UN DECALOGO EUROPEISTA DA PROPORRE AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE

Febbraio 2024 – L’associazione TUTTI Europa ventitrenta (https://www.tuttieuropaventitrenta.eu) ha elaborato un decalogo da proporre ai candidati dei vari partiti alle prossime elezioni europee, nella convinzione che i futuri membri del Parlamento europeo avranno un ruolo fondamentale nel modellare il futuro dell’Unione europea.

Questa iniziativa nasce nel solco dell’impegno europeista che dagli anni settanta caratterizza la rete TUTTI e vuole essere una cartina al tornasole per valutare la volontà dei candidati di impegnarsi per una sempre maggiore integrazione dell’UE, oltre a voler contribuire ad introdurre degli elementi realmente europei in una campagna che si annuncia come sempre concentrata soprattutto su temi di politica nazionale.

Nella stessa ottica il sito TUTTI Europa 2030 pubblica, dal 9 Maggio scorso, una rubrica interamente dedicata alle prossime elezioni europee https://www.tuttieuropaventitrenta.eu/category/tutti-europa-2024/  per seguire il dibattito che accompagna la campagna elettorale, raccogliendo articoli, informazioni e commenti, incluso i programmi delle diverse formazioni politiche, senza escludere nessuno ma tenendo sempre presente lo spirito europeista.

 

DECALOGO PER I CANDIDATI ALLE ELEZIONI EUROPEE

 

1. Promozione e difesa dei valori fondamentali

Sullo Stato di diritto e sui principi di base dell’Unione Europea (“dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti fondamentali, ivi compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”) non si può negoziare o fare sconti. Non vanno tollerate involuzioni autoritarie come in Ungheria oggi e in Polonia prima delle elezioni. Bisogna quindi rafforzare i meccanismi di condizionalità nell’allocazione dei fondi comunitari ed eventualmente contemplare procedure di infrazione, sospensione o espulsione per chi si allontani pericolosamente da questo patrimonio di valori condivisi. La chiave sarà un serio approfondimento del concetto di cittadinanza europea, che tuteli un insieme di diritti e doveri dei singoli individui, senza distinzioni o discriminazioni nazionali.

 

2. Modifiche dei Trattati prima del prossimo allargamento

Bisogna irrobustire le fondamenta di un edificio prima di aumentarne la cubatura. Se si allunga il tavolo da pranzo, bisogna anche cambiare la tovaglia. Sono regole elementari che dovrebbero valere anche per i futuri, auspicabili allargamenti dell’Unione Europea. Gli errori del recente passato, con alcuni nuovi membri che hanno subito involuzioni liberticide e hanno considerato l’Unione solo alla stregua di un Bancomat, devono farci riflettere. Patti chiari, amicizia lunga. Coinvolgiamo anche i Paesi candidati nell’elaborazione delle nuove regole ma concordiamole prima di sederci tutti insieme alla tavola comune, sapendo che questo processo di allargamento potrebbe portare a diversi livelli di integrazione degli Stati membri, in considerazione della futura entrata di quasi tutti i Paesi dei Balcani e dell’Ucraina, nonché della Moldavia e della Georgia.

 

3. Ratifica delle modifiche ai Trattati dopo referendum unico europeo

Le nuove regole che verranno nel prossimo futuro elaborate dovranno essere sottoposte al popolo europeo in un’unica, contestuale consultazione, per decidere tutti insieme se continuare la condivisione sempre più stretta di sovranità. Si tratta di ribadire la natura profondamente democratica del processo di integrazione europea.  Gli Stati membri infatti hanno da tempo convenuto di condividere aspetti della loro sovranità, nella direzione di “una sempre più stretta Unione”. Recentemente, chi non ha più condiviso quest’impostazione, ha deciso di uscire e lo ha fatto … a suo rischio e pericolo! Chi è rimasto, sta pensando, anche su spinta di chi è fuori e vorrebbe entrare, di andare avanti lungo il percorso tracciato dai Padri Fondatori. Sei in qualche Paese, la maggioranza dei cittadini non ci sta? Se ne prende atto e si applicano le regole usate per la Brexit. Ma non si blocca la volontà di chi voglia proseguire!

