7 gennaio 2023

A casa

Stiamo andando da Dortmund a Kharkiv per il Capodanno.

Ci arriveremo in tre giorni e tre notti.

Dieci mesi per ritornare a casa. Non ho mai lasciato la città per così tanto tempo prima.

Il percorso familiare è come una scenografia teatrale. Cielo nero, strade nere. Asfalto bagnato. Angoli neri dei cubi condominiali. Due si baciano all’angolo. Stanno sul marciapiede, come su un palcoscenico, e i fari strappano le loro sagome fuse dal nero vuoto spigoloso.

Kharkiv, primavera 2023

Non ci sono luci alle finestre. Gli edifici sono ciechi. Finestre buie. Finestre rotte. Finestre coperte e inchiodate con lastre.

Città dell’infanzia.

Città della gioventù.

Città della maturità.

“La città è condannata”

“La città verrà presa”

“La città verrà occupata”

“La città verrà punita”

“La città verrà distrutta”…

Qualcuno spenga questo film nella mia testa.

Guardo i video sui cellulari dei miei amici.

Kharkiv, primavera 2023

Danylivka (un quartiere di Kharkiv). La padrona di casa beve il caffè sulla terrazza, a un chilometro dalla linea di fronte che sta a Saltivka Settentrionale.  (Quartiere nord di Kharkiv, il più vicino al confine con la Russia e il più colpito dai bombardamenti russi). Nel video il rombo delle esplosioni è più forte della voce narrante. Un altro video. Un’intera via è stata distrutta, i vicini si aiutano a vicenda, rimuovendo frammenti e frantumi, mettendo vetri e toppe. E ancora un video. Le case qui non fanno più così paura. Ma alcune non sono ripristinabili. Quelle con solo due muri al posto della casa. Ascolto le storie degli abitanti di Kharkiv che non se ne sono andati e hanno vissuto qui marzo, maggio e agosto: il bagliore delle esplosioni e le rovine della distruzione. Parlano in modo molto prosaico: di carri armati nelle vie vicine, di gruppi di sabotaggio e ricognizione e di mitraglieri nei cortili attigui, di feriti alle fermate vicine. Sorridono, felici d’essere sopravvissuti. Pavlovo Polye [zona residenziale e quartiere storico di Kharkiv], a marzo forti gelate. Le ambulanze partivano solo per rispondere ai feriti. La vecchietta morta di infarto nel suo appartamento al 14° piano, è stata portata sul balcone dai vicini e lasciata lì. Fu sepolta durante il disgelo, in aprile…

Ospedale regionale, aprile.

Un giorno furono portati qui 14 feriti contemporaneamente: 13 civili e un militare… militare russo… Li operarono tutti, uno dopo l’altro, come su una catena di montaggio, nella sala operatoria. E anche quel russo…

L’autrice a Kharkiv

Derzhprom [uno dei primi grattacieli sovietici, uno dei migliori esempi del costruttivismo, costruito sulla più grande piazza di Kharkiv. È la vigilia del Capodanno, alcune finestre sono illuminate, nel palazzo vive una coppia di anziani: un’insegnante di lingue straniere (metodologia didattica unica), con il marito gravemente malato. In primavera, a Dergachi [una cittadina nella regione di Kharkiv], un razzo ha ucciso loro figlia. La nonna non si sente bene, ma non può andare all’ospedale e lasciare il marito da solo, domani invece è il Capodanno e proprio in questo momento lei sta preparando la carne in gelatina. La mia prima mattina a casa. Nella finestra della camera c’è il sole, una sirena, forti esplosioni. Quest’inverno, Kharkiv non indossa una pelliccia di neve bianca, gli starebbe bene un cappottino da inverno europeo. E dress-code militare per prati color kaki.

La città che contava da un milione e mezzo a due milioni di abitanti è stata lasciata da studenti, informatici, insegnanti, le scuole sono distrutte, le industrie sono ferme. Secondo alcune stime, a Kharkiv vivono ora poco più di cinquecentomila persone.

Nell’appartamento dei miei genitori, a Botanichka, si è incrinato il vetro e il rivestimento del balcone è rimasto forato.

– Come stanno i miei bellissimi piatti? Sono sopravvissuti? – chiede la mamma.

– Mamma! Bellissimi piatti! Sono sopravvissuti. I piani di milioni di persone per il futuro sono stati rovinati. Ma i bellissimi piatti sono sopravvissuti.

– Niente è stato rovinato! – Max Rosenfeld, storico dell’architettura e conoscitore di Kharkiv, discute con me. – Gli studenti torneranno, i professori torneranno, gli informatici torneranno. Ci sarà una nuova Silicon Valley qui e una zona economica libera. Kharkiv non solo si riprenderà, rinascerà, dobbiamo aspettare un po’.

