei fatto con Erdogan, con la conseguente caterva di soldi dati al sultano turco per impedirgli di aprire le frontiere. Un patto scellerato, come l’ha definito più di qualcuno? Può darsi: parafrasando Mao Zedong, la politica spesso è qualcosa di molto distante da un pranzo di gala. Però, chissà se un giorno non si parlerà di questa intesa come dell’iniziativa che ha salvato la democrazia nella nostra fetta di Occidente.
Basti pensare a quale rendita di posizione e a quanti voti abbia reso a Salvini lo sbarco di pochi disgraziati sulle coste italiane, per capire il pericolo corso con milioni di migranti pronti a sciamare per il continente. Insomma, se l’Afd non è al potere in Germania, se Marine Le Pen non siede al posto di Macron, se l’Europa non è in mano ai sovranisti, è assai probabile che dobbiamo ringraziare Lei, signora Merkel.

A proposito di sovranisti: accanto ai riconoscimenti per i suoi tanti successi politici, onestà intellettuale impone di ricordare anche la pioggia di critiche per l’atteggiamento in qualche misura conciliante da Lei tenuto nei confronti di Orban. In Europa sono stati in molti, anche gente del suo stesso raggruppamento, a chiederle di sbattere fuori dal Partito Popolare il premier magiaro. In effetti, tenersi vicino un leader xenofobo, omofobo e pure antisemita non sembra cosa di cui andare fieri. E c’è da starne certi che Lei per prima sarà stata poco contenta dell’imbarazzante compagnia. Però, però… Se sono i risultati a contare nella politica, allora si dovrà pur concedere che, distribuendo rabbuffi e qualche mancetta a lui e ai suoi sodali, ha impedito al Gruppo di Visegràd di porre veti e di alzare barricate: insomma, di fare danni.

Un’altra accusa spesso mossale è quella di essere stata in più occasioni incerta, quasi inerte, poco propensa a prendere decisioni: sia a favore dei paesi restii a tenere in ordine i conti, sia punitive nei loro confronti. Senza capire, i suoi critici, l’abilità di lasciar sfogare i vari galletti sul ring, per poi arrivare a mettere tutti d’accordo con un’opera di mediazione. Si usano spesso parole di fuoco contro l’arte del compromesso. Ci provassero le anime belle, i difensori dei Grandi Ideali, a trovare un soddisfacente punto di equilibrio tra gli inflessibili (Schauble, Dombrovskis…) e i “frugali” da una parte, i paesi mediterranei, a partire dal nostro, con il cappello in mano e sempre pronti a battere cassa, dall’altra…  Tra i rimproveri che le sono stati rivolti, il più ingiusto è forse quello di non aver preparato la sua successione.

Un disegno di Angela Merkel – fonte Pixabay

Ma a quanti muovono una simile critica andrebbe chiesto di fornire sensate risposte alle seguenti domande: esiste per caso una cantera dei fuoriclasse? Da quando in qua, i campioni, gli assi (che siano della politica o del calcio fa poca differenza) si possono realizzare in provetta? Un domani qualcuno sgriderà forse Messi, incolperà lui di non aver lasciato un erede?

Nel congedarci vorremmo farle giungere, oltre a un sincero affetto, i sensi della nostra stima nel migliore dei modi possibili: ammettendo che ancora non è andata via e già ci manca. Perché al riguardo non bisogna avere la sfera di cristallo per capire quanto il suo vuoto sarà difficile da colmare. Ci vuole davvero una grossa dose di ottimismo per sperare che almeno uno dei tanti nanetti di Biancaneve che si aggirano dattorno riesca prima o poi di trasformarsi in un Principe Azzurro…