Gli auspici, gli auguri, le speranze per il nuovo anno sono tutti ben accolti ma la realtà è ben negativa e ormai il trend che ha preso il mondo prefigura scenari assai negativi.

L’ignoranza impera, sono scomparsi i tempi dei verbi cancellando l’idea del passato, del presente e del futuro; la scomparsa di maiuscole e minuscole, della punteggiatura, l’uso smodato di sostantivi stranieri. Da una analisi scientifica apprendiamo che si usano molte meno parole di venti anni fa e molte meno se ne conoscono. Più povera è una lingua meno si pensa. Non c’è pensiero critico senza pensiero e non c’è pensiero senza parole. Abolire la complessità del linguaggio è la tomba della mente umana.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

E non c’è solo questo: non si conosce la storia, la geografia, la letteratura, l’arte e questo ci conduce a una grande mancanza di spirito critico, ci induce ad accettare la  realtà per quello che è senza porsi domande. Non si legge più, giornali, riviste, libri e il risultato è che la civiltà della conoscenza sta scomparendo sostituita dal nulla o da quel mare magnum che sono i social media. La tecnologia avanza ma sopravanza il pensiero. Questo ovunque nel mondo anche se nel mondo occidentale di meno. In Asia, dove ora vivo, è preponderante. Giorni fa mi sono sentito dire da una dottoressa, quindi istruita, a proposito di Roma “ho già sentito questo nome, pensavo fosse una macchina”, vi rendete conto? E stiamo parlando del paese leader della economia globale!

In Asia sono scomparsi i negozi, ci sono solo grandi shopping – regno del consumismo – ebbene l’altro giorno ne ho ispezionato uno dei più grandi; ci sono 26  negozi di iphone e computer e una libreria, peraltro sfornitissima.

Anche il commercio online contribuisce a questa decadenza. Intendiamoci, può essere utilissimo quando non si può o non si vuole uscire da casa ma ha eliminato ogni possibilità di usare i nostri sensi per acquistare un prodotto che va visto, toccato, palpato, annusato, ecc.ecc.


Jacques Attali – Foto di Niccolò Caranti – CC BY-SA 3.0, commons.wikimedia.org

Tempo fa Jacques Attali, famoso economista, scriveva nel suo libro “Breve storia del futuro“ dell’avanzamento della tecnologia e scrivendo della Corea del sud descriveva gli aspetti di una società tecnologicamente molto avanzata dove quasi tutto si poteva fare da casa con il proprio PC ma anche dove vi era il più grande uso di bambole gonfiabili e di strumenti ad uso sessuale , si era sostituita la sessualità come conseguenza della diretta conoscenza con una sessualità solitaria. L’uomo solo nell’impero tecnologico. Qui le persone camminano guardando l’iphone e non parlano tra di loro; io cammino con il bastone a causa di diversi interventi chirurgici che limitano i miei movimenti e mi è capitato due volte che persone mi hanno investito perchè non guardavano davanti a loro. Ci rendiamo conto a che barbarie stiamo andando incontro? Il secondo aspetto negativo che sottolineo è l’importanza assoluta della finanza nei confronti della economia e della politica. Ormai ci siamo dimenticati di essere cittadini e siamo diventati dei puri consumatori. La politica è scomparsa, l’economia sta chiudendo i battenti, la geopolitica risponde solo ad interessi particolari e in prevalenza di natura finanziaria, Il pianeta lo stiamo devastando per interesse non certo collettivo. E’ troppo per chi, come me, è nato negli anni cinquanta, ha studiato tutta una vita, si è nutrito di ideali, ha pensato a un mondo migliore, ha  creduto che il progresso portasse benessere materiale ma anche morale.

Accanto a tutto ciò vediamo un mondo fatto di guerre, di morte, di una economia in cui spicca il commercio di armi, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento globale.Nessuno si occupa seriamente di tutto ciò eppure è il connubio mortale tra turbocapitalismo, per dirla con Fasoli, e assenza di cultura.

Devo dire che per me, profondamente laico, l’unica voce che ascolto è quella del  Papa che spesso ci invita al pensiero di quello che accade.

Per concludere non credo che gli anni a venire saranno felici o comunque positivi, credo in un progressivo imbarbarimento della società in cui l’unico Dio sarà il denaro. La conoscenza non è avere il possesso di molti dati, fare un uso spropositato della tecnologia ma cultura è avere contezza del passato per capire il presente e immaginare il futuro, avere coscienza critica, avere capacità di elaborare; senza di ciò possiamo solo governare l’occasionale ma certo non progredire. Tutte le grandi società sono miseramente crollate per difetto di elaborazione e anche noi siamo su questa strada, meno nel mondo occidentale, di più nel resto del mondo.

Anche quelle società che oggi sono all’apice della loro crescita dal punto di vista finanziario sono destinate a dissolversi. La politica, una nobile arte, ha da tempo ceduto il passo alla finanza e alla tecnologia e oggi conta sempre meno. L’umanità nel suo complesso è più povera e incapace di leggere la storia, guardare al futuro e elaborare un pensiero. Fondamentali, più della saggistica, sono i romanzi che ci fanno capire le società del passato e il pensiero attuale ma chi legge oggi?

E è a rischio anche la democrazia che fonda il suo essere nel “conoscere per deliberare“.

Cosa pensare della fine dell’impero romano d’occidente se non l’incapacità di leggere, tra le altre cause, la mutata condizione sociale e culturale delle sue popolazioni?

Cosa pensare dell’allora il più grande impero del mondo, quello britannico, messo in ginocchio da un piccolo uomo vestito di stracci se non l’incapacità di capire che uno dei postulati culturali più importanti, la libertà, avrebbe avuto la meglio? Cosa pensare di Hitler se non che la sua incapacità culturale non gli ha permesso di capire che mai il più grande esercito del mondo, gli Usa, avrebbero consentito il formarsi di una potenza così grande come quella Germanica? Molti altri potrebbero essere gli esempi e non spetta certo a me fare analisi storiche ma di una cosa sono certo: senza elaborazione culturale, conoscenza e consapevolezza quello che oggi appare come un colosso economico può crollare.

Maurizio Costanzo chiedeva ai suoi ospiti cosa c’era dietro l’angolo, io non lo so ma so che la strada che abbiamo intrapreso è un vicolo cieco che non ci porta da nessuna parte.

 

Foto di apertura sviluppata con ChatGPT