Strada di casa. La mia Odissea del 2022. Una storia del viaggio e del ritorno, al termine del quale ti accorgi che il giardino più bello del mondo è quello fuori dalla finestra di casa tua, il giardino che è stato curato dalle mani dei nostri cari nel corso di tutti questi mesi. Roman [il marito dell’autrice, un medico] piantava con cura dei bossi nel nostro giardino nel pieno dell’incubo di Kharkiv, nel caldo aprile, nelle pause tra gli arrivi infernali e le esplosioni nucleari della propaganda. Piantare fiori alla vigilia dell’apocalisse è un hobby non banale. – Come sta Roman? – mi chiedevano gli amici via sms da diverse città e Paesi.

– Sta piantando fiori.

– È già accaduto. Alla fine degli Anni Trenta. Da Remarque.

– Non ci sono nuove trame.

– Che Dio lo benedica.

D’estate, nell’erba del prato, non lontano dai nuovi bossi, Roman troverà i frammenti di una terribile esplosione avvenuta sulla strada a mezzo chilometro da casa nostra.

Ogni terra ha la sua speciale chimica. Speciali molecole nell’aria. Forse è proprio questo il segreto del fenomeno patria. Non solo conosci che odore ha qui ogni mese. Puoi distinguere, ad esempio, gli odori di inizio agosto e di fine estate. Con gli occhi chiusi ricordi l’odore di settembre o maggio.

Vado al tastoni lungo le mie care vie buie.

Mi fermo, scendo dall’auto e rimango ferma a lungo. Inalo le molecole del dicembre di Kharkiv.

La mia città… È stato un miracolo a salvarti o dieci giusti. Non piangere. Presto proprio qui inizieranno le cose più interessanti d’Europa. I residenti di Kharkiv ci credono e aspettano.

***

5 giugno 2023

Quattrocento giorni dopo

A Kharkiv è la primavera del 2023. Nei cortili di un centro cittadino multipiano rinverdisce allegramente l’erba di campagna e sbocciano in modo scombinato i lillà. I lillà sono belli e sono di nessuno; è il fiore principale della primavera di Kharkiv. Di solito, a maggio, i cittadini schiantano i rami fioriti di questi cespugli e portano bracciate di rami viola nelle loro case e nei mercati.

Sono tornata dalla Germania Ovest a Kharkiv.

La prospera città borghese prebellica non esiste più.

Gli uomini sono inselvatichiti senza le mogli e si sono fatti crescere le barbe grige. Le finestre sono inchiodate, le vetrine sono rotte. Le facciate sono mutilate. Passando davanti alle scuole dei miei figli, vedo le rovine.

Agli incroci, nei vicoli distrutti, qua è là si intravedono eleganti sagome femminili in abiti aderenti. Le donne di Kharkiv sono alla moda. Non hanno ridotto lo stile neanche di un grado. Pensate un po’: quand’è che si devono indossare bellissimi abiti? Certo, nelle pause tra le sirene, quando altrimenti?

iiiiiiiiiii! urla la sirena.

Da quattrocento giorni i missili colpiscono Kharkiv, giorno e notte: è putin che insegue i nazIsti e combatte i fascIsti.

Una mia amica di Kharkiv ha deciso di sposare un nazista. Il suo fidanzato è russofono, ebreo e presta servizio nelle forze armate ucraine. Questo è il ritratto di un fascIsta di Kharkiv.

[Maggiori informazioni sulla propaganda russa e sulla sua influenza sulle relazioni russo-ucraine l’autrice ha scritto qui] 

 

NazIIstiiii! iiiiiiiiii!

Usciiiiite! iiiiiiiiii!

All’inizio l’esercito impazzito di putin sarebbe venuto a combattere i nazisti, poi gli invasori hanno dichiarato che non stavano combattendo contro il piccolo e incomprensibile fascismo di Kharkiv, ma contro l’intera NATO. Sono impegnati ad allontanare la NATO dai loro confini.

Avevano fifa a combattere la NATO sul territorio della NATO stessa, i putiniani. Si è scoperto che era molto più facile combattere la NATO nella Saltivka Settentrionale a Kharkiv: prendi le armi e vai a sparare ai grattacieli residenziali. La NATO si spaventerà e scapperà.

Saltivka – Kharkiv aprile 2022

Saltivka Settentrionale è una periferia verde della città, una serie di alti condomini in cemento armato, edifici residenziali dell’ottavo decennio del secolo scorso. Da qui l’esercito putiniano ha tentato di entrare in città. Quartieri residenziali, ingressi e tetti, infissi dei balconi vetrati e finestre con tende divennero una fortezza sul cammino dell’orda imperiale e coprirono la città e i suoi cittadini. Così la Saltivka Settentrionale, la periferia di Kharkiv e il confine settentrionale dell’Ucraina, divenne una cittadella, il confine più orientale dell’Europa. La linea del fronte tra “Est globale” e “Occidente globale”.

