Nel silenzio generale dei grandi partiti e della stampa mainstream, mercoledì prossimo andrà al voto un emendamento proposto da Fratelli d’Italia (FdI) per rimuovere l’esenzione dalla raccolta firme ai partiti europei e a quelli privi di gruppo parlamentare nelle prossime elezioni europee a Giugno.

Questa modifica – che rende le elezioni europee paradossalmente meno europee –  viene inserita quasi in sordina nel “decreto elezioni” e segna un momento cruciale per la democrazia italiana che rischia di consolidare un paesaggio politico caratterizzato da ostacoli significativi per un vero rinnovamento.

Il nostro sistema non prevede infatti finanziamenti pubblici ai partiti, una misura che era stata approvata al grido populista di è tutto un magna magna, ma che di fatto ha semplicemente significato tagliare le gambe a iniziative che non abbiano grandi finanziatori (e interessi) alle spalle.

Questa manovra potrebbe limitare ulteriormente la diversità e il rinnovamento nell’arena politica, consolidando il potere dei partiti maggiori non perché in grado di rappresentare il Paese, ma perché sono l’unica opzione. In effetti questo meccanismo è già in atto, con un livello di astensione durante le ultime elezioni politiche che ha raggiunto i 17 milioni di cittadini e cittadine.

Il grimaldello usato dal partito di governo – come da altri nel corso degli anni a prescindere dal loro colore politico – è che i partiti piccoli sono causa dell’instabilità dei governi. Ma l’emendamento non tocca i partiti piccoli, bensì quelli nuovi, cioè quelle forze che potrebbero emergere e fornire una nuova alternativa politica a italiani e italiane.

È cruciale interrogarsi sul tipo di democrazia che vogliamo per il nostro futuro e su come gestirla: questo emendamento non solo continua a proteggere l’oligarchia politica esistente, ma simboleggia perfettamente la mancanza di rispetto istituzionale visto che verrebbe approvato in un momento in cui – per una raccolta firme già di suo titanica – rimarrebbero 2 mesi anziché i canonici 6.

Se vogliamo davvero costruire un Paese in cui il talento può emergere, il nuovo può affermarsi, e la voce delle persone viene davvero ascoltata, è essenziale riconsiderare tali limitazioni e promuovere un ambiente politico più inclusivo e vivace, magari mutuando buoni esempi da altri Paesi Europei.

Foto di apertura di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica