Una decisione, così radicale, non arriva, almeno per me, senza una riflessione profonda e un’analisi, si direbbe oggi, del mercato.

Anni ’90: quadro dirigente di una importante associazione del mondo camerale, sinceramente non mi mancava nulla, dopo una ricerca durata più di un anno decisi di fare quello che avevo in testa e nel cuore da sempre: acquistare una proprietà immobiliare abbandonata e terreni e trasformarla in un’azienda agricola produttiva e poi agrituristica.

A parte il nord Italia dove questo tipo di vacanza era già attivo e funzionante, nel centro Italia e nel sud Italia era ancora una esperienza tutta da costruire. Dopo una ricerca di una struttura da riportare a vita, l’Umbria era la scelta primaria. Lasciai un lavoro che mi dava tante soddisfazioni, per immergermi in una realtà che conoscevo per certi versi, ma che mi era completamente sconosciuta per altri. Anni di esperienza sia in agricoltura che in zootecnia, ma solo durante le vacanze estive, avevo portato mucche all’alpeggio nel bellunese piuttosto che innestato peschi in Toscana o potare la vigna nel Lazio. Trovai una vecchia fattoria, due grossi casali, risalenti al 1800.

Acquistarla, ristrutturarla, durò circa un anno, fare il pozzo e portare l’elettricità…. e nello stesso momento dell’acquisto attivare una azienda agricola e zootecnica fu la stessa cosa. E così imparai sulla mia pelle, grazie anche alla disponibilità delle maestranze agricole, miei vicini, che mi aiutarono tantissimo, a guidare un trattore, a seminare il grano, a seminare e curare un orto di mezzo ettaro, ad allevare, nutrire e curare, maiali, pecore, vitelli, animali di bassa corte, galline, faraone, piccioni e tacchini passando per le anatre e i conigli, e mi feci le ossa. …diventare coltivatore diretto!

Ancora ricordo quando entrando negli uffici della Regione dove si doveva presentare la domanda, mi guardarono strano, un romano, capelli lunghi, era la mia rivoluzione rispetto ad anni di giacca e cravatta e barba rasata una volta al giorno, a parlare loro di agriturismo. Nel 1993 in Umbria ce n’erano 118, anzi la centodiciottesima fu la mia. Ci volle circa un anno per rimettere in produzione circa 10 ettari di seminativi e circa 10 ettari di bosco ceduo. Sinceramente dormii poco in quell’anno: pensieri, timori, indecisioni e tante tante domande… Ma soprattutto tanta, tanta fatica. Dimagrii, ovvio da una vita sedentaria, di ufficio, a una vita iperattiva, di circa 30 chili, il che obiettivamente non guastò.

Nel 1994 cominciai ufficialmente l’avventura, i primi ospiti, regolarmente ospiti e non clienti in quanto li consideravo come parte e abitanti di una casa aperta a tutti, con cui condividere e, nel mio piccolo, insegnare piccoli misteri della natura e della vita in campagna. Bambini che si emozionavano al raccogliere un uovo ancora caldo nel pollaio, adulti che non avevano mai visto una pianta di girasole…

L’orto, finalizzato come gli allevamenti, alla preparazione dei pasti fu il lavoro più duro. Tutto a mano. Mezzo ettaro di orto vuole dire circa 2 chilometri e 200 metri di irrigazione a goccia, con tutte le colture annuali a rotazione. La ristorazione, solo per gli ospiti residenti, con pasta e dolci fatti a mano in casa. Gli animali di fattoria macellati in azienda, bassa corte, con autorizzazione del mattatoio, mentre quelli più grandi portati al mattatoio, con ricette di tradizione umbra e più in generale del centro Italia. E poi…portare un cittadino, quale io poi in effetti ancora ero per certi versi, a raccogliere la cicoria piuttosto che le fragole, a seconda delle stagioni, era una soddisfazione per me, ma son sicuro anche per loro. Le mie passioni erano poi quelli di condividere con gli ospiti, fornendo loro informazioni e indicazioni, per raggiungere le piccole grandi bellezze delle cittadine medievali umbre: l’artigianato di qualità nella mia fattispecie la ceramica di Deruta, e le bellezze naturali e artistiche che costellano la regione. Poi, sinceramente, la mia preparazione, lasciatemelo dire culturale, e la mia iperattività nel fare conoscere questo per certi versi nuovo e diverso modo di fare turismo, mi portò a essere eletto Presidente dell’Associazione Agrituristica Terranostra della Coldiretti Umbra  e ad avere incarichi di rilevanza nella direzione e nella giunta regionale e poi nazionale della Coldiretti stessa. Una delle attività più impegnative fu, nel 1997-1998, con un gruppo di lavoro della Coldiretti: scrivere il manuale di applicazione e dei protocolli del sistema HACCP per aziende agricole e agrituristiche e di ristorazione.

Contribuii nel mio piccolo a dare vita al progetto Campagna Amica, i mercati settimanali dei produttori diretti nelle città, ma anche nelle cittadine. Andare a spiegare nelle scuole superiori, per conto della Coldiretti regionale, che cosa voleva dire l’agriturismo a giovani figli di agricoltori, da sempre, fu una delle esperienze più formative della mia vita: mi ricordo che i ragazzi tornavano a casa e raccontavano ai genitori di questa nuova attività, che si poteva fare nelle loro aziende agricole. Poi succedeva che dovevo andare nella loro azienda a raccontarglielo ai genitori come opportunità di sviluppo e anche economica. Fu una delle tante soddisfazioni e così, non certo per merito mio, dopo circa 10 anni le strutture in Umbria arrivarono più o meno, al numero di 1000.

Ricordo ancora quando andai a presentare il progetto, ormai pronto ad essere funzionante, al sindaco del comune, il quale mi guardò stranito perché non sapeva forse nemmeno di che stessi parlando. Salvo poi il giorno dell’inaugurazione invitare lui orgoglioso i sindaci dei comuni confinanti, per presentare loro il primo agriturismo del suo comune.

Oggi, questo comparto economico relativo alle aziende agricole, che ha permesso loro di svilupparsi non solo in termini turistici ma anche di nuove tecnologie, produzione di energia elettrica piuttosto che produzioni biologiche, tutela dell’ambiente, aumento delle aree forestali, rappresenta un importante e qualificato settore dell’economia agricola in generale, oltre che aver permesso il permanere dei giovani nel proprio territorio, a tutela, difesa e sviluppo delle loro proprietà.