La curva sale e scende. Ogni tanto, un picco, che alimenta polemiche senza fine. Anche in questi giorni – prossimi a Ferragosto – si incrociano le spade di Matteo Salvini e del ministro degli Interni “pro tempore”. Quest’ultima espressione – è un latinetto, che tutti intendono – sta a significare che non c’è soluzione di continuità: l’Africa, che si riversa in Europa, colpisce chiunque è al potere. Il quale si industria a porre pezze ovunque, con rammendi destinati a sfilacciarsi, di lì a poco. Entro qualche giorno, se non entro qualche ora.

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A quali rimedi abbia pensato l’Europa è noto a tutti. Non ve ne sono. Soprattutto, non ve ne sono di europei. Non si tratta di discutere delle cause, che potrebbero, addirittura, convincere del fatto che una qualche giustificazione c’è. Gli Stati; le loro debolezze interne; le moltitudini di diseredati, resi ancor più ineguali da Covid – 19, che abitano la stessa Europa. Il problema rimane, comunque, tale e quale. E rivela un’impotenza, sulla quale si è chiamati a riflettere.

Perché, l’Europa continua ad essere la culla delle Carte dei diritti, che coinvolgono la persona umana in quanto tale. La dignità è di chiunque o non è. Se ne occupano le Corti dei Paesi membri, la Corte CE e la Corte che vigila sull’attuazione della CEDU. Interessa soltanto i visi pallidi oppure anche chi non lo è? Ha una qualche influenza la razza (di cui si è discusso anche in questi giorni su la Repubblica) oppure siamo d’accordo con Albert Einstein che c’è soltanto la razza umana? Ed, eventualmente, che la Costituzione è bene conservarla com’è, a futura memoria, perché non si sa mai?

La realtà – vale a dire, il quotidiano – dimostra che esiste, nelle viscere dell’Unione europea, una vera e propria contraddizione in termini, insanabile, da inquadrare ponendo una domanda retorica, forse. Che cosa direbbero, se tra noi, Adenauer, De Gasperi e Schuman? Ciascuno risponda con animo sereno ed onestà intellettuale. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi: proverebbero vergogna di questa Europa e di noi.

È un discorso per l’Europa, non contro.