Nell’attimo che separa ogni anno dal successivo viene spontaneo raccordare i bilanci in via di chiusura con i programmi, sia avviati sia embrionali.

A maggior ragione invita a riflettere l’archiviazione del 2020 che, ai più fortunati, lascerà in ricordo solo lockdown e zone a colori causa pandemia e che concorre a traghettare il mondo attraverso un decennio già reso simbolico, nonché impegnativo, dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: le sfide abbondano, così come non mancano le opportunità, in uno scenario condizionato alle poche risorse che residuano, sepolte da una montagna di debiti, per non dire di quelle ulteriori, pure scarse, che possono essere realisticamente contabilizzate nei preventivi; a parte ogni riferimento al vil denaro, nel coniugare vecchio e nuovo affiorano pensieri che forse vale la pena di condividere, nella speranza – o nell’illusione? – di apportare un sia pur modesto contributo all’esito favorevole dell’orientarsi di giorno in giorno tra punti di forza e di debolezza.

Un salto indietro nel tempo induce a privilegiare una narrazione schematizzata, che si dipana ricorrendo all’alfabeto e scegliendo una voce per ogni lettera, e che presuppone alcuni avvisi ai naviganti: in primo luogo,l’intenzione di assicurare parità di trattamento ai vocaboli oggetto di attenzione non impedisce di ipotizzare che talora gli abbinamenti aiutino ad argomentare; d’altro canto, per deformazione mentale, se non professionale, si può essere tentati di conferire priorità a quel che alberga nell’area della finanza, comunque imprescindibile per l’altra metà del cielo, ossia per la sfera reale dell’economia; infine, nel villaggio globale non sembri fuori luogo lasciarsi guidare dalla bussola finanziaria, che si esprime in inglese, pur dovendosi riconoscere la connotazione glocal di questa lingua in virtù delle sue svariate declinazioni su base geografica, e che fa indugiare su 26 – anziché 21 – lettere.

Eccole a seguire, contrassegnate da parole-chiave e qualche nota a margine, senza nessuna pretesa, né di completezza né di verità rivelata:

 

AI (artificial intelligence):

si va affermando come irrinunciabile fattore di produzione ma bisogna confidare nel suo utilizzo improntato a etica, affinché possa configurarsi sempre un alleato del consumatore – e mai un suo avversario– anche nel processo di negoziazione di servizi bancari e finanziari.

Blended finance:

la “finanza mista”, quale combinazione di finanziamenti allo sviluppo e fondi filantropici, si descriveva come una soluzione strategica prima dell’emergere del coronavirus ancora in circolazione; adesso questa è la via obbligata per colmare il divario fra gli investimenti necessari e quelli disponibili e cercare di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità adottati dall’ONU nel 2015.

Clean energy:

di certo tiene banco la formulazione sintetica dell’obiettivo 7 dell’Agenda 2030, nel quale figura anche il termine affordable riferito ad energy, e – per amor di cronaca – deve ammettersi che nell’ultimo lustro un po’ di passi avanti sono stati compiuti, almeno sulla carta; fa testo – fra l’altro – il pacchetto legislativo noto come Winter Package (o Clean Energy Package) che è stato formalizzato dalle istituzioni europee nel periodo 2018-2019 e che ha disegnato il quadro regolamentare di governance funzionale al raggiungimento dei nuovi obiettivi europei al 2030 in materia di energia e clima, nonché al percorso didecarbonizzazione entro il 2050.

Decent work:

nell’evocare, in forma sia pur parziale, l’obiettivo 8 dell’Agenda di sviluppo sostenibile, si è portati a commentare – forse ingenuamente? – che il perseguimento di condizioni di “lavoro dignitoso” su base generalizzata dovrebbe essere scontato in una Repubblica fondata sul lavoro, non da oggi. Eppure…

Euro:

c’è da chiedersi che cosa sarebbe stato dell’Italia se si fosse rimasti con la – o tornati alla – lira. É vero che la storia non si fa con i se, ma una pausa per meditare, senza pregiudizi e tesi precostituite, potrebbe servire a qualche nostalgico per cambiare idea.

