In queste settimane si riparla di una possibile nuova modifica della legge elettorale europea, anche in questa occasione ormai a ridosso delle elezioni, dato che la maggioranza meloniana vuole assicurarsi la sopravvivenza di Forza Italia dopo la scomparsa di Berlusconi, necessaria per agevolare un’eventuale modifica degli equilibri interni alle istituzioni europee, sulla falsariga italiana, con un accordo fra il PPE, le destre sovraniste nazionalconservatrici ed eventualmente anche i populisti apertamente antieuropei. Si teme che, dopo i buoni sondaggi seguiti alla trionfale santificazione dell’illustre scomparso, con il passar dei mesi FI possa pian piano dissolversi o implodere. Si ipotizza, quindi, un abbassamento, se non un’abolizione, della soglia elettorale introdotta nel 2009.

Si andrà avanti probabilmente fino al momento della presentazione delle liste, con un triplice vantaggio: verificare se davvero convenga sulla base degli ultimi sondaggi, ricattare fino all’ultimo gli “amici” mantenendoli nell’incertezza sulla loro possibilità di sopravvivenza in modo da assicurarsi il loro preventivo sostegno al disegno di nuove maggioranze nel Parlamento Europeo, e impedire anche agli avversari di fare le proprie scelte a ragion veduta, dato che anche le forze minori del centrosinistra navigano nei sondaggi al limite del quorum attualmente vigente.

Nessuno, che io sappia, ha invece posto quello che è il maggior problema della legge elettorale europea in Italia (sia prima sia dopo l’introduzione della soglia): prevedere il voto di preferenza in circoscrizioni così vaste significa restringere la possibilità di reale partecipazione ai soli candidati in grado di spendere individualmente cifre ingentissime, con conseguente elevata probabilità di ricorso a fonti di finanziamento illecite, corruttive, o almeno fortemente condizionanti. Gli oligarchi che si sono sostituiti ai vecchi partiti non hanno ovviamente il minimo interesse a risolvere il problema.

In ogni caso, la legge elettorale italiana per le elezioni europee vigente fino al 2009 era la sola legge elettorale realmente proporzionale mai esistita nella storia della Repubblica. Infatti, a differenza di quel che normalmente si pensa e si scrive, neppure il sistema elettorale vigente fino al 1993 per le elezioni politiche, neppure quello per la Camera, era perfettamente proporzionale. Vigente tale sistema, ciascun deputato eletto del partito più piccolo poteva arrivare a costare fino a circa il doppio dei voti necessari a eleggere ciascun eletto del partito più grande. Per ottenere la maggioranza assoluta degli eletti, un partito o una coalizione di partiti non doveva necessariamente raggiungere la maggioranza assoluta degli elettori votanti.

Prima pagina dello statuto Albertino – wikipedia

Un normale sistema elettorale deve rispondere a due opposte esigenze: garantire da una parte la rappresentatività dell’elettorato, e dall’altra produrre un sistema politico per quanto possibile affidabile, o, come si dice, relativamente “stabile”. Non così “stabile”, peraltro, da consentire a una maggioranza di legislatura di impadronirsi degli organi di garanzia, perché questo farebbe regredire di fatto il paese interessato allo stato in cui si trovava l’Italia dei tempi dello Statuto Albertino, quando ogni maggioranza di passaggio poteva, come effettivamente accadde nel tempo fascista, sovvertire con legge ordinaria le garanzie statutarie. Per raggiungere oggi in Italia un identico risultato sarebbe di fatto sufficiente, a Costituzione vigente, che la maggioranza di legislatura potesse nominare da sola la maggioranza dei giudici costituzionali, selezionandoli fra devoti militanti di partito. E questo sarebbe stato infatti l’esito possibile, neppure perseguito dagli sprovveduti proponenti, sia della controriforma berlusconian-leghista del 2006 sia di quella renziana del 2016. Ma sarebbe anche l’esito di una semplice legge elettorale (quindi ordinaria) accentuatamente maggioritaria. Orbán docet.

Solo l’esigenza della “stabilità” giustifica le limitazioni della piena rappresentatività del corpo elettorale, che ovviamente a sua volta può essere garantita in modo pieno e pedissequo solo dalla proporzionale pura.

Ma che senso può avere porre un problema di “stabilità” se e finché il Parlamento Europeo è (purtroppo) eletto su base nazionale e vi sono quindi rappresentati più di cento partiti nazionali? Che senso ha in una situazione del genere introdurre e giustificare una qualunque soglia?

La risposta è semplice: non ha alcun senso, la sua sola ragione è la prepotenza delle maggioranze (la “tirannide della maggioranza”, direbbero i classici del liberalismo).

E infatti il Tribunale Costituzionale Federale tedesco ha dichiarato illegittima la soglia elettorale prevista per le elezioni europee, mentre una soglia è invece sempre stata ritenuta costituzionale per le elezioni politiche interne, proprio perché lì le esigenze di rappresentatività possono anche essere ragionevolmente bilanciate da quelle di stabilità e governabilità.

Se la legge elettorale europea sarà cambiata in Italia prima delle prossime elezioni, lo sarà, come si è visto, per pessime ragioni. Ma, al di là delle sue motivazioni, la cancellazione della prepotenza bipartisan di Berlusconi e Veltroni del 2009 sarebbe più che dovuta per rendere il processo elettorale europeo libero e fair in Italia. Così come sarebbe altrettanto dovuta la cancellazione, per le elezioni politiche interne, delle prepotenze degli uni e degli altri che portarono alla sostituzione del Mattarellum con leggi elettorali dettate di volta in volta solo dall’interesse della maggioranza parlamentare del momento.

Non perché la vecchia proporzionale europea o il Mattarellum debbano essere considerati il meglio del meglio, così come la Costituzione vigente non sarà “la più bella del mondo” (come è solita dire tanta gente che non la conosce, e che tanto meno conosce le altre, per poter abbozzare un confronto). Ma perché quel che una classe politica di qualità infima ha prodotto o architettato successivamente è stato tutto o quasi tutto, e senza rilevanti eccezioni, sostanzialmente repellente.

 

Questo articolo è estratto da una più completa analisi di Giulio Ercolessi sulle riforme istituzionali pubblicato a questo indirizzo  www.giulioercolessi.eu/riforme_istituzionali_compulsive.html

Foto di apertura di Fausto da Pixabay