Qualche giorno fa a Modena le autorità locali hanno revocato il permesso di tenere una mostra provocatoria organizzata da propagandisti russi sulla presunta “rapida ripresa e prosperità” della Mariupol occupata (una meravigliosa città ucraina trasformata dagli occupanti russi, senza esagerazione, in un grande posacenere). Tale reazione del comune è arrivata dopo che la vicenda ha ottenuto ampia pubblicità e condanna e, grazie alle persone non indifferenti è diventata nota in Italia. Ripeterò senza soste che le persone e la comunicazione tra loro sono un grande potere nel mondo di oggi! Questo potere è in grado di cambiare i piani degli aggressori che, insieme ai loro ideologi propagandisti, amano molto utilizzare vari eventi culturali per diffondere la propaganda. Tuttavia, gli eventi culturali come le mostre, non diffondono necessariamente propaganda sporca. Possono promuovere nuovi stili nell’arte, divulgare le ultime conquiste tecnologiche, in particolare nell’architettura. Parleremo esattamente di questi oggi. L’esperta di monumenti e storica Olena Mokrousova continua a far conoscere al lettore l’architettura di Kyiv e i suoi famosi architetti, questa volta Pavlo Alioshyn che un tempo visitò con piacere e interesse molte meravigliose mostre mentre viaggiava in varie città d’Italia.

Iryna Medved

 

Pavlo Alioshyn, 1930 – Foto pubblico dominio da wikipedia.org

Pavlo Fedotovych Alioshyn (1881-1961) è un famoso architetto ucraino, il suo nome è uno dei più riconoscibili a Kyiv. È spesso ricordato degli esperti – architetti e storici, ma anche del grande pubblico ucraino.

Pavlo Alioshyn è appartenuto a una pleiade di architetti che hanno lavorato proficuamente in epoche molto diverse. Nonostante ciò, il suo destino, sia personale che professionale, può dirsi felice. L’architetto si è distinto per un’incredibile efficienza e perseveranza nel raggiungere l’obiettivo. Non tutte le sue idee e progetti sono stati realizzati, ma questo non sorprende poiché erano straordinariamente numerosi. L’elenco delle opere dell’artista comprende circa 150 progetti realizzati tra il 1900 e il 1950. Sfortunatamente, gran parte di essi è rimasta irrealizzata e alcuni degli edifici costruiti sono stati distrutti durante la Seconda guerra mondiale. Allo stesso tempo, gli edifici costruiti secondo i suoi progetti, rimasti indenni, sono diventati classici dell’architettura ucraina e ornamento dell’ambiente architettonico di Kyiv. La maggior parte di questi edifici hanno lo status di monumenti di architettura e storia e sono protetti dallo Stato. Diamo un nome ad alcuni dei suoi progetti più conosciuti. L’edificio di scuole professionali modello Mykola Tereshchenko (ora Istituto teatrale Karpenko-Kariy, via Yaroslaviv Val, 40) fu il primo successo dell’architetto: vinse il concorso di progettazione architettonica.

Museo pedagogico 2007 / Foto by Kyrylo Denysov

La costruzione del Museo pedagogico (1910-1912, via Volodymyrska, 57) portò gloria all’architetto. Oggi è anche uno dei simboli dello stato ucraino: nel 1917 vi lavorava la Rada Centrale Ucraina, l’organo di rappresentanza politica della Repubblica Popolare Ucraina costituita a seguito della Rivoluzione russa a febbraio 1917 e della fine dell’impero zarista. Accanto si trova l’edificio del Ginnasio femminile di Santa Olga e dell’Accademia delle scienze della RSS Ucraina (1914–1916 e negli anni ’30, ’40, via Volodymyrska, 55 – via Bohdana Khmelnytskogo, 15 – via Tereshchenkivska, 2). Grazie a questi due edifici nello stesso quartiere, questi fu chiamato ufficiosamente “Alioshynsky”, cioè “di Alioshyn”. Negli anni ’10, il giovane architetto costruì diverse case di relazione per suo padre, Fedot Alioshyn, un noto imprenditore edile e proprietario immobiliare (via O. Honchara, 74, via O. Bohomoltsia, 5, via Volodymyrska, 19 (quest’ultima non si è conservata)).