Financial education:

in queste poche sillabe è racchiuso l’investimento più produttivo, a patto che non ci si lasci sfuggire il rendimento atteso, magari per scarsa propensione – o incapacità? – a controbilanciare l’emigrazione (del risparmio, dei cervelli, dei pensionati e non solo).

Growth:

se nel 2010 la Commissione Europea proponeva – con Europe 2020 –una strategia basata su una visione di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, all’alba del 2021 ci si accontenterebbe di crescita sic et simpliciter, di per sé un miraggio alla luce dell’economia di povertà che accomuna Paesi industrializzati e in via di sviluppo e che nessuno potrebbe voler fondatamente lasciare in eredità ai propri figli e, in senso lato, alle future generazioni.

HESI (Higher Education Sustainability Initiative):

su questo progetto gioverebbe investire più energie e risorse, ad averne, per divulgare i concetti dello sviluppo sostenibile, incoraggiare la ricerca al riguardo, ridurre gli impatti inquinanti delle strutture in uso e fornire supporto a più ampio raggio agli sforzi delle comunità per la sostenibilità.

Inclusive finance:

nel libro dei sogni, famiglie e imprese (soprattutto di dimensioni modeste) fruiscono di pieno e consapevole accesso a prodotti finanziari appropriati e convenienti, che sono offerti in modo responsabile e sostenibile e che soddisfano le esigenze individuali di carattere transattivo oppure legate all’accesso al credito o all’investimento del risparmio o, ancora, all’acquisizione di coperture assicurative, per fare una manciata d’esempi. La realtà è ben diversa.

Joint efforts:

“l’unione fa la forza” ci siamo sentiti raccomandare sin da piccoli e tanto emerge anche dalla formulazione dell’obiettivo 17 dell’Agenda 2030; vi si sancisce il rinnovato impegno per la partnership globale che è finalizzata al raggiungimento degli altri obiettivi di sviluppo sostenibile e che – già contemplata dall’Addis Ababa Action Agenda – evidentemente va almeno rivitalizzata.

Kindness of strangers:

la gentilezza degli sconosciuti si è rivelata non solo preziosa, bensì insostituibile come ingrediente di vita quotidiana per molti, se non per tutti, da quando è affiorato il virus che ancora ci affligge.

Lifelong learning:

bastano queste due parole per tradurre – in ossequio a principi di inclusione di portata universale – detti popolari, fra i quali “non si smette mai d’imparare” e “gli esami non finiscono mai”, e ai quali andrebbe riservata una più vasta trasposizione dalla teoria alla prassi, in primis nel promuovere e coltivare l’alfabetizzazione finanziaria.

Money:

dagli spiccioli inseriti nel salvadanaio da bambini alle criptovalute d’oggi c’è di mezzo il mare o – se si perdona un peccato di autoreferenzialità – una vita quasi intera; viene da interrogarsi in merito a che cos’altro attendersi prima che il quasi debba essere cancellato.

No poverty:

porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo è quanto ci si è prefissi nel formalizzare il primo obiettivo dell’Agenda 2030 e, non a caso, proprio in questo ambito si deve affrontare il compito più laborioso sulla strada della sostenibilità.

Overindebtedness:

se risale al 2012 l’introduzione nel nostro ordinamento di una procedura di esdebitazione, destinata a fornire supporto a soggetti sovraindebitati, la vulnerabilità che li caratterizza è ancora troppo diffusa, con divari da colmare allarmanti; nemmeno invoglia all’ottimismo il quadro postpandemico che si va delineando e che rischia di assumere tinte ancor più fosche con l’aggiornamento dei dati all’ultimo trimestre del 2020.

Pink tax:

essere donna costa di più, anche quando bisogna acquistare prodotti bancari e in genere finanziari, come si evince da varie rilevazioni statistiche; si sarebbe portati a malignare, insinuando che si sia provveduto ad addomesticarle, ma l’evidenza empirica è lampante, oltre che unidirezionale.

