Questo piccolo scritto di Iryna Medved è una provocazione, un modo diverso per farci comprendere quello che sta subendo il popolo ucraino. Mostra la differenza tra l’ironia, che è un sorriso sui problemi umani, dal sarcasmo – lo spirito della carne – che comporta invece sofferenze e dolore. Il disegno di sua figlia completa questa feroce metafora.

Foto libera da Pixabay

 Lei è distesa sul pavimento, in una stanza fredda e buia, sanguinante per le infinite torture e gli stupri subiti. La sua mano sinistra è incatenata a una lunga catena arrugginita, che passa attraverso un buco nel muro dell’appartamento del suo vicino, il suo stupratore.

La catena viene costantemente tirata dall’altra parte, provocandole ogni volta un tremendo dolore alle sue dita, che sono diventate blu e rigide…

Dalla finestra aperta si sentono voci familiari. Discutono della sua salvezza.

-Beh… la sua mano dovrebbe essere tagliata. In ogni caso, non potrà più usare le dita …

Bisogna riparare il muro? No, meglio lasciare l’intera stanza a questo pazzoide. Chiuderemo la porta a chiave. Gli intimeremo di non forzare mai più la serratura e di lasciarla stare.

– E se non lo fa?

– Ci assicureremo che lei non possa entrare nel nostro Club e che non abbia più armi.

– Questo dovrebbe impedire a quel bastardo di torturarla di nuovo?

– Dovrebbe almeno impedirci di correre rischi maggiori. È molto pericoloso.

– Però l’ultima volta l’ha quasi pugnalato, ricordi? E questo solo con il nostro coltellino tascabile. Non c’è invece la possibilità di finirlo?

Disegno di Maya, figlia dell’autrice

– … potrebbe spararci con il suo N-blaster?

– … e se irrompe in un’altra stanza? Lei rimane ancora la sua vicina…, la serratura non è sicura, non ci sono sbarre alle finestre…

– Le sbarre alle finestre sono solo per i membri del club (!)

– giusto!…

– E se va a massacrare gli altri vicini?

– Dannazione! Che cosa vuoi da me? Non capisci? Non lo dobbiamo provocare!

– Se la memoria non mi inganna però, anche lei aveva un N-blaster, vero? Era piuttosto grande… quando aveva lasciato l’appartamento sovietico dove vivevano insieme allora.

– Sì, ce l’aveva quell’arma letale. Nel 1994 lo Zio Sam la convinse a rinunciare al blaster… e a restituirlo al vicino di casa.

– E in cambio le fu promessa protezione, non è vero? Insieme al Big Ben le rilasciarono anche una ricevuta…

– Sì

– E……?

– Ma chi poteva immaginare che proprio questo vicino le sarebbe entrato in casa?!

– Se lei non si fosse disarmata, lui non l’avrebbe aggredita. E la difesa sembrava garantita!  –  c’era anche una ricevuta scritta!!

– Quindi è stata solo truffata?

– Oh, ma dai! Non lo capisci? È una specie di “toccata e fuga”, sapete… Tutti hanno paura del suo N-blaster. Non dovremmo provocarlo.

– Bene. E se lo assecondiamo in tutto, facciamo quello che vuole, non lo “provochiamo”, siamo sicuri che non sparerà con la sua N-blaster?

– Nessuno lo sa con certezza.

-……………?

– I rischi devono essere ridotti al minimo.

Ascoltando la loro conversazione, lui pensò:

“Dio!…Ti prego, dai loro la sanità mentale!…non lasciare che la paura li accechi…

Non si possono ridurre al minimo i rischi con demoni come lui.

Mostro morto o mostro in gabbia: questi sono rischi minimi! Tutto il resto sono sempre e solo rischi…”.

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Cast:

Lei – Ucraina

Il vicino stupratore – la Russia di Putin

Altri vicini – altri Paesi dell’ex URSS e del campo sociale

Zio Sam – USA

Big Ben – Regno Unito

Voci familiari fuori dalla finestra – i Paesi dell’Europa occidentale

Club – NATO

Le dita rigide e blu della mano sinistra – la gente del Donbass occupato

Una stanza con un buco nel muro – territorio ucraino occupato dalla Russia

Appartamento comunale sovietico – URSS

N-blaster – arma nucleare

Ricevuta scritta – Memorandum di Budapest

Foto di apertura libera da Pixabay