“Il castello dei sospiri”.2009 / Photo by Kyrylo Denysov

Uno dei progetti più interessanti fu il palazzo del nobile Mykola Kovalevsky, a cui il proprietario diede il nome “Il castello dei sospiri” (1911–1913, via Shovkovychna, 15/1, all’angolo di via Pylypa Orlyka). Negli anni ’30 Pavlo Alioshyn si cimentò con successo nel nuovo stile architettonico del Costruttivismo, costruendo diversi edifici residenziali e amministrativi, in particolare quello in cui visse più tardi (1928–1930, via Velyka Zhytomyrska, 17/2). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’40, si occupò della ricostruzione dell’edificio dell’Università (via Volodymyrska, 60) e del Palazzo Mariinsky (via Mykoly Hrushevskoho, 5A).

via Velyka Zhytomyrska, 17 / Photo by Kyrylo Denysov

Pavlo Alioshyn proveniva da una famiglia di agricoltori. Suo padre Fedot Alioshyn già alla fine del XIX secolo divenne una persona molto benestante e rispettata a Kyiv, pur rimanendo un analfabeta. Da bambino, Pavlo Alioshyn ha avuto l’opportunità di visitare solo i villaggi nativi dei suoi genitori nel governorato di Kaluga, in Russia, e allo stesso tempo, cosa interessante, ha avuto il suo primo libro all’età di 12 anni. Sebbene abbia studiato a Kyiv in diverse istituzioni, dalle semplici scuole elementari alla prestigiosa Scuola reale (scuola media di indirizzo scientifico), dove ha ricevuto una buona preparazione per accedere all’università, l’autodidattica e la naturale inclinazione al sapere furono decisivi per Pavlo Fedotovych. Il suo interesse per il collezionismo, la bibliofilia e la fotografia ebbero un ruolo importante, oltre al suo sibarismo e l’amore per la vita e, ovviamente, per i viaggi.

Anche durante i suoi anni da studente, Alioshyn visitò molti paesi: Francia, Germania, Svizzera, Austria, Turchia, Grecia e Italia, dove conobbe i monumenti dell’arte e dell’architettura antica e le innovazioni di allora nell’ambito delle tecnologie di costruzione. A quei tempi molti architetti e artisti, anche studenti, potevano fare tali viaggi che costituivano una parte importante dell’istruzione e successivamente della crescita professionale.

Foto pubblico dominio da commons.wikimedia.org

Pavlo Fedotovych fece il suo primo viaggio all’estero nel 1900, a Parigi, e visitò la grandiosa Esposizione Mondiale, che divenne un simbolo della celebrazione del nuovo XX secolo. Durante i sette mesi (dal 15 aprile al 12 novembre 1900), l’esposizione fu visitata da più di 50 milioni di persone, cifra che rimane ancora oggi un record. Un gran numero di opere architettoniche fu costruito a Parigi appositamente per la mostra, e fu vivamente promosso anche lo stile Art Nouveau, che Alioshyn poté conoscere per la prima volta in Francia. Due anni dopo l’architetto andò all’estero per la seconda volta e tra il 16 agosto e il 28 settembre 1902 viaggiò in Grecia e Italia. Di questa occasione scrisse: “Ho sognato con euforia questo viaggio nei tempi quando avevo appena iniziato a conoscere le opere architettoniche, quando ormai non avevo bisogno di alcuni oggetti d’arte classica. Erano quei tempi, quando frequentavo il quarto o il quinto anno della Scuola reale.”

Foto fornita dall’autrice

Durante i suoi viaggi Pavlo Alioshyn ha scattato molte fotografie, ma quasi nessuna è conservata. Tuttavia, negli archivi si possono trovare molte fotografie (stampe riprodotte da fotografi professionisti) e cartoline stampate che danno immagini dettagliate dei Paesi e i luoghi visitati dal giovane Alioshyn: Roma, Venezia, Napoli, Firenze, Nizza, Amalfi, Sorrento, Paestum con i suoi templi dell’epoca della Magna Grecia, la Costa Azzurra, ecc.

Foto fornita dall’autrice

Quattro foto che ritraggono il monumento a Byron ad Atene e portano sul retro la firma dello studente Alioshyn potrebbero essere considerate una prova del viaggio. Questi materiali sono, ovviamente, molto interessanti, ma i più preziosi, a nostro parere, sono i piccoli quaderni con numerosi schizzi architettonici di monumenti italiani, realizzati con matite, nera e colorate. In modo ancora più preciso delle fotografie questi schizzi tracciano il percorso di Alioshyn attraverso le città e le terre italiane: Toscana, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, le città di Siena e Cremona, ecc.

 

 

Foto fornita dall’autrice

Come testimoniano alcuni schizzi, durante un viaggio nel 1902, il futuro architetto visitò anche la Turchia. È stata conservata una rara fotografia: Pavlo Alioshyn sul piroscafo “Chikhachov”, che potrebbe essere stato utilizzato per raggiungere Istanbul. Questo piroscafo postale effettuava viaggi regolari tra Odessa e Alessandria (Egitