“Ma sai che ho il classico romanzo nel cassetto?”

“Anche tu” pensò la mia amica editor che avevo chiamato entusiasta. Sentendomi così contenta Anna non disse quello che pensava ma invece: “Ma dai! È bellissimo! Non me lo avevi detto!”

“In realtà, non è proprio un romanzo…”

“Te pareva! la solita scribacchina che crede di essere una scrittrice…” sospirò Anna, ma sempre – con educazione d’altri tempi – tra sé e sé.

“Sono dei racconti satirici che ho scritto nell’arco di qualche mese e dimenticato in un cassetto”.

“Sì sì…dite tutti così…” sempre il sottotraccia di Anna.

“Devo trovare un modo di unificarli in un romanzo…”

“Oddio, mo mi scrive il ‘decamerone’ de noantri…”, pensò, ma disse “mandami il tutto quando sarà pronto, lo sottopongo a una mia amica editrice, Monica Di Leandro”.

Nasce così Tacco12, da racconti, ritratti di personaggi veri o inventati, spunti presi qua e là in una Milano borghese e un po’ sfaccendata, presa dai suoi piccoli problemi, con incontri amorosi o pseudo-tali, amori di ripiego, incontri esilaranti, che lasciano talvolta un fondo di amarezza. Lo scopo o l’ambizione del “romanzo”, se così lo vogliamo definire, è quello di far sorridere in modo intelligente, tratteggiando con quattro pennellate personaggi e interpreti, rubando aspetti e tic dall’osservazione di conoscenti e amiche, dall’ascolto di straforo di chiacchiere altrui, sul treno, sul tram. Non si fanno sconti a nessuno: non si tratta di donne solidali tra loro, ma donne che si frequentano per comodità, pigrizia, noia e – in fondo – non si vogliono nemmeno tanto bene. La sorpresa finale deve rimanere tale: e se avete desiderio di leggerezza nel libro la troverete, ho cercato di mantenerla nella forma e nella sostanza. Anche se qualche riflessione e qualche bilancio sono inevitabili.

Alcuni capitoli di Tacco12 sono apparsi a puntate sul sito www.pinksociety.it sempre di Monica Di Leandro, sono piaciuti ed ecco che è nato il libro, portato anche al Salone del Libro di Torino 2022 allo stand molto carino e pieno di libri di scrittori di tutti i generi, allestito da Monica.

Perché è firmato Pandora? In effetti, l’utilizzo di Pandora può risultare fuorviante (e anche un errore di comunicazione, diciamocelo, che ha creato confusione). Ma Pandora è stato il primo pseudonimo utilizzato da mio nonno Francesco Perri, scrittore e giornalista del secolo scorso, che – quando esordì nel mondo della letteratura con alcune rime – si firmò Ferruccio Pandora.

Pandora, poi, è la dea che – oltre a portare scompiglio nel mondo – elargisce doni all’umanità e, nel mio piccolo, ho cercato di donare qualche sorriso ai miei lettori. Tra l’altro, il libro non piace solo all’universo femminile, ma anche agli uomini, così mi dice Monica Di Leandro (che ringrazio sempre molto dell’opportunità che mi ha dato!): quindi il dono è stato ad ampio raggio e questo mi fa piacere.

 

Ma soprattutto, nella mia doppia identità di Pandora-Giulia Perri ho voluto dare un piccolo contributo alla lotta contro il cancro: le royalties del libro saranno consegnate il 21 febbraio a Ferrara ad A-Rose ODV. Si tratta dell’Associazione di Ricerca Oncologica Estense, nata nel 2019 dall’idea di quattro ricercatori: Carlotta Giorgi e Paolo Pinton, entrambi scienziati nell’ambito della ricerca preclinica, e Gabriele Anania e Francesco Fiorica, medici che operano in ambito clinico oncologico, che hanno voluto fortemente realizzare qualcosa nella loro città.

Perché Ferrara? È difficile scegliere tra le tantissime associazioni e centri di ricerca: ho preferito una piccola ma bellissima città, sede dell’Università dove mio zio Virgilio Perri è stato professore di Fisiologia per tanti anni. E l’idea di sostenere la ricerca contro il cancro non poteva che essere una scelta naturale, essendo stato mio padre Giulio Cesare Perri medico oncologo e ricercatore, sia a New York presso il centro di ricerca Sloan Kettering che in Italia. Un intreccio di motivi ideali che si saldano a valori famigliari, passato, presente e futuro della ricerca per curare una malattia che non ci fa più la stessa paura di anni fa proprio grazie al progresso della medicina: mio padre sarebbe orgoglioso dei passi avanti fatti da quando lui non c’è più e di poter offrire nuovi rimedi per i propri pazienti.

Ma bisogna andare avanti, per sconfiggere questa terribile malattia, che ha visto una recrudescenza post pandemica a causa del rinvio delle cure da parte di chi non poteva dedicarsi alla propria salute, per problemi legati al funzionamento del servizio sanitario o per problemi economici.

E allora, ciascuno nel proprio piccolo può contribuire a promuovere la ricerca: intanto, grazie ad A-Rose e a tutti quelli che combattono questa battaglia.

Tutte le foto sono dell’autrice