Il Covid-19 è un’esperienza negativa dal quale occorre trarre ammaestramento per evitare di farci trovare impreparati di fronte all’eventuale necessità di affrontare una emergenza analoga, semmai si producesse.

Fermo restando che il Covid-19 è un fenomeno non ancora archiviato e chissà se e quando lo sarà. Ma non tutto il male viene per nuocere («Whatever doesn’t destroy me makes me stronger», dicono gli anglosassoni, «Tutto ciò che non mi distrugge mi rende più forte»). In effetti, il popolo Italiano è ora più forte rispetto al male che lo ha colpito da ultimo, dispone di rimedi farmaceutici; il contagio non è più letale, se prevenuto mediante la vaccinazione, e, una volta che si presenta, può essere combattuto con altre somministrazioni.

Usciti dall’incubo, possiamo riflettere su questa esperienza e imparare la lezione. Vediamo perciò che cosa ci ha insegnato il Covid-19.

Un primo ammaestramento è che un virus può fare danni pari o maggiori di una guerra moderna, non solo alle persone, ma anche alla società e all’economia, pertanto può essere usato come un’arma dagli effetti potenzialmente letali. In precedenza, pensavamo alla bomba atomica come all’arma più temibile, quella in grado di fare decidere le sorti di una guerra. A livello di massa, non pensavamo che potesse esistere un’altra arma di pari efficacia, pertanto temibilissima: quella che consiste nel rilascio di virus, batteri e altri agenti allo scopo di causare malattie e morte tra la popolazione, ma anche tra animali e piante.

L’arma biologica è conosciuta fin dall’antichità. Gli esempi che si possono portare a questo riguardo sono infiniti. Ne facciamo uno: nel corso di un assedio subito da Aquileia nel Tardo Antico, gli assediati gettavano cadaveri nel fiume che lambiva la città per contaminarne l’acqua cui gli assediati attingevano. Tanto che, nel Novecento, gli eserciti hanno incominciato a essere formati anche da unità specializzate contro la guerra batteriologica. Nel caso italiano, il Reggimento NBC, specializzato anche contro gli attacchi nucleari e chimici. Se consideriamo che l’arma biologica può essere usata anche a fini terroristici, sarà agevole dedurne che è probabile che, d’ora in poi, le difese contro la guerra batteriologica e il bioterrorismo saranno aumentate.

Una seconda osservazione, connessa alla prima, che può valere come ammaestramento, è che tutti noi ci siamo scoperti fragili e vulnerabili davanti a un nemico potente, che non riusciamo nemmeno a vedere.

L’attacco portato contro di noi da quel nemico-che-più-insidioso-di-così-non-si-può è riuscito a cambiarci la vita. Nessuno avrebbe detto che l’intera popolazione mondiale potesse doversi misurare contro un nemico comune. Coloro che credono alla fantascienza pensavano che questo potesse avvenire in presenza di un attacco degli alieni. Nessuno di noi poteva credere che città come New York, Londra, Milano potessero fermarsi dall’oggi al domani, con le strade vuote, gli esercizi chiusi, i metro’ fermi, le fabbriche sbarrate. Che i lavoratori, in massa, potessero lavorare da casa, attraverso il computer. Che i familiari, i parenti e gli amici non potessero confortare in presenza gli ammalati né salutarli se e quando morivano e venivano trasportati all’obitorio su camion militari coperti, di notte. Che i diritti e le libertà individuali potessero essere compresse giustificatamente per ragioni sanitarie e d’interesse pubblico.

Una terza osservazione è che la scoperta della nostra fragilità e vulnerabilità ci ha riconciliato con la nostra parte più umana e più intima, facendoci capire che un altro modo di vita rispetto a quello che vivevamo è possibile, più rispettoso della natura e del prossimo, più attento alle cose veramente importanti: la salute, la cultura, lo stare insieme, ecc.

Una quarta osservazione è data dal fatto che l’Italia, dopo essere stata duramente colpita dal Covid-19, in termini sia di vittime sia di danni materiali, ha saputo riprendersi ed è ora in grado di reagire efficacemente, sia sul piano della salute pubblica sia sul piano dell’economia (grazie anche agli aiuti da parte della UE). In pochi mesi, la maggior parte della popolazione è stata vaccinata, dando una mirabile, invidiabile dimostrazione di efficienza, e il prodotto nazionale lordo è tornato a sfiorare i livelli pre-Covid.

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Questo conferma che gli Italiani danno il meglio di sé, come nazione, quando vengono messi alla prova in una situazione di emergenza nata da una minaccia alla sicurezza collettiva. Chi potrà mai dimenticare il prodigarsi di medici e operatori sanitari nella cura degli ammalati; il sacrificio eroico di tanti di loro, caduti sul fronte dell’epidemia; o l’immagine dell’infermiera con mascherina che culla in braccio una sagoma dell’Italia, che riassume tutto questo con rara capacità di sintesi ed efficacia comunicativa.

Un quinto ammaestramento proviene dall’avere scoperto che il nostro prossimo può anche essere formato da persone — anche istruite e colte, anche super istruite e colte — che non credono che la branca della Scienza che si occupa della medicina e della farmacia possa tutelarci sul piano della salute, e che alcune di queste persone possono mostrarsi totalmente irragionevoli, fanatiche e perfino violente. In passato, nessuno lo avrebbe detto. Se consideriamo che questo è in parte o in gran parte il risultato delle fake news che girano sui social — eventualmente in violazione dell’art. 656 del Codice penale (Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico) — emergerà la necessità di fare una riflessione speciale sul sottile veleno propagato da questi mezzi di comunicazione di massa. Un altro virus da cui bisogna guardarsi.