I risultati delle Prove Invalsi 2023 sono stati presentati  il 12 luglio scorso alla Camera dei Deputati.  Dopo la pandemia la scuola italiana ritorna finalmente alla normalità, con la piena partecipazione alle prove di tutte le scuole italiane (oltre 12mila) e con la messa a regime del D.Lgs. 62/2017 che ne prevede l’obbligo per essere ammessi all’esame di Stato dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Va chiarito che le Prove Invalsi non danno conto della preparazione complessiva degli studenti, ma solo delle conoscenze e abilità in Italiano, Matematica e Inglese. Partecipano alle prove tutti gli studenti che frequentano la seconda e la quinta primaria, la terza classe della secondaria di primo grado, la seconda e l’ultimo anno della secondaria di secondo grado. Inoltre, poiché le prove sono basate su test a risposta multipla, sono considerate delle modalità di valutazione semplificate, non portatrici dell’effettivo grado di preparazione degli alunni. Questo è uno dei motivi per cui fin dagli inizi vi sono state proteste dei docenti e boicottaggi dei test quando, dopo anni di sperimentazione e adesioni su base volontaria, le prove affidate all’INVALSI divennero obbligatorie nel 2008. Creato nel 1999 su proposta del ministro Luigi Berlinguer, come trasformazione del Centro europeo dell’educazione (CEDE), l’Istituto INVALSI è un Ente di ricerca che  gestisce il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV). Come nella maggior parte dei paesi  in Europa, il Sistema  provvede alla valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti, con l’intento di migliorare la qualità del sistema scolastico.

Attualmente le prove sono obbligatorie per tutte le scuole e restituiscono una fotografia dello stato di salute della scuola italiana. L’operazione condotta dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di istruzione è di grande rilievo, ha ricordato la responsabile delle rilevazioni nazionali Alessia Mattei, che ha focalizzato  l’attenzione sul contributo che una valutazione di sistema affidabile e costante, quale quella offerta da INVALSI, può fornire al sistema scolastico italiano, aggiungendo che il tutto è reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di tutte le scuole italiane.

Giuseppe Valditara – foto di Alba Dicrescita – licenza CC BY-SA 4.0.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, nel presentare i risultati,  ha sottolineato il divario tra Nord e Sud  e proposto un intervento per il Mezzogiorno, in quanto “Non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due. Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico, per dare a tutti le stesse opportunità di successo formativo e lavorativo”. Le soluzioni del Ministro Valditara riguardano le scuole considerate a rischio, per le quali prevede: l’introduzione di metodologie didattiche innovative e laboratoriali e una maggiore apertura della scuola al territorio con il coinvolgimento delle famiglie, per contrastare le  assenze. Il Ministro ha insistito, inoltre, sull’incremento delle attività extracurriculari e del tempo pieno nelle scuole primarie individuate, sulla necessità di una formazione speciale per i docenti delle stesse scuole, di maggiori finanziamenti per le mense, le palestre e gli asili nido. Per le scuole secondarie, il Ministro ha promesso il potenziamento dell’organico, il tutto da realizzare anche grazie ai fondi per il PNRR e i PON.

Al di là delle dichiarazioni politiche del Ministro, che ha invocato interventi tampone urgenti, è necessario approfondire le criticità del sistema scolastico italiano che il Rapporto evidenzia, per porvi rimedio con interventi sistemici e di lunga durata. In particolare, va potenziato al Sud il settore 0-6 con investimenti per asili nido e strutture per la prima infanzia. Nei primi anni di vita , infatti, è ancora possibile contrastare le disuguaglianze sociali e far acquisire i prerequisiti all’apprendimento. I ritardi in quei preziosi anni sono responsabili della disaffezione scolastica e dei danni che ne derivano fino agli insuccessi futuri. Colpisce la differenza tra Nord e Sud persino nella percentuale di assenze per alunno, più elevata di ben 15 giorni l’anno rispetto al Nord. Possiamo ipotizzare che le assenze non siano da attribuire solo alla scarsa attenzione delle famiglie. Si consideri  che talvolta i Comuni chiudono con facilità  le scuole per la mancanza d’acqua o per allerta meteo, senza essere consapevoli del danno provocato al servizio scolastico. In sostanza al Sud c’è un contesto politico amministrativo che, considerando la scuola come un costo e non come investimento, disattende spesso i propri compiti.

Roberto Ricci

I risultati del Rapporto 2023,  illustrati dal Presidente dell’Invalsi Roberto Ricci, raccontano le criticità della scuola italiana dopo il Covid, con perdite di apprendimento non ancora recuperate, divari territoriali tra Nord e Sud in crescita, anche nella primaria, miglioramenti solo per l’inglese. Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in italiano e matematica sia in seconda che in quinta classe. Si riscontra inoltre una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi. Si tratta, sempre secondo il presidente Ricci, di piccole differenze in seconda primaria, che diventano grandi differenze negli anni successivi, determinando un divario territoriale sempre più marcato.

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano poi che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali. In particolare preoccupano gli esiti in Matematica che registrano differenze marcate con il Nord.

I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano infine una contrazione generalizzata degli esiti di apprendimento nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in Italiano e Matematica, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta. Anche qui gli esiti di Inglese sono invece in costante miglioramento. La fotografia scattata dall’Invalsi sulle prove 2023 conferma come anche quest’anno uno studente su due esca dalle superiori con competenze non sufficienti in italiano e matematica, con un divario evidente tra le regioni del Centro-Nord e del Mezzogiorno, che si è ampliato rispetto agli anni precedenti .

Ovviamente, anche in assenza di un accordo nel mondo della scuola sull’utilità delle prove Invalsi, va detto che  il  sistema scolastico  non può migliorarsi se non si autovaluta.  Per curare occorre conoscere in modo oggettivo le situazioni sulle quali intervenire,  prestando attenzione alla qualità dell’offerta formativa. L’educazione e la formazione sono fondamentali per lo sviluppo della conoscenza. L’obiettivo dell’Agenda 2030 – Istruzione di qualità per tutti– sollecita quindi il sistema scolastico nel suo complesso, a partire dalla scuola dell’infanzia, a migliorarsi, per “non lasciare indietro nessuno”. Solo una Scuola di qualità, equa ed inclusiva, che assicuri  opportunità di apprendimento continuo per tutti, potrà rispondere alle esigenze della società  e guardare al futuro del Paese.