Ancora una volta una sportiva ha rischiato di pagare il desiderio di diventare mamma. Lara Lugli, 39 anni, pallavolista ingaggiata dal volley Pordenone, era accusata di violazione del contratto perché al momento della firma non aveva evidenziato la propria intenzione di avere figli. La vicenda ha scosso il mondo dello sport e suscitato proteste di tante donne e così la società friulana ha ritirato la citazione. Lara da sola ha ottenuto un grande risultato: ora il mondo dello sport non può più fingere di non sapere.

 

“Piccolo mio quando ho saputo di te il cuore ha fatto un balzo…. non ti avevo previsto! Ero così sicura di me che lo avevo anche sottoscritto, in quella specie di contratto (direi più un accordo) che mi avevano fatto firmare: “NON HO INTENZIONE DI AVERE FIGLI”.

“A 38 anni sei nel pieno della vita. Ti sembra che tutto ciò che desideri sia lì, pronto per essere tuo. Ti senti bene, sei forte ti senti invincibile ma dentro di te devi anche fare i conti con l’orologio biologico che va avanti e lavora zitto zitto nell’inconscio.  Così, anche se l’intenzione non c’era, quando sei arrivato tu, ho deciso: Tu resti con me e io avrò un figlio. E l’ho detto. Sì, glielo ho proprio detto perché chi se ne importa del contratto! C’eri tu e questo mi bastava. Sapevo che non sarebbe stato facile. Dovevo imparare tante cose grandi e piccole.

“Come si fa la mamma? Come si maneggiano i figli? E proprio mentre facevo i conti sulle spese future mi sono detta: ma a febbraio ho lavorato, mi sono allenata, ho giocato, perché non me lo hanno pagato? Riprendo in mano quel contratto/accordo e per la prima volta lo leggo con attenzione. Dice che sono tenuta ad astenermi da comportamenti che in qualsiasi modo possano essere in contrasto con gli impegni assunti. Quindi, traduco, niente più serate romantiche, niente coccole, niente amore…insomma una monaca laica. Perché le precauzioni le

prendi, ma è come con i vaccini, il 100 per cento di certezza non la hai mai.

“Pensa Piccolo mio, appena da un’idea ti sei trasformato in realtà, hai determinato un calo di risultati nel team, il ritiro degli sponsor, un danno economico alla squadra……Insomma un tornado, secondo loro, che mi hanno definita una che viola la buona fede contrattuale. E per cosa? per 1000 (dico MILLE) euro! Quando tutto è successo ero sola e lo sono anche adesso sola nella bufera, ma almeno ora di questa vicenda  ne parlano.

“Del fatto che noi donne dello sport non possiamo essere professioniste, che non abbiamo un vero contratto, che per lavorare dobbiamo negarci la maternità. Ma come! Ogni tre per due su giornali e tv incolpano le donne di non fare più figli, che l’Italia è un paese di vecchi, che ci daranno aiuti economici e strutture per crescervi e poi quando, programmati o per sbaglio, vi presentate, non solo non fanno una festa- sarebbe troppo chiederlo mi rendo conto – ma ti dicono che hai violato il contratto e devi pagare…. Un giudice tra pochi giorni deciderà. Troppo tardi purtroppo per noi due Piccolo mio. Siamo stati insieme un solo mese ma con te ho capito tante cose. E soprattutto che bisogna dirle, queste cose, perché non accadano di nuovo”.