Ci sono molti cibi in carcere che i famigliari non possono portare alle persone recluse, il più classico è il ciambellone, anche se tagliato a fettine non può entrare, in alcune case di reclusione lo fanno passare. La prima volta che vidi fare il ciambellone rimasi stupito dalla tecnica sopraffina per la preparazione, ma soprattutto per la cottura, visto che nelle stanze detentive non esiste il forno, vidi la costruzione del forno in pochi secondi.

Provo a descriverlo. Prima di tutto servono gli ingredienti: Farina, lievito, uova, burro, zucchero, scorza di limone e latte.
Sono tutti prodotti che si possono acquistare tramite la ditta che vende il sopravvitto, oppure andando di cella in cella e rimediare gli ingredienti. Cosa molto frequente. In una ciotola rigorosamente di plastica si mettono le uova e lo zucchero e si mescola a lungo con la cucchiarella di legno, quando lo zucchero si sarà sciolto si aggiunge la farina e il lievito alternati al latte in modo che si mantenga ben morbido.
Si unisce la scorza di limone grattugiato con la famosa scatoletta di tonno bucherellata e si mescola bene fino a che non avrai ottenuto un composto morbido e omogeneo. Imburrare e infarinare lo stampo per la cottura e versarci dentro il composto. Si capisce perfettamente che le quantità sono fatte ad occhio.

Poi bisogna preparare il forno, si prende lo sgabello dove ci si siede, si capovolge e all’interno viene messo il fornello con la bombola piena di gas, altrimenti il ciambellone non cresce se bisogna cambiare la bombola. Mettere sul fornello lo stampo con in contenuto, coprirlo con la coperta del carcere, e cuocere per 45 minuti, alla fine si farà la prova dello stecchino, per assicurare che sia ben cotto.
In carcere per comodità si usa lo spaghetto crudo. Una volta cotto si mangerà il ciambellone più buono del mondo condividendolo con i propri compagni.

 

Foto di apertura di  Foto di Leopictures da Pixabay