Attese, attese e ancora attese. Pazienti fa rima anche con malati. Paziente è una parola con diversi significati. Secondo il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli è una «persona disposta a moderazione, tolleranza o rassegnata sopportazione». Oppure paziente, per estensione, indica anche una «persona affetta da una malattia, in quanto affidata alle cure di un medico o di un chirurgo».

Malati, Medici con la tuta protettiva anti Covid

Medici con la tuta protettiva anti Covid

In Italia i malati devono essere pazienti, molto pazienti. Già prima del Coronavirus i malati non gravi dovevano aspettare anche mesi per effettuare una visita specialistica, una Tac, una operazione. Alcune volte la lista di attesa per una operazione chirurgica di lieve entità in un ospedale pubblico arrivava ad alcuni anni! Così chi poteva, metteva mano al portafoglio e andava in una clinica privata. Adesso, con la tragedia della pandemia, i ritardi sono diventati disastrosi: gli stessi pazienti, con patologie non urgenti, si tengono alla larga dagli ospedali per la paura di una infezione da Covid-19.

In un anno il virus ha prodotto una ecatombe in Italia: oltre 95.000 morti (più di 320 i medici deceduti), quasi 2.800.000 “positivi”, migliaia di aziende cancellate (soprattutto nel turismo e nel commercio) e una valanga di disoccupati.

La sanità pubblica italiana ha barcollato sotto l’urto. Dopo decenni di tagli agli organici, agli ospedali, agli investimenti è stata sommersa dai contagi. La “fragilità” maggiore, come dicono gli esperti, è giunta dalla sanità pubblica territoriale. I medici di famiglia sono stati lasciati praticamente da soli con nuovi gravosi compiti aggiunti alla normale amministrazione. Con mezzi largamente inadeguati sono stati chiamati a fronteggiare sul territorio anche l’emergenza Covid, hanno lavorato con abnegazione pagando anche un altissimo prezzo in vite umane. Senza adeguati “filtri” anche i semplici “positivi” sono andati ad affollare i pronto soccorso e gli ospedali già intasati mandando in tilt molte strutture. In qualche caso hanno sottratto spazio ai malati gravi e il Covid ha fatto una strage nei reparti di terapia intensiva. Ma una strage è avvenuta anche nelle case per i decessi di malati lievi diventati gravi.

Il governo Conte due ha tentato di parare il colpo cercando di potenziare la sanità territoriale. A marzo ha varato le Usca, ovvero le Unità speciali di continuità assistenziali. Le Usca, in stretto contatto con i medici di famiglia, hanno il compito di curare a casa i “positivi” e i malati lievi ma non sempre hanno funzionato e funzionano a dovere soprattutto nel Mezzogiorno. Stesso discorso vale per le Case della salute (soprattutto per gli interventi tramite la telemedicina) e per l’Infermiere di famiglia.

Malati, Una vaccinazione anti Covid

Una vaccinazione anti Covid

Le carenze della sanità pubblica territoriale, il primo baluardo alla salvaguardia della salute, sono gravi. C’è tanto da fare per migliorare la situazione. Occorrono incisive riforme con grandi investimenti in organici, strutture e macchinari. Una soluzione ad impatto immediato può essere il varo di una Guardia medica presso le farmacie, le prime strutture sanitarie vicine ai cittadini. Un dottore del Servizio sanitario nazionale (perché no un medico di famiglia?) potrebbe prestare servizio presso le farmacie per consultazioni e visite. In via sperimentale si potrebbe cominciare con le farmacie comunali.

Potrebbe essere una soluzione, anzi un successo. Basta guardare ai gazebo installati negli ultimi mesi accanto alle farmacie per effettuare i tamponi sul Coronavirus. La rete ramificata dei gazebo sorta nelle città accanto alle farmacie ha azzerato le lunghissime file di sospetti “positivi” ai drive in, code umilianti e pericolose per il rischio di innescare nuovi contagi. Forse è un caso ma quella proposta è stata lanciata lo scorso ottobre da “TUTTI europa ventitrenta” in una conferenza all’università di Padova nell’ambito del Festival sullo sviluppo sostenibile.

Malati, Mario Draghi parla al Quirinale

Mario Draghi parla al Quirinale

Potrebbe essere un primo passo verso una sanità territoriale efficace. Si parla di una riforma: affidare allo Stato la sanità territoriale e alle Regioni gli ospedali. È meglio muoversi subito in attesa della riforma della sanità pubblica, frammentata tra competenze statali e regionali molte volte in conflitto tra loro.

Mario Draghi ha indicato come una assoluta priorità l’emergenza sanità. In particolare occorre «ridisegnare la sanità territoriale». L’obiettivo del presidente del Consiglio è di «vincere la pandemia» tramite una veloce vaccinazione di massa: «Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private». Solo così si potrà realizzare la ripresa economica, «si potrà tornare a lavorare» e «a spendere».

Senza la soluzione della catastrofe Covid le emergenze lavoro, ambiente, nuove tecnologie digitali resteranno relegate nel libro dei sogni anche perché adesso c’è da fare i conti con le temibili “varianti” del virus (in testa quella inglese). La malmessa sanità pubblica reclama grandi riforme, sarà il primo banco di prova del nuovo governo di grande coalizione, une inedita alleanza tra riformisti e populisti.