“Il miliardario che non riesce a depositare una cauzione” è l’ironico titolo / commento che la Cnn dedica alla notizia che Donald Trump non riesce a trovare una compagnia d’assicurazioni che gli garantisca la cauzione da 464 milioni di dollari fissata dalla sentenza della causa civile a New York sui beni gonfiati della Trump Organization, l’holding di famiglia.

La notizia irrompe nella campagna elettorale per Usa 2024 nel ‘mini Super Martedì’ delle primarie in cinque Stati, Arizona, Florida, Illinois, Kansas e Ohio: un appuntamento che ha perso importanza perché Joe Biden e Donald Trump hanno entrambi già raggiunto, la scorsa settimana, il numero di delegati necessario a garantirsi la nomination alle convention dei partiti in estate.

Usa 2024: Trump in panne finanziaria e altri sviluppi legali

Gli avvocati del magnate si sono rivolti ad una corte d’appello di New York, chiedendo un rinvio dei termini, che scadono a fine mese. I legali hanno riferito che sono stati finora contattate 30 compagne d’assicurazioni per coprire la somma, senza un risultato positivo, e che le difficoltà appaiono “insormontabili”. In caso di mancato rispetto dei termini fissati, il magnate potrebbe dovere vendere alcuni suoi beni o lo Stato potrebbe confiscarli.

Per i legali, “pochissime società di fideiussione prendono in considerazione una cifra del genere”. Un broker assicurativo, Gary Giuletti, che testimoniò a favore di Trump nel processo per frode, scrive, in una dichiarazione giurata, che garantire una cauzione per l’intero importo “è praticamente impossibile”. I potenziali garanti vorrebbero denaro liquido, non beni immobiliari.

La stampa Usa ipotizza che Trump si trovi di fronte a una crisi finanziaria o imprenditoriale – è stato anche interdetto dal fare affari a New York -, a meno che la corte d’appello non gli accordi una proroga dei termini. In proposito, ancora la Cnn nota che Trump s’è finora dimostrato maestro nel fare slittare i processi a suo carico. Ma, “ora che due processi civili sono alla fase della pena, si vede che, quando la legge finalmente richiede il suo prezzo, l’esperienza di pagarlo può essere dura e umiliante”.

La Cnn prosegue: “Tutta la storia intacca la mistica di un ex presidente che ha fatto il suo marchio della sua ‘arte dell’affare’. E c’è la possibilità che la crisi di liquidità possa peggiorare la sua crescente crisi finanziaria personale e della campagna”.

Invece, gli ‘affari’ del presidente Biden e della campagna democratica vanno bene: a febbraio, sono stati raccolti 53 milioni di dollari, portando a 155 milioni l’ammontare dei soldi in cassa (rispetto ai 130 milioni di gennaio). L’andamento della raccolta fondi del presidente è in contrasto con i livelli di popolarità bassi e con i sondaggi.

Dal canto suo, Trump non ha ancora fornito i dati della sua raccolta fondi in febbraio. Elon Musk, miliardario proprietario di Tesla e di X, in un’intervista a Fox News ha confermato d’avere incontrato l’ex presidente in Florida, “a casa d’un amico”, ma ha negato che il magnate gli abbia chiesto aiuto finanziario e ha smentito di essersi impegnato a pagargli le spese legali.

Nel frattempo, il giudice del processo di New York sui pagamenti in nero per comprare il silenzio d’una pornostar e d’una ‘coniglietta’, Juan Merchan, ha respinto il tentativo del magnate di bloccare la testimonianza del suo ex avvocato e faccendiere Michael Cohen e della stessa diva porno Stephanie Clifford, alias Stormy Daniels.

Nella sentenza, il giudice Merchan ha scritto di “non essere a conoscenza di alcuna motivazione logica per la quale un testimone dell’accusa dovrebbe essere tenuto lontano dalla sbarra perché la sua credibilità è stata messa in discussione”. Trump sostiene che Cohen e la pornostar sono “bugiardi ed opportunisti”: attacchi che evidentemente per il giudice non hanno un peso legale.

Su un altro dei tanti fronti giudiziari aperti sui tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020, una dei legali di Trump in Michigan, Stefanie Lambert, è stata arrestata dall’Fbi per avere diffuso informazioni confidenziali sulla Dominion Voting Systems, l’azienda oggetto di teorie cospirative dopo la sconfitta del magnate alle urne.

Usa 2024: primarie, Biden e Trump fanno appelli al voto, polemiche sul bagno di sangue

Il presidente Biden e l’ex presidente Trump hanno fatto, nel fine settimana e pure ieri, i loro ultimi appelli al voto prima delle primarie di oggi. Fa discutere l’avvertimento del magnate fatto in Ohio che, se non sarà eletto, ci sarà “un bagno di sangue”: Trump dice che la frase si riferiva all’industria dell’auto, alla quale promette “dazi del 100% sulle auto prodotte fuori dagli Stati Uniti”, sostenendo che l’industria manifatturiera statunitense merita protezione.

“Le Fake News hanno creato un grande caso sull’espressione ‘bagno di sangue’, sapendo che parlavo della contrazione del settore della produzione automobilistica”, scrive sul suo social Truth.

Per la Casa Bianca, Trump “vuole un altro 6 gennaio ma gli americani a novembre gli infliggeranno un’altra sconfitta e continueranno a respingere il suo estremismo, la sua fascinazione per la violenza e la sua sete di vendetta”. Musk, invece, gli viene in soccorso: posta un video di un minuto e mezzo che, a suo dire, contestualizza il discorso del magnate e afferma che “i media tradizionali mentono” sull’espressione “bagno di sangue”, estrapolata dal contesto e riferita all’industria automobilistica.

Altre sortite di Trump su Truth, però, hanno contorni violenti. “Il nostro Paese, un tempo grande, sta andando in malora. Siamo una nazione in declino! Vota Trump, cosa diavolo hai da perdere?”; e ancora “State meglio rispetto a quattro anni fa?”; e, infine, “Liz Cheney e gli altri componenti della commissione d’inchiesta sul 6 gennaio dovrebbero andare in carcere”, con allegato un articolo di un media di destra secondo il quale la commissione “nascose prove cruciali”.

Foto di apertura: “Trump Tower” di Brad_T licenza CC BY 2.0.