 

4. Funzione costituente e iniziativa legislativa del Parlamento Europeo

Il Parlamento europeo deve avere, insieme alle altre istituzioni, il diritto di iniziativa legislativa e deve assumere nella prossima legislatura 2024-2029 una “funzione costituente” nel processo di riforma dei Trattati. Tale riforma dovrà essere sottoposta al vaglio referendario al pari della bozza di Costituzione europea che fu bocciata in Francia nel 2005. Fintanto che il Parlamento Europeo non condividerà con le altre istituzioni il diritto di iniziativa legislativa, rimarrà imbarazzante il confronto con i parlamenti nazionali e con i loro poteri e la loro visibilità politica.

 

5. Un Presidente unico per l’Europa

È un’idea che promuoviamo dai tempi della Conferenza sul Futuro dell’Europa, quando formulammo questa proposta sulla piattaforma digitale aperta per recepire le istanze dei cittadini europei. Se vogliamo, ancor prima delle modifiche dei Trattati, cercare di spostare gli equilibri politici in seno all’Unione a vantaggio della dimensione comunitaria ed a scapito della deriva intergovernativa, perché non chiedere al Consiglio Europeo di “auto-riformarsi”, assegnando al Presidente della Commissione Europea anche la carica di Presidente del Consiglio Europeo stesso? Nel gergo della diplomazia multilaterale, si chiama “doppio cappello” ed è una formula spesso usata per superare … situazioni quasi “ossimoriche”! Le riunioni del Consiglio Europeo   verrebbero preparate e presiedute, invece che da un ex Primo Ministro, dal responsabile in carica della Commissione Europea. Soluzione troppo federalista? E allora perché la accettiamo alla NATO, ove il Segretario Generale dirige l’organizzazione e presiede le riunioni del Consiglio Atlantico, anche quando si svolge a livello di Capi di Stato e di Governo?

 

6. Rafforzare il profilo dell’Unione Europea nel mondo

L’Europa deve trovare maggiore coesione e capacità decisionale per dare nerbo e credibilità alla propria politica estera comune ed alla costruzione di una difesa europea integrata. Bisogna chiedere un seggio europeo in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una voce europea unica alla NATO e, in prospettiva, rappresentanze diplomatiche comuni nei Paesi terzi, nonché eliminare indebite duplicazioni nelle capacità militari europee. E’ necessario cercare di attenuare la nostra dipendenza dall’estero per energia, sistemi d’arma o altre forniture sensibili, ma senza scadere nell’autarchia o in altri ostacoli ad una libera circolazione di persone, beni, servizi e conoscenze. Non possiamo indulgere al protezionismo ed alla chiusura, piuttosto contribuire al governo multilaterale dell’interdipendenza, accompagnando inequivoche scelte di campo sui valori non negoziabili (democrazia, diritti umani, libertà d’opinione) con sforzi di apertura e dialogo. L’autonomia strategica aperta postula quindi un profilo più marcato da parte dell’Europa, non necessariamente per divergere dagli alleati di oltre Oceano, ma proprio per collaborare più efficacemente nelle tante aree di interessi convergenti e per gestire più costruttivamente eventuali, occasionali dissonanze, perché il multilateralismo non è beneficenza ma piuttosto il faticoso bilanciamento di interessi diversi.

 

7. Nuovo protocollo sociale: sanità, istruzione, previdenza, accoglienza

Anche nelle stagioni di più aggressivo liberismo, l’Europa ha sempre cercato di definirsi e comportarsi come “economia sociale di mercato”, sensibile ai dettami dell’equità e della solidarietà. Oggi che viviamo le ricadute di una globalizzazione non sufficientemente metabolizzata, si impone un’accresciuta attenzione alla dimensione sociale e a meccanismi innovativi e partecipati di inclusione e di tutela. In questo quadro, le migrazioni non possono essere derubricate a problema di sicurezza dei confini ma devono essere invece trattate come una sfida sociale da affrontare con lungimiranza, perché anche da essa si possono trarre opportunità. A partire dalle energie nuove degli immigrati nati nel nostro continente, cui concedere almeno uno status generale di cittadino europeo. Nella stessa ottica bisogna favorire la crescita di una generazione di giovani europei, attraverso il programma Erasmus che dovrebbe essere incentivato per forgiare un curriculum europeo del futuro.

