È prevedibile che una delle proposte del nuovo governo sarà quella della istituzione di una Repubblica presidenziale riformando quindi alla radice il nostro sistema costituzionale. Premetto che non considero antidemocratico un sistema presidenziale o semi presidenziale come negli USA o in Francia ma ne sono convintamente contrario e tenterò di spiegarne le ragioni.

La prima considerazione è che si tratterebbe di una riforma sostanziale di tutto il sistema costituzionale che comporterebbe una diversa divisione degli attuali poteri. Presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, poteri legislativi, Camera e Senato, Corte Costituzionale, poteri delle regioni; in sostanza un diverso Stato da quello che ci governa da più di settanta anni.

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Le Costituzioni sono sempre il prodotto della storia di un paese e storicamente vanno collocate. Non si tratta solo di un cambiamento di sistema ma anche di una diversa visione della propria nazione e del popolo che la compone. Senza dover richiamare la famosa frase di Massimo D’Azeglio “abbiamo fatto l’Italia, ora facciamo gli italiani” dobbiamo prendere atto che il nostro paese è fortemente diseguale e che le differenze socio-economiche e culturali tra nord e sud sono notevoli e rappresentano ancora un freno alla nostra evoluzione e la scelta del Costituente di dare supremazia al potere parlamentare è la derivazione anche di questa evidenza. Oltre a ciò c’è il timore che i poteri concentrati eccessivamente su una persona potessero fare rivivere le tragiche esperienze del passato. In questo senso è fisiologico che la proposta venga dalla destra. È vero che uno dei problemi italiani è stato in questi ultimi anni la sua instabilità politica; dico questi ultimi anni perché nella prima Repubblica, pur nel frequente cambio di governi, di fatto il sistema si concentrava su un partito, la DC e i suoi alleati. E nel finire della prima Repubblica con  l’astensione del PCI. Si è trattata quindi di una instabilità solo apparente e non sostanziale. La vera  instabilità l’abbiamo conosciuta dopo Tangentopoli con la scomparsa dei partiti, il nascere di una forte impronta populista e ora il rischio di un possibile sovranismo. Probabilmente nella precedente     legislatura avremmo avuto con il sistema presidenziale Grillo come presidente della Repubblica e oggi con il mutare continuo dei favori degli elettori si rischierebbe l’elezione di presidenti, con poteri di governo, di personaggi assai improbabili.

C’è sempre nei cambiamenti costituzionali il rischio di mutamenti dettati da spinte attuali senza  tenere conto del peso della storia.

Rimango della opinione che una saggia politica costituzionale la si trovi in una accentuata attuazione costituzionale in tutte le sue parti e non in cambiamenti epocali.

In questi ultimi anni la figura di un Presidente della Repubblica eletto dal massimo organismo parlamentare e non legato agli instabili equilibri politici ha assicurato stabilità, governabilità e  sicurezza internazionale nel quadro delle nostre tradizionali alleanze e nella crescita del sistema europeo.

Quello della difesa del nostro sistema costituzionale e della sua piena attuazione è la giusta strada  che le forze di centrosinistra e liberali dovrebbero sostenere.

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