Gli effetti del Covid sul settore turismo in Italia come nel resto del mondo, compresa la Spagna, con cui oggi facciamo questo

Barcellona – Foto di Walkerssk via Pixabay

percorso comparativo, sono stati drammatici, con una diminuzione del PIL del 1,5% per l’Italia.Gli alberghi sono stati i più colpiti, con una perdita secca di 400 miliardi di fatturato rispetto al 2019, che era stato un anno di eccellenza. Abbiamo avuto perdite per circa 28 miliardi per l’azzeramento delle presenze di turisti stranieri e un calo di 64 miliardi per il calo dei turisti italiani. Le presenze straniere in Italia sono state nel 2020 il 61% in meno, la Spagna ha sofferto addirittura con un – 83%.La situazione è ancora ferma, ma l’accelerazione della campagna vaccinale potrebbe portare a una rapida ripresa delle prenotazioni, senza le quali il settore alberghiero non può ripartire. Sicuramente la voglia di vacanze degli italiani è tanta.

 

Ma gli stranieri cosa faranno? Continueranno a preferire la Francia e la Spagna all’Italia? La Francia è considerata, a livello europeo, imbattibile e normalmente nel Belpaese la partita si gioca con i nostri cugini spagnoli. Come mai la Spagna, che pure conta meno siti Unesco dell’Italia, attrae più turisti stranieri e riesce a trattenerli per più giorni sul proprio territorio rispetto all’Italia? Una delle risposte sta nel fatto che solo con il governo Draghi l’Italia si è dotata di un ministero per il Turismo con portafoglio, anche se la sua attività stenta a decollare, almeno stando al suo sito, povero di indicazioni utili e che ancora risente della vecchia commistione con il ministero dei Beni culturali  Il governo spagnolo ha fatto del turismo un settore strategico per l’economia fin dal secondo dopoguerra con una netta accelerazione nell’ultimo decennio; in Italia il ministero per i Beni culturali ha lanciato solo nel 2017 il primo piano strategico per il turismo che dovrebbe valere fino al 2022, che è più un manifesto per il turismo alternativo in aree interne e meno visitate, con un approccio più adatto a un pubblico interno, non agli stranieri se prima non li induci a tornare.

Musicisti e ballerini di Flamenco – Foto di Amy Gatenby via Unsplash

Tra Spagna e Italia a tutto il 2019, scontavamo un gap di 23 milioni in meno di arrivi e di 21 miliardi in meno di euro spesi, secondo le statistiche della Banca d’Italia. Questo a discapito del fatto che i punti di forza dei due paesi siano analoghi (mare, spiagge, cultura, bellezze naturali, cultura). E uguali sono i punti critici: concentrazione di flussi in alcune località, forte stagionalità, dipendenza dal “prodotto mare”. La differenza tra Spagna e Italia è dovuta a una minore attrattività per i turisti stranieri al momento della scelta della meta per le vacanze: l’Italia non ha un marketing di destinazione preciso, pensa di poter vivere di rendita per le bellezze artistiche e il patrimonio culturale, oltre che gastronomico.

 

Ma queste cose vanno spiegate, lo straniero che magari deve varcare un oceano per venire fin qui, deve sapere cosa troverà oltre a “Venezia, Firenze, Roma”, che spesso sono state visitate e sovraffollate con viaggi tocca e fuggi, inframmezzati da “uau!” di meraviglia che poco colgono se non il godimento dell’occhio, per un breve istante prima di cercare una pizzeria. Abbiamo una sorta di snobismo che ci porta a rivolgerci, oltre che al turista mordi e fuggi, solo al turista “colto”, ma non a quello che ha solo voglia di divertirsi: questo errore non l’hanno certo fatto i romagnoli, da cui dovremmo prendere esempio. Inoltre, la qualità dell’accoglienza alberghiera dipende spesso dalla correttezza e abilità del singolo gestore: e troppo spesso un albergo a quattro stelle non ne ha le caratteristiche, mettendo in fuga il turista, soprattutto quello americano, che vuole quello che paga, non vuole imprevisti, altrimenti scappa e non torna.

Una spiaggia a a Tarifa – Foto di Özlem Özdemir via Unsplash

La Spagna ha anche saputo trovare slogan di grande impatto: le “4 S” (Sun, Sea, Sand & Sex), Everything under the sun, Bravo Spain, Smile, you’re in Spain. In Italia, invece, che pure ha trovato slogan, loghi e canzoni vincenti per i mondiali di calcio, per il turismo continua a fare una promozione inadeguata del nostro territorio come meta di vacanze: il Piano Enit 2016/2018, oltre ad essere ormai datato, è un documento poco concreto e sostanzialmente inutile, tanto è vero che è sconosciuto ai più. Si potrebbe prendere a esempio, adattandolo alla nostra realtà, il piano strategico (PEM) dell’Agenzia Turespagna: in Spagna i ministeri competenti si limitano a disegnare una cornice di riferimento, lasciando il contenuto operativo ai rispettivi National Tourism Board. È così difficile? Siamo capaci di genio e risultati straordinari, se solo lo vogliamo. Per il post covid urge un piano serio, che sia economicamente qualificato e sostenibile nei suoi impatti. Il Recovery Plan prevede oltre 8 miliardi di euro per il comparto turismo e numerosi miliardi per comparti strettamente connessi, quali le infrastrutture e digitalizzazione. Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare con la nostra inventiva e competenza.