 

8. Rispetto degli obiettivi del “Green Deal”

L’Europa deve rimanere la coscienza critica del mondo facendosi carico di proporre agli altri un modello di sostenibilità. Siamo stati all’avanguardia nella presa di coscienza dei pericoli del cambiamento climatico e nell’applicazione di strumenti innovativi per tassare le varie forme di inquinamento. Occorre trovare oggi la maniera di contemperare nei nostri programmi eventuali aggiustamenti temporali e/o incentivi, per non penalizzare i produttori europei, con il mantenimento di un obiettivo strategico globale assolutamente inderogabile. Dobbiamo continuare e, laddove possibile, accelerare questo percorso virtuoso, che non è senza costi ma nella convinzione che è purtroppo senza alternative.

 

9. Completamento dell’Unione Economica e Monetaria con i capitoli bancari e fiscali

L’Euro è stato un passo avanti fondamentale verso l’Unione Economica, ma rimane un progetto lasciato a metà se non si mette mano anche a riforme e condivisioni sul terreno bancario e della fiscalità, con l’eliminazione dei paradisi fiscali all’interno dell’UE e della sleale concorrenza fiscale tra gli Stati membri. Sin quando questo non avverrà, il Mercato Unico si poggerà su un retroterra scosceso, dove la mancanza di trasparenza e fiducia reciproca rischia di minare le basi della prosperità condivisa.

 

10. Rendere permanente lo “EU Next Generation EU” verso il “momento hamiltoniano”

Con il programma straordinario varato durante la pandemia a beneficio delle generazioni future si è superato un atavico blocco sulla mutualità del debito europeo e si è aperto un colossale programma di spesa pubblica. Ogni sforzo va compiuto per spendere presto e bene questi soldi, nonché per gestire al meglio la correlata esposizione finanziaria comune. Si innesca così una concatenazione di sviluppi che, se divenisse permanente, potrebbe offrire al bilancio comunitario ed alle istituzioni chiamate ad amministrarlo quello che gli esperti chiamano “momento hamiltoniano”, ovvero il salto di qualità che si realizzò in USA quando, nel 1790, il Segretario al Tesoro Alexander Hamilton riuscì a trasformare il debito accumulato dalle 13 ex colonie britanniche durante la Guerra di Indipendenza in debito pubblico del nuovo Stato Federale.

ENGLISH VERSION

1. Promotion and defense of fundamental values.

The rule of law and the basic principles of the European Union (“human dignity, freedom, democracy, equality, rule of law and respect for fundamental rights, including the rights of persons belonging to minorities”) cannot be negotiated or cheaply sold. Authoritarian involutions such as in Hungary today and in Poland before the elections should not be tolerated. It is therefore necessary to strengthen the conditionality mechanisms in the allocation of community funds and possibly contemplate infringement, suspension or expulsion procedures for those who move dangerously away from this heritage of shared values. The key will be a serious work on the concept of European citizenship, which should protect a set of rights and duties of individuals, without national distinctions or discriminations.

 

2. Changes to the Treaties before next enlargement.

The foundations of a building must be strengthened before increasing its volume. If you extend the dining table, you also need to change the tablecloth. These are elementary rules that should apply also to future, desirable enlargements of the European Union. The mistakes of the recent past, with some new members who have suffered liberticidal involutions and have considered the Union only as an ATM, must make us reflect. Clear agreements mean long friendship. Let us involve also the candidate countries in the development of the new rules but let us agree on them before we all sit together at the common table, knowing that this enlargement process could lead to different levels of integration of the member states, in consideration of the future entry of almost all the countries of the Balkans and Ukraine.