Quality education:

bastano queste poche lettere per rendere giustizia all’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 e per gettar luce su un traguardo davvero ambizioso; è quanto si è dovuto constatare – con rammarico, a voler essere indulgenti – in tempi pandemici, caratterizzati da didattica a distanza e, nella migliore delle ipotesi, da didattica digitale integrata.

Responsible consumption and production:

nel valorizzare l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030, che congloba produzione e consumo tramite il richiamo alla responsabilità, pare d’obbligo dare un’occhiata costruttiva e benevola al settore del turismo. Dagli anni ‘80 ci si era adoperati per renderlo ancor più attraente se responsabile, con riguardo al luogo di destinazione e alla sua comunità, e ora ci si ritrova alle prese con danni ingenti che vanno ascritti all’attuale emergenza sanitaria e che, a conti fatti, risulteranno presumibilmente superiori a quelli registrati in ogni altro comparto economico.

Sustainable finance:

non fa più notizia l’orientamento a dedicarsi opportunamente a considerazioni ambientali, sociali e di governance; invece si procede a rilento nell’applicare il concetto di sviluppo sostenibile all’attività finanziaria, per indirizzare i capitali verso iniziative che non solo generino un plusvalore economico ma – al contempo – siano destinati a rivelarsi proficui per la società e non si realizzino a detrimento del sistema ambientale.

Think (and do) thank:

le alterne fortune di qualche recente comitato scientifico, task force e commissione consultiva inducono a premunirsi contro repentine cadute dalle stelle alle stalle saldando pensiero e azione, fra l’altro per supportare la ricerca di nuove soluzioni creative a problemi legati al perseguimento dello sviluppo sostenibile.

Un(der)banked households:

sono rilevate in numero impressionante le famiglie che fanno a meno dei circuiti finanziari formali (per scelta, ignoranza o emarginazione) oppure li sotto-utilizzano, anche nei Paesi industrializzati, in virtù di fattori che attengono sia al lato della domanda sia a quello dell’offerta; a guadagnarci sono i canali informali, dalla reputazione spesso discutibile.

Vaccine:

alla ricerca di una via d’uscita dalla pandemia, si comincia a sperare di poter tornare a una vita normale – o, meglio, di poter intraprendere la “nuova normalità” che viene prefigurata – grazie a Comirnaty (e variazioni sul tema).

Wealth management e well-being:

questa lettera “doppia” autorizza al bis per le parole selezionate e relative note a margine, con le quali si vogliono accendere i riflettori sul ruolo della gestione della ricchezza e su quello –intimamente collegato – del benessere (anche finanziario), a livello individuale e collettivo, lungo l’intero ciclo di vita e, dunque, senza trascurare la pianificazione finanziaria per la terza e quarta età.

Xmas:

a quanti si adombrano per il dilagante ricorso a espressioni di origine anglosassone, fra cui l’abbreviazione – di uso anche commerciale – della parola Christmas per Natale, può far comodo per stemperare il malumore un richiamo all’etimologia, riconducibile al termine greco ΧΡΙΣΤΟΣ, ovvero Cristo.

Youth entrepreneurship:

sono diversi gli obiettivi di sviluppo sostenibile che si intercettano in questo caso e che comprendono almeno quelli distinti dai numeri 5 (in materia di parità di genere) e 10 (con l’impegno a ridurre le disuguaglianze), oltre ai già citati 1 e 8, in vista dell’auspicabile creazione di posti di lavoro, fra l’altro attraverso l’imprenditorialità giovanile orientata al sociale, con l’accento spesso posto – comprensibilmente – sulla reinterpretazione delle attività proprie dell’agricoltura.

Zero hunger:

non si tratta solo della formulazione sintetica dell’obiettivo 2 dell’Agenda 2030, bensì di un binomio che rende inconcepibili gli sprechi di cibo, frequenti e cospicui proprio nei giorni festivi a cavallo fra due anni. A questo fine – e non solo – pare utile e persino indispensabile l’impegno di TUTTI!