È molto probabile che alla prossima Conferenza Onu sul clima di Dubai a novembre, i delegati riserveranno un applauso a Papa Francesco per la sua esortazione apostolica “Laudate Deum” sui cambiamenti climatici. É altrettanto probabile che subito dopo assisteremo alle solite divisioni sulle azioni da mettere in campo per fermare i disastri ambientali.


Papa Francesco ha fatto appello alla giustizia climatica proseguendo sulla strada della sua storica Eniclica “Laudato si” del 2015. L’esortazione apostolica sta facendo il giro del mondo, stimolando riflessioni e dibattiti. Francesco richiama tutti alle responsabilità per salvare il pianeta e in base a tale principio sviluppa la sua esortazione.

Dice nulla che a distanza di otto anni da “Laudato si” il Papa abbia sentito il bisogno di rivolgere un nuovo appello per il clima? É noto che in tutti i viaggi e negli incontri in Vaticano con capi di Stato e di governo, la questione climatica è una costante nei dialoghi del Pontefice. E non meraviglia più di tanto la circostanza che egli incontri anche personalità che non si preoccupano minimamente dello Stato della terra, o che addirittura neghino l’azione antropica sul pianeta molto malato.

“Noi non reagiamo abbastanza- scrive il Papa nel suo documento- poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. L’essere umano ha grande responsabilità nella distruzione del pianeta. Sono stati i suoi comportamenti e la rincorsa verso uno sviluppo diseguale a provocare ciò che abbiamo davanti  gli occhi. “Non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie”.

Il mondo che la Chiesa vorrebbe é un mondo senza ingiustizie, ma quella climatica si sta rivelando la più distruttiva. I paesi industrializzati hanno di che pentirsi dal momento che gli stravolgimenti minacciano anche le loro società. Papa Francesco non elude la domanda di una riconsiderazione storica dello sviluppo capitalistico. E la risposta che nessuno aveva finora abbozzato sta in quel paradigma tecnocratico che “consiste nel pensare come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia”. La risposta si conclude con la critica alla’ autoreferenzialità, ossia all’idea “di un essere umano senza limiti”.

Guterres Onu Pixabay

Alla vigilia dell’ennesima Conferenza sul clima e dei traguardi dell’Agenda Onu 2030, l’esortazione papale diventa il documento più aderente alla realtà dei fatti. Un’analisi oggettiva dei malanni del pianeta cui ben si adatta l’antico detto “ studia il passato se vuoi prevedere il futuro”. L’obiettivo di un pianeta da salvare richiama le responsabilità delle classi dirigenti (non tutte, evidentemente) che mentre assicuravano benessere a milioni di persone non immaginavano il prezzo da pagare. Nè che un Papa ne portasse la contabilità.