«Il Cerimoniale è come la salute. Ti accorgi che esiste solo quando viene a mancare». Giulio Andreotti pronunciò questo arguto giudizio mentre tentava da giovane sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di completare il provvedimento che riordinava l’ordine delle precedenze tra le cariche pubbliche dopo il referendum che aveva decretato la fine del regime monarchico nel nostro Paese.  Un lavoro complicato, tanto è vero che, in attesa di una soluzione definitiva, ci si limitò ad emanare nel 1950 una semplice, stringata e assai lacunosa circolare provvisoria in materia. E siccome in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio…si dovette attendere il 14 Aprile del 2006 per riuscire a varare il DPCM con le prescrizioni protocollari relative alle cerimonie pubbliche.

Ho voluto fare questa piccola premessa al mio commento sul penoso spettacolo andato in scena in occasione del recente importante summit tra il presidente turco Erdogan ed i vertici UE. Lo straordinario risalto che la stampa internazionale ha dedicato ed ancora dedica alla vicenda “Sofàgate” ha regalato una grande réclame al Cerimoniale, dimostrando che esso non è, come spesso si è portati a credere, una disciplina secondaria, inutile, polverosa, retaggio dell’Ancien Régime, con addetti sorridenti ed un po’ cretini e sempre vestiti da becchini, ma esattamente il contrario. Questo anche perché i media tendono spesso ad evidenziare la patologia degli eventi, trascurando ciò che invece funziona, e spesso funziona bene, dandolo per scontato e di scarso interesse per il grande pubblico.

Foto di Jeyaratnam Caniceus da Pixabay

L’immagine della presidente della Commissione Europea in piedi, di spalle, irrigidita nella sua elegante giacca rossa, come impietrita per lo stupore ed il legittimo disappunto nel contemplare gli altri due partecipanti tranquillamente seduti nelle uniche poltrone presenti nel salone ha suscitato notevole impressione, dando vita a tutta una serie di interpretazioni della vicenda.

Come spesso accade, quando si verifica qualcosa “che fa notizia” ed al nobile fine di “fare chiarezza”, vengono dai media immediatamente richiesti pareri a destra ed a manca, privilegiando la notorietà dell’intervistato rispetto alla competenza dell’esperto sconosciuto, con il brillante risultato di confondere alquanto le idee.

Quello che si è letto, scritto e sentito negli ultimi giorni per bocca dei molti (troppi) interpellati e di liberi (troppo liberi) pensatori è roba che un tempo avremmo definito da “Bar dello Sport”. Qualche esempio: «il presidente del Consiglio UE è stato maleducato perché doveva alzarsi e lasciare la poltrona alla presidente donna» (confondendo il salone dell’incontro con un autobus nelle ore di punta…); «Il presidente del Consiglio UE deve dimettersi» (esagerati!); «il presidente turco non ha voluto accanto a sé una presidente donna» (in realtà Erdogan ha ricevuto tranquillamente in passato molte donne con alti incarichi istituzionali) ;  «la presidente della Commissione doveva subito lasciare l’incontro» (questo evidentemente per “migliorare” i rapporti dell’Europa con la Turchia, ultimamente non proprio idilliaci…) e via cantando…

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Sarà molto difficile secondo me conoscere un giorno come sono andate realmente le cose. E soprattutto risulterà impossibile provare al di là di ogni ragionevole dubbio che la scomparsa della terza poltrona sia stata una trappola sistemata ad arte da uno dei due partecipanti al vertice per umiliare la presidente con la quale esistono di sicuro forti divergenze su molti temi.

Da ex “addetto ai lavori” debbo tuttavia far notare che liquidare l’accaduto come semplice conseguenza di cialtroneria “Texas size” dei vari uffici del cerimoniale che hanno preparato l’evento…mi riesce assai difficile!

Nel nostro lavoro infatti si dà grande importanza a due elementi essenziali: il “percepito” ed il “precedente”. Mi spiego meglio: chi cura il protocollo di eventi di alto livello (e viene pagato per questo) deve verificare sempre ed in anticipo che il suo “principale” riceva il trattamento formale che gli spetta in ragione del suo incarico e che il potere ed il valore della sua funzione vengano chiaramente “percepiti”, cioè resi leggibili agli osservatori anche attraverso un adeguato posizionamento nel corso di una importante cerimonia. Partecipare ad un summit a tre sprofondati da soli al centro di un enorme ed orribile divano mentre gli altri due partecipanti sono accomodati al centro del salone uno accanto all’altro su poltrone con braccioli con dietro le relative bandiere…credo possa far venire l’orticaria a chiunque!

È vero che nel regolamento dell’ordine delle precedenze della UE il presidente del Consiglio è collocato subito prima del presidente della Commissione, come conseguenza dell’inserimento, con il Trattato di Lisbona, del Consiglio europeo tra le istituzioni. Ed è anche vero che sono miseramente naufragati i ripetuti tentativi, dettati dal buon senso, di unificare le due funzioni di presidente del Consiglio e della Commissione in un unico titolare. Ma il problema di questa “presidenza bicefala” sembrava essersi da tempo risolto con l’attribuzione di fatto alle due figure di una pari dignità di carattere politico in occasione di importanti incontri internazionali.

Foto di David Peterson da Pixabay

E qui si inserisce l’altro elemento significativo per chi si occupa di Cerimoniale: “Il precedente”, che viene utilizzato come guida per regolare i rapporti tra le varie autorità coinvolte in eventi internazionali. Bene: in occasione di un analogo incontro a tre nel 2015 a margine del G20 di Antalya, presieduto dalla Turchia, il salone era stato organizzato esattamente come avrebbe dovuto essere quello dello sciagurato colloquio del “Sofàgate”: tre poltrone uguali con braccioli, con al centro il presidente Erdogan, alla sua destra il presidente del Consiglio UE Donald Tusk ed a sinistra il presidente della Commissione Jean-Claude Junker.

A questo punto viene legittimamente da pensare che a gestire per l’Unione Europea il programma dell’incontro, concordato a detta delle autorità turche in ogni sua parte tra le due delegazioni diplomatiche, sia stato incautamente delegato un absolute beginner: invece…sorpresa! Sembra -e secondo me non potrebbe essere diversamente data la delicatezza del summit- che l’impegno sia stato curato dall’ambasciatore Nikolaus Meyer-Landrut, (tedesco come la maltrattata Ursula von der Leyen…!) capo della rappresentanza della UE in Turchia, che tutto può essere definito meno che un novellino, avendo ricoperto in passato incarichi di peso, come ad esempio quello di consigliere per le politiche europee del premier Angela Merkel ed ambasciatore tedesco in Francia.

Per concludere vorrei spiegare perché ho utilizzato all’inizio una parte del titolo del romanzo di Carlo Emilio Gadda con protagonista un investigatore, il commissario Ingravallo. Come ricorderete, l’autore aveva previsto un secondo volume contenente la soluzione del giallo che però non portò mai a termine. E così i lettori dovettero immaginare da soli la fine della storia… Un po’ come Voi che avete avuto la bontà di seguirmi fin qui!

Foto di apertura  di Gerd Altmann da Pixabay