Immagine di Maria Giovanna Lanfranchi

Buco nero

(Dedicata a S. Hawking)

 

Pericolosamente mi sono avvicinato all’orizzonte

degli eventi, senza scorgerlo, senza prevederlo;

incosciente come un bimbo felice che non pensa

al suo destino. Ero certo di governare bene

la traiettoria, ogni segnale di pericolo era

spento, viaggiavo sorridendo e senza pensieri.

 

Poi l’attrazione violenta, il respiro accorciato,

il cuore che pulsa fuori controllo, il silenzioso

e vasto baratro senza ritorno, scuro e maestoso

s’intravede fra gli ultimi fiochi bagliori rossi

sfuggiti a stento alla gravità abissale del gorgo.

Non so ancora se l’orizzonte è stato superato.

 

Forse la mia traiettoria magicamente potrà

invertire la direzione formando una lenta ampia

curva tangente, io resterò spettatore attonito

e dilaniato da forze più grandi di me,

combattuto fra paura e desiderio impaziente,

prigioniero impotente di un amore ardente.

 

Oppure, sempre più velocemente il viaggio continuerà

verso il centro della singolarità, dove calore tempo

e spazio perdono significato; di me non resterà niente;

chiuderò gli occhi, il battito rallenterà, si placherà

la mente in un abbraccio incandescente e soave,

il calore latente svanirà nella spirale di buio infinito.

 

NOTA: l’orizzonte degli eventi è il margine del buco nero dove ancora si intravedono

pochi riflessi rossastri sfuggiti all’enorme attrazione; il buco nero è rappresentato come

un gorgo a forma di imbuto ed ogni oggetto, luce compresa, che supera il suo orizzonte non

può più sfuggire alla violenta attrazione che lo sospinge verso il centro.

Pietro Ragni

Pietro Ragni

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