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Fu Carlo Azeglio Ciampi il primo e unico presidente della Repubblica a ricordarla: nel discorso di fine 2002, associò, agli auguri per il nuovo anno “alle italiane e agli italiani”, anche la moglie, la signora Franca. Fu, il suo, un tributo importante: a quando, almeno una volta in Italia, la donna, nel ruolo di presidente della Repubblica?

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Il problema “donna” merita alcune riflessioni, che sono sempre insufficienti ad affrontare il problema. Scrive Roberto Finzi, nel suo libro “Il maschio sgomento”, che lo squilibrio di genere, a vantaggio della parte maschile, ebbe inizio con la nostra antenata più famosa e più peccaminosa, la più diffamata nella storia: Eva. Una storiografia più recente ha però riletto la sua storia, attribuendole il ruolo di «primo pioniere del libero arbitrio». Pochi si soffermano sul ruolo “tentatore “ del serpente e su quello “passivo” di Adamo. Nel libro “Invisibili”, Caroline Criado-Perez sottolinea come in ogni campo, il mondo sia stato disegnato a misura di maschio. Ecco alcuni esempi, pur banali ma interessanti: le soprascarpe dei medici, l’ampiezza dello smartphone, costruiti su misure maschili; la temperatura media degli uffici tarata sul metabolismo maschile e così via.

Pochi pensano che quando una donna arriva al lavoro, ha già organizzato la vita di casa (figli, spesa, pulizie) e si presenta in ufficio attiva, propositiva, elegante e apparentemente rilassata, come se si fosse da poco alzata dal letto. La donna si fa carico di molte incombenze, ma si offre nella società sempre al suo meglio: perché? L’educazione ricevuta in famiglia, a scuola, nella società la costringono, senza che se ne accorga, a rientrare in moduli fissati, non si sa bene da chi, quando e come. Ma si sa il perché. Quello di tenere il genere femminile ad un livello sotto quello maschile e “costringere” la parte femminile ad una strenua e continua ed infinita rincorsa per farsi valere; è limitativo il discorso di alcuni che una donna, certi lavori manuali e pesanti non li può fare. Sono concetti discriminatori a cui rispondere «ma cosa vuol dire?».

Dall’Europa arrivano messaggi confortanti e mi auguro che anche l’Italia faccia propria la serietà che i vertici europei hanno riservato alla donna, mettendola ai vertici delle istituzioni. Non c’è dubbio che moltissimi passi avanti sono stati fatti: ci confortano le ultime disposizioni del Papa con il riconoscimento alle donne dei ministeri laicali, il litterato e l’accolitato anche se non ancora dell’ordinazione femminile.

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L’obiettivo 5 nell’Agenda 2030 propone il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e dell’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze. In questo particolare settore, l’Italia è piuttosto indietro rispetto agli altri paesi: secondo il Gender Social Norms Index, nessun paese al mondo ha raggiunto la parità uomo-donna. Ma rispetto al passato, oggi le donne stanno meglio di un tempo: in Italia, la situazione è comunque migliorata con la presenza di più donne negli organi decisionali. Rimane purtroppo altissimo il numero delle violenze domestiche, degli stupri e dei femminicidi: secondo gli ultimi dati in Italia, nel 2020, se ne sono contati ben 81. Ogni anno, nel mondo vengono uccise circa 87.000 donne per motivi di genere. Il 2020 è stato l’anno peggiore, causa Covid. Degli 81 omicidi, 51 sono stati commessi all’interno della coppia: il lockdown è stato una priorità nelle cause. Più al Nord che al Sud con particolare concentrazione in Lombardia e Piemonte.

C’è da chiedersi se, a fronte di un progressivo cambiamento e riposizionamento del ruolo femminile nella società, non debba subire un cambio di rotta anche quello del maschio. Va da sé che il ruolo maschile ha bisogno di aggiustamenti: mi auguro che già nelle scuole primarie, si cominci a mostrare un uomo che mostri con naturalezza i propri sentimenti, senza vergognarsi di piangere o di non sentirsi in forma o di avere le preoccupazioni familiari che spesso sono prerogative solo delle donne: in questa direzione, anche la donna deve fare la sua parte e mostrare i muscoli senza rifugiarsi dietro le spalle dell’uomo, quando le fa comodo e senza abdicare alla sua femminilità.

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Se un tempo, in ogni dove, il “gentil sesso” era relegato a ruoli marginali, predefiniti, a Padova le cose andavano diversamente. Sibilla dè Cetto fu, già nella metà del Quattrocento, una donna manager che fece costruire l’Ospedale San Francesco oggi sede del Museo di Storia della Medicina; Milla Baldo Ceolin nel 1963, fu la prima donna a conquistare la titolarità di una cattedra di fisica superiore, agli albori delle battaglie femministe contro stereotipi e subalternità.

La strada dell’eccellenza femminile è lastricata da pilastri. Tina Anselmi fu la prima donna ministro nel 1976. Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fu la prima donna laureata al mondo: era il 25 giugno 1678. Di queste donne eccellenti si conosce poco: un pregiudizio duro a morire ne ha offuscato la memoria. Nelle 264 pagine del libro appena pubblicato dalla Redazione de Il Bo Live dal titolo “Raccontami di lei. Ritratti di donne che da Padova hanno lasciato il segno” ecco comparire, spesso dalla nebbia, la storia e le imprese di 31 donne eccezionali che hanno sfidato la mentalità e i limiti del proprio tempo: si tocca con mano la risolutezza di colei che difese il suo pensiero davanti all’inquisizione o la tenacia della pensatrice che fondò un partito o l’audacia di chi combattè per la patria. Furono ieri come lo sono oggi, donne volitive, intelligenti e coraggiose, forti del proprio credo e della propria femminilità. Da oggi in avanti, continuiamo a scrivere la nostra storia.