Immagine di Maria Giovanna Lanfranchi

Animas affartadas – Anime tristi

 

In navios de dolu prenos de disisperu

benint sos disterrados de fatu a su dugone,

su ‘endidore ‘e vidas,

…e lu pagant a pegus,

a lagrimas, a mojos,

a coronas nieddas de isciaos,

chi semper sunt sighinde

alenos de ispera,

lassandelu su jogu

chi mai ant connotu,

pinnettos de turmentu

ranzigos in tristuras,

e ojos de pitzinnos

falados prima ‘e s’ora

a tumbas iscurosas.

Bos connosco e non dudo,

animas affartadas,

simbitzantes a babbos,

a thios, a jajos

samben de logu nostru,

giompidos a sa mina

fritta de Marcinelle

pustis de una gherra

prus amarga ‘e sa gherra.

Bos connosco e mi ‘olet

s’anima cando miro

ca tenet dentes cruos su leone,

cuddu surtore d’eris

custu surtore ‘e oe.

Duncas non mudas pilu

fera chi alevosa,

cun nerbios de buzinu

indues a sa morte

cuddos cristos iscuros?

Lassa chi ‘enzat cras su raju solianu,

sa lantia ‘e sa fortuna

pro sos disamparados

carrales nostros,

frades de su chelu ‘e sa luna.

 

Su navi di dolore piene di sconforto

giungono gli esuli dietro il mercante crudele,

il venditore di vite,

… e lo pagano a capi,

a lacrime, a moggi,

con nere corone di schiavi

che seguono sempre

aliti di speranza,

lasciando il gioco

mai conosciuto,

capanne di tormento

consumate di tristezza,

e occhi di bambini

calati prima dell’ora

in tombe oscure.

Vi conosco e non dubito,

o anime tristi,

somiglianti ai padri,

agli zii, ai nonni,

sangue dei nostri luoghi,

arrivati alla miniera

fredda di Marcinelle

dopo una guerra

più amara della guerra.

Vi conosco, e mi duole

l’anima quando vedo

che ha denti crudi il leone,

il vampiro di ieri,

il vampiro di oggi.

Dunque non muti pelo

fiera, che malvagia,

con nerbi di aguzzino

spingi alla morte

quei cristi neri?

Lascia che venga domani un raggio di sole,

la lucerna della fortuna,

per i reietti

fratelli nostri,

fratelli del cielo della luna.

Eliano Cau

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