Ci siamo a lungo confrontati sul nostro sito “TUTTI Europa ventitrenta” sulla pandemia e sulle conseguenze sociali ed economiche che essa ha causato. Io non sono uno scienziato e un virologo e quindi mi guarderò bene dal prendere posizione su temi scientifici.

Come molti ormai, sono veramente stufo dei virologi televisivi. Questi uomini di scienza fanno a gara per partecipare ai talk show televisivi: oggi farsi vedere aiuta a far carriera, ottenere soldi per ricerche e rafforzare associazioni del più vario genere. La pandemia è diventata il tema debordante di telegiornali e trasmissioni di ogni genere. Probabilmente costa meno far parlare persone in cerca di visibilità (che magari partecipano gratis) che occuparsi di problemi che necessiterebbero di inchieste più serie e più costose come il disastro economico, i temi internazionali – che si vendono poco nel nostro paese – o la difesa dei fondamentali delle democrazie, che sono sempre più in discussione, con l’affermarsi nel mondo di dittatori e tiranni. Già, le democrazie! Molti amici di questo sito hanno fatto notare che la pandemia ha solo fatto esplodere le debolezze delle democrazie occidentali, che esistevano già ben prima del Coronavirus.

Vero, ma quando le porte della città erano deboli il colpo più forte dell’ariete dei nemici le sfondava senza fatica. Le democrazie sono sempre state deboli, ciononostante fino ad ora, hanno sempre vinto, perché i popoli democratici hanno trovato all’ultimo momento la forza e la coesione per difendersi. I tiranni come Erdogan, Putin, Xi Jinping e gli ayatollah iraniani sembrano a molti capaci di risolvere i problemi, mentre le democrazie tentennano. Ma abbiamo mai domandato ai cittadini dei loro paesi, non se credono nei diritti umani, ma se sono contenti di essere arbitrariamente arrestati, imprigionati, torturati o esiliati solo perché manifestano le loro idee?

Le democrazie occidentali ci sbattono in faccia la confusione dei virologi e l’incertezza dei politici, ma scelgono la persuasione piuttosto che il bastone. L’uso della forza è stato sempre uno dei grandi temi, che hanno diviso le società democratiche. Quando è lecito, o solo opportuno, esercitare un potere coercitivo sui cittadini? Se ritornasse ad essere necessario difendere il paese con le armi, coloro che si sottraessero sarebbero pacifisti o disertori? Molti si meravigliano che il vaccino anticovid non sia diventato obbligatorio e parlano della debolezza del governo. Questo dibattito ci porterebbe molto lontano. Non è utile, a mio avviso, chiedersi se le democrazie trionferanno domani mattina, ma occorre perseverare perché, nel medio termine, moltissimi in tutto il mondo si accorgeranno che è meglio un po’ più di disordine che troppo ordine, come diceva mio suocero, un ebreo intellettuale che aveva conosciuto le persecuzioni naziste.

L’ariete della pandemia ha duramente colpito anche il sistema dell’informazione. Ha evidenziato, soprattutto in Italia, una informazione, da un lato conformista, tutta uguale, che ha privilegiato i virologi in luogo dei politici, dall’altro sensazionalista, dando voce e incredibile spazio ad ogni espressione della pancia irrazionale di ridicole minoranze. Giletti ha invitato nella sua trasmissione e pagato quel signore che aveva provato ad evitare il vaccino esibendo un arto di silicone.

Non è una novità, se il filosofo Guy Debord aveva scritto La Société du Spectacle già nel 1967. Era sicuramente un folle, ma è particolarmente attuale la sua visione di un mondo in cui conta soprattutto lo spettacolo, cioè attirare l’attenzione, perché oggi ciò che appare è molto più importante della realtà, come il filosofo aveva previsto. Del resto non è difficile capire il perché, visto che assistiamo a giornali e periodici morenti, animati da giornalisti in media superiori ai sessant’anni di età.

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Infine una considerazione che può apparire tanto astratta quanto banale: l’umanità è sempre stata colpita da epidemie e cataclismi. Ricordo la polemica contro i sismologi perché non riuscivano a prevedere i terremoti. Aleggia l’insoddisfazione di molti perché non c’è una pillola per ogni male. Ma nessun intellettuale o politico ci ricorda che gli esseri viventi del pianeta saranno sempre colpiti da qualche virus, qualche vulcano, qualche terremoto, o gli uragani che hanno sterminato il Kentucky, che hanno causato e causeranno sempre migliaia o milioni di morti. La variante Omicron è ancora più contagiosa delle precedenti – annunciano i telegiornali – ma pochi ci dicono se causerà la versione grave della malattia o se essa continuerà a dipendere dalle vecchie varianti. Se serve per far vaccinare più persone, va bene così, ma non sarebbe forse bene persuaderci che dovremo vivere insieme ad un altro virus, oltre ebola, AIDS, morbillo, i tanti altri che hanno afflitto e continuano ad affliggere tante comunità umane?

Nonostante queste considerazioni disordinate, sono sicuro che le democrazie prevarranno perché, per fare meglio, occorre dubitare e cambiare. Invece l’informazione avrebbe bisogno di una gigantesca rivoluzione per lasciare da parte lo spettacolo e ricominciare ad aiutare tutti noi – non solo i più anziani, quelli che leggono i giornali – ad analizzare seriamente la realtà che ci circonda, per orientare i nostri pensieri e i nostri comportamenti, oltre che criticare politici e scienziati.