Tutti quelli che mi conoscono sanno che mi piacciono le donne. Non so se sia una colpa, ma non sono stato abituato all’ipocrisia, anche se ho imparato da mio padre, il dovere assoluto dell’estremo rispetto e della delicatezza, soprattutto verso l’altra metà del cielo.
Esplodono in Italia, scandali e scandaletti. Quando un giornalista, a seguito della riunificazione tedesca, chiese a Markus Wolf, Misha, il mitico Misha, eterno capo della Stasi – il potentissimo servizio segreto della Germania Est – quale fosse stato il segreto del suo successo, lui rispose «avevo un esercito di bellissime ragazze…». Non sapremo mai se i segreti carpiti da queste fanciulle a politici, generali e grandi manager abbiano generato o impedito conflitti e guerre, ma sappiamo bene come facevano.
Possiamo anche notare, ironicamente, che Misha era certamente responsabile di violenze e crimini durante il suo lunghissimo mandato, ma poté ritornare a una tranquilla vita di uomo comune, perché probabilmente disponeva di documenti molto imbarazzanti su tanti politici e alti funzionari dell’Occidente, e che quindi era meglio non dargli fastidio.
Non trovo nulla di straordinario che in Italia, come in tutto il mondo, politici e funzionari importanti si siano fatti affascinare da donne belle, e spesso anche molto intelligenti. Confucio ha detto che nessun uomo è così saggio da resistere a una bella donna, e non si trattava di un operatore del gossip.
Quello che mi ha sempre un po’ meravigliato è che frequentandole, magari dopo una notte di sesso, alla fine ministri, generali, manager e funzionari di stato, si siano lasciati andare a raccontare loro segreti come movimenti di eserciti, visite riservate di capi di stato, segreti industriali o addirittura i loro rapporti con politici e importanti funzionari di paesi teoricamente nemici. La verità è che il sesso confina spesso con i sentimenti: molte prostitute – oggi escort – raccontano quanto anche gli uomini potenti, abbiano bisogno di parlare. Ci si confida con una donna sconosciuta perché molte volte non c’è nessun altro con cui aprirsi.
Quindi non mi meravigliano scandali e scandaletti gestiti con astuzia ed esperienza, o in modo stupido e miserabile, come dimostrano quelli più recenti nel nostro paese. Però anche John Profumo, segretario inglese per la guerra, che aveva condiviso un’amante con una spia sovietica, e Bill Clinton, presidente degli Stati Uniti, che faceva sesso con una sua stagista, Monica Lewinsky, ci sono cascati, e certamente non erano politici improvvisati. E non sapremo mai se oltre al sesso, le loro amanti abbiano potuto scoprire cose che non avrebbero dovuto sapere. E anche Mata Hari, impiccata nel carcere di Vincennes, aveva lavorato nello stesso modo.
Quando mostravo il passaporto all’entrata negli USA, mi invitavano a seguirli in una stanzetta adiacente e mi chiedevano come mai il mio passaporto recasse i visti di paesi pericolosi come il Libano, la Siria e l’Iraq. Mostravo il mestiere che facevo e allora sorridevano e mi permettevano di entrare nel paese. Però quando ho lavorato in Iraq, dalla prima volta che ci sono andato soggiornando nella base militare americana di Tallil, sapevo benissimo che io, Antonella e gli altri collaboratori, eravamo sorvegliati, cioè sapevano tutto di noi.
Libri e film ci mostrano che tutti i paesi del mondo hanno servizi di intelligence, per i quali è un compito istituzionale verificare le frequentazioni di politici e alti funzionari. Sanno tutto delle loro mogli e delle loro amanti, da quali paesi vengano, quale lavoro svolgano e quali amici frequentino. Sanno persino a quali scuole vanno i loro figli, anche i più piccoli, perché anche loro possono raccontare ai compagni quello che hanno ascoltato fra le mura domestiche.
Quindi scandali e scandaletti non mi interessano, ma mi meraviglia che tutti i soliti giornalisti e commentatori si concentrino sui personaggi coinvolti, e sembra che sia l’informazione a scoprire quello che i servizi avrebbero dovuto già sapere per mettere in guardia i potenziali bersagli di uomini e donne che erano loro vicini.
Se il mestiere di intelligence viene condotto correttamente, non serve per ricattare qualcuno ma per metterlo in guardia sulle persone del mondo che frequenta, stabilmente o occasionalmente.
L’informazione e i social media si inventano complottismi di ogni genere, ma non dovrebbe essere affidata a loro la sicurezza di funzioni importanti dello stato. Lavoravo a Manila in un grandissimo progetto per la creazione della diga di Laiban, che avrebbe dovuto portare acqua ed energia ai più dimenticati cittadini di quella megalopoli. Insieme al capo progetto scoprimmo che molti esperti legali, che facevano parte della squadra della quale ero il coordinatore, passavano informazioni chiave agli imprenditori interessati, potenziali partecipanti alle successive gare di appalto. Il mio capo progetto non sapeva come fare. Gli suggerii di mettere a disposizione dell’intera squadra di progetto, documenti con informazioni false. Dopo qualche tempo uno dei legali filippini mi venne a dire ingenuamente, che alcuni aspetti tecnici dei documenti che aveva visto, gli sembravano sbagliati. Gli chiesi se faceva il legale o l’ingegnere. Dopo qualche giorno i legali filippini non si sono più presentati e il lavoro l’ho dovuto fare io con un consulente australiano.
Oggi su internet si trova tutto. I documenti circolano in rete così come fotografie e filmati: ecco perché molta parte dell’intelligence si dedica oggi prima di tutto a ricerche su internet, che da sole dicono, quasi sempre, moltissimo. Mi aspetto però che sia una loro responsabilità quella di difenderci da spie, ma anche da arrampicatrici ed arrampicatori, che vogliono solo ottenere denaro o incarichi di vario genere.
Anche se i nostri servizi erano conosciuti per la loro efficacia, forse la debolezza del sistema Italia ha coinvolto anche loro.”
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