 

3. Ratification of Treaties’ changes through a single European referendum.

The new rules that will be developed in the near future will have to be submitted to the European people in a single, simultaneous poll, to decide all together whether to continue the ever closer sharing of sovereignty. It is about reaffirming the profoundly democratic nature of the European integration process. In fact, member states have long agreed to share aspects of their sovereignty, in the direction of “an ever closer Union”. Recently, those who no longer shared this approach decided to leave and did so… at their own risk! Those who have remained are now thinking, also at the urging of those who are outside and would like to enter, of moving forward along the path traced by the Founding Fathers. What if, in some country, the majority of citizens do not agree? This is an option and, such being the case, the rules used for Brexit would apply. But, at least, the decision of those who want to continue the journey would not be blocked!

 

4. Constituent assembly function and legislative initiative of the European Parliament.

The European Parliament must have, together with the other EU institutions, the right of legislative initiative and must assume a “constituent assembly function” in the process of reforming the Treaties in the next 2024-2029 legislature. This reform will have to be submitted to referendum scrutiny like the draft European Constitution which was rejected in France in 2005. As long as the European Parliament does not share the right of legislative initiative with the other institutions, the comparison with the national parliaments and with their powers and their political visibility will remain quite embarassing.

 

5. A unique President for Europe.

It is an idea that we have been promoting since the Conference on the Future of Europe, when we floated this proposal on the digital platform which was open to take on board the requests of European citizens. If we want, even before the changes to the Treaties, to try to shift the political balance within the Union to the advantage of the community dimension and to the detriment of the intergovernmental drift, why don’t we ask the European Council to “self-reform” itself, assigning to the President of the European Commission also the task of President of the European Council itself? In the jargon of multilateral diplomacy, it is called “double hat” and it is a formula often used to overcome … almost “oxymoronic” situations! The meetings of the European Council would be prepared and chaired, instead of by a former Prime Minister, by the current head of the European Commission. Too federalist solution? So why do we accept it at NATO, where the Secretary General is the CEO of the organization and at the same time chairs the meetings of the North Atlantic Council, even when it takes place at the level of Heads of State and Government?

 

6. Strengthen the profile of the European Union in the world.

Europe must find greater cohesion and decision-making capacity, in order to give strength and credibility to its common foreign policy and to the establishment of an integrated European defence. We must ask for a single European seat in the UN Security Council, a single European voice in NATO and, in the future, common diplomatic missions in third countries, as well as eliminating undue duplications in European military capabilities. It is necessary to try to reduce our dependence on foreign countries for energy, weapons systems or other sensitive supplies, but without falling into autarchy or other obstacles to the free movement of people, goods and knowledge. We cannot indulge in protectionism and closure, but rather contribute to the multilateral governance of interdependence, accompanying unequivocal choices on non-negotiable values (democracy, human rights, freedom of opinion) with efforts at openness and dialogue. Open strategic autonomy therefore postulates a more marked profile of Europe, not necessarily to diverge from allies across the Atlantic, but precisely to collaborate more effectively in the many areas of converging interests and to manage any occasional dissonances more constructively, because multilateralism is not charity but rather the laborious balancing of different interests.

 

7. New social protocol: health, education, social security, accueil.

Even in times of more aggressive laissez-faire, Europe has always tried to define itself, and behave, as a “social market economy”, sensitive to equity and solidarity. Today, when we are experiencing the effects of an insufficiently metabolised globalisation, increased attention is required to the social dimension and to innovative and participatory mechanisms of inclusion and protection. In this framework, migration cannot be dismissed as a border security problem but must instead be treated as a social challenge to be faced with foresight, because opportunities can also be drawn from it. Starting from the new energies of immigrants born on our continent, to whom we can grant at least a general status of European citizen. In the same vein, we need to encourage the growth of a generation of young Europeans, through the Erasmus program which should be encouraged to forge a European curriculum of the future.

 

8. Fulfilling the objectives of the “Green Deal”.

Europe must remain the critical conscience of the world by taking responsibility in proposing to other partners a sustainability model. We have been at the forefront in raising awareness of the dangers of climate change and in applying innovative tools to tax various forms of pollution. Today we need to find a way to reconcile any temporal adjustments and/or incentives in our programs, so as not to penalize European producers, while maintaining an absolutely mandatory global strategic objective. We must continue and, where possible, accelerate this virtuous path, which is not without costs but in the belief that it remains unfortunately without alternatives.

 

9. Completion of the Economic and Monetary Union with the banking and fiscal chapters.

The Euro was a fundamental step forward towards the Economic Union, but it remains a project left half-finished if reforms and convergence in the banking and taxation fields are not also undertaken. This implies the elimination of tax havens within the the EU and unfair tax competition between member states. Until then, the Single Market will rest on a shaky background, where the lack of transparency and mutual trust risks undermining the foundations of shared prosperity.

 

10. Making the “EU Next Generation” a permanent tool, towards the “Hamiltonian moment”.

With the extraordinary program launched during the pandemic for the benefit of future generations, an atavistic block on mutuality of European debt has been overcome and a colossal public spending program has been opened. Every effort must be made to spend this money quickly and well, as well as to best manage the related common financial exposure. A chain of incremental steps is thus triggered, which, if it were to become permanent, could offer to the EU budget, and to the institutions called upon to administer it, what experts call the “Hamiltonian moment”. We look forward to an upgrading similar to the one which occurred overseas when, in 1790, the Treasury Secretary Alexander Hamilton managed to transform the debt accumulated during the War of Independence by the 13 former British colonies into public debt of the new Federal State.

Se vuoi aderire al decalogo o se sei d’accordo solo con alcuni punti o se hai richieste di chiarimenti o altri suggerimenti puoi inserire un tuo commento, pubblico, nell’apposito riquadro oppure mandarci un e-mail a decalogo@tuttieuropaventitrenta.eu. La tua opinione conta molto per noi e ti garantiamo una risposta in tempi brevi.

9 Commenti

  1. giovanni brauzzi

    Enrico Letta ha presentato al Consiglio Europeo il suo rapporto sul futuro del mercato unico europeo proponendo una riedizione dell’americano “Inflation Reduction Act (IRA)”, provvedimento di grande impatto per incentivi agli investimenti nella transizione ecologica ed energetica. Copiare dall’America per avvicinarsi agli Stati Uniti d’Europa, per dare consistenza federale ad un altrimenti fragile impianto intergovernativo. Qualcuno lo ha chiamato “momento hamiltoniano” e noi ci siamo permessi di riprendere la tesi nell’ultimo punto del nostro appello. Che Enrico Letta lo abbia letto?

    rispondere
  2. giovanni brauzzi

    Nella sua recente “lectio magistralis” a Parma (https://www.youtube.com/watch?v=KX7H8Xgi0_U) il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha perorato alcune posizioni che costituiscono elementi qualificanti del nostro decalogo: diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento Europeo, seggio europeo in Consiglio di Sicurezza, completamento dell’Unione Economica e Monetaria con l’Unione Bancaria e Fiscale, Presidenza unica per l’Unione Europea. Lieti per tale convergenza.

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  3. giovanni brauzzi

    prova

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    • giovanni brauzzi

      Grazie per la proposta. Già ci consideravamo degli sfrontati sognatori a proporre dieci spunti per i candidati alle elezioni europee. Scopriamo adesso che c’è chi ha già confezionato una completa costituzione per l’Europa futura, prescrivendo -tanto per cominciare- la completa abolizione degli Stati nazionali, privati di ogni rilevanza in diritto internazionale. Forse è un po’ troppo. Comunque, grazie per aver partecipato al nostro dibattito.

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  4. giovanni brauzzi

    Grazie. Più che condivisibile la critica all’eccesso di burocratizzazione. Forse lo si potrebbe superare puntando anche su un Presidente unico per l’Europa (punto 5), Si sposterebbero gli equilibri verso la genuina dinamica comunitaria, oggi bloccata dai freni della deriva intergovernativa,

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  5. Paolo Foresti

    Grosso modo d’accordo: si può sempre migliorare ma anche peggiorare. Va incoraggiata l’eccellente iniziativa.
    Vi è un punto che riterrei estremamente utile inserire: “eccesso di burocratizzazione della Commissione ed in parte anche del Consiglio che dovrebbero concentrare i loro provvedimenti sulle questioni di maggiore sostanza lasciando ai paesi membri i regolamenti di attuazione.

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