Che l’ “uso” dei mezzi di comunicazione in generale e della televisione in particolare, abbia, da tempo, ceduto il posto all’ “abuso” è cosa alla quale ci siamo abituati e bene ha fatto l’”Osservatore Romano”, nella sua nota del 2 febbraio, a fare largo uso di ironia e a non cadere nella provocazione, tuttavia, ritengo che alcune ulteriori riflessioni debbano essere effettuate in merito allo spettacolo offerto da un cantante (il cui nome non merita ulteriore pubblicità) nella prima serata del Festival della canzone italiana.

Achille Lauro – Foto di Pietro Luca Cassarino (CC BY-SA 4.0)

Senza voler far ricorso alla restaurazione della censura credo che ognuno di noi debba recuperare quella sua autonomia, che deriva non dal buonsenso (merce rara ai nostri giorni), ma dal fatto che se voglio il rispetto dei miei diritti e delle mie idee debbo evitare di ledere la suscettibilità altrui, soprattutto in merito alle questioni di fede.

Il mondo dei social e delle telecomunicazioni non può essere lasciato in balia di se stesso senza regole che tutelino i diritti di tutti, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione ed il produttore dello spettacolo deve intervenire, anche in modo determinato, per poter garantire la tutela di ogni espressione di pensiero (se di esso si tratta?) nel rispetto, già ben chiaro ai giuristi latini, del neminem laedere.

Altre violazioni della umana suscettibilità avrebbero scatenato risentite proteste, mentre il diritto dei cattolici a veder rispettati i simboli essenziali della loro fede (quali sono i sacramenti) sembra essere divenuto un diritto di serie inferiore che non merita neppure una ferma presa di distanza ad opera della RAI, a voler tacere di sanzioni disciplinari (quali la esclusione della gara) che, in passato, sono state prese per molto meno.

La dignità dei diritti (tutti) non può essere svenduta sull’altare di un politicamente corretto, orientato dal relativismo, perché senza il rispetto di esso, lo scivolare nell’anarchia del tutto è premesso, privo di regole, può produrre il disgregarsi della stessa società democratica e dei suoi valori.