Quattrocento giorni dopo, i lillà fiorirono di nuovo nella Saltivka Settentrionale. Gli alti cespugli accanto ai portoni d’ingresso nei condomini si sono ricoperti di cappelli di fiori, grandi e succosi. Inopportunamente profumati e indecentemente vividi.

Oggi non c’è nessuno qui che rompe i rami dei lillà. In questi palazzi non vive più nessuno.

Se tutti gli abitanti di questa città indossassero la divisa NATO, se tutti gli uomini e tutte le donne guidassero HIMARS, e i pensionati e le portiere, armati fino ai denti, servissero nel Battaglione Kraken insieme alla mia cagnolina Bussya, neanche allora i russi avrebbero il diritto di bombardare le case. Sparare ai tetti e alle scale, ai tavoli e alle sedie, alle fotografie incorniciate e alle coperte nelle camere da letto.

iiiiiiii!, urla la sirena.

I residenti di Kharkiv imprecano sottovoce e si affrettano per i fatti propri.

Ogni giorno aprono nuovi bar e negozi di fiori.

Ogni giorno ci sono sempre più persone a Kharkiv.

E anche se molto probabilmente non potrò mai addormentarmi in questa città con la tranquilla fiducia che il cielo non esploderà e non diventerà di nuovo rosso di notte, sono tornata nella mia aria nativa, al vento lilla della città maggese.

Che goduria.

***

2 ottobre 2023

Autunno a Kharkiv

La notte esplode rumorosamente fuori dalla finestra, senza avvertimenti né sirene, risponde istantaneamente con un colpo dietro lo sterno, trascino la coperta e la cagnolina Bussya da qualche parte “dietro due muri” [quando non c’è modo di andare al rifugio, il posto più sicuro nell’edificio è la stanza situata dietro due muri dalla finestra], maledico i nemici, bestemmio, ma non corro più nell’evacuazione.

Al mattino c’è il sole in tutte le finestre. Come se nel cielo di settembre non ci fosse uno, ma tanti soli, che di giorno fanno caldo come d’estate.

Le vetrine rotte delle boutique sulla Sumska, via centrale di Kharkiv,  sono coperte da scudi lindi con le scritte: “Presto la vittoria” o “Siamo aperti”.

Nei negozi e nei ristoranti si suona esclusivamente in ukrayinska. (letteralmente “lingua ucraina”. Si intende che la musica in lingua russa è stata bannata, si trasmette solo musica in lingua ucraina).

Per strada si sente… il surzhik. (l’ucraino con inclusioni di parole russe). Chiamiamolo così.

I paesaggi dei quartieri sono massacrati dalle rovine di scuole.

Gli alunni della prima elementare imparano a scrivere nella “metroscuola”, (il comune di Kharkiv ha preparato, attrezzato e messo a disposizione delle scuole aule situate nella metropolitana, dove da settembre si possono svolgere lezioni, a due turni, mattino e pomeriggio) nei passaggi della metropolitana.

I parchi centrali sono deserti durante il giorno.

Ci sono sempre più macchine sui viali. Molti cittadini sono già tornati. Tutti sentivano mancanza l’uno dell’altro, nei quartieri degli emigranti d’Europa, nelle stanze altrui nelle città dell’Ucraina centrale e occidentale. Adesso tutti vanno a trovarsi, e il taxi va chiamato un’ora prima del coprifuoco [in Ucraina, a causa della legge marziale, è stato introdotto il coprifuoco – un orario in cui non è possibile uscire per le strade della città senza un permesso speciale].

Foto di David Peterson da Pixabay

Tutte le conversazioni ai tavoli, davanti a tè e caffè, a un bicchiere di vino francese o un bicchierino di vodka fatta in casa, riguardano il futuro della città di fronte, frontaliera. Cosa ci aspetta a tutti noi qui?

Le versioni sono due.

La prima è razionale e argomentata: spopolamento, emigrazione interna ed esterna, stagnazione, inflazione e altri degradi.

La seconda versione è intuitiva. Vinceremo e qui sarà Singapore.

L’esperienza di vita suggerisce che ci troveremo da qualche parte tra queste coordinate, spostandoci lentamente dal punto A al punto B…

Sto camminando di sera per una città tranquilla e calda. Spezzata, viva, disperata, fiorente. Nella migliore città del mondo, in cui la notte esplode forte e senza sirena come un’onda fuori dalla finestra, e il bambino dorme tranquillo nel passeggino, accanto al nonno, vicino a una panchina a Sarzhin Yar.

Grazie ai nostri difensori, non nel Giorno del difensore [il 1° ottobre in Ucraina si celebra il Giorno del difensore e della difenditrice dell’Ucraina], ma in ogni attimo. Per ogni nostro attimo, per la Kharkiv ucraina. Gloria alle Forze Armate Ucraine.

 

Foto di apertura: Kharkiv, primavera 2023

Tutte le foto sono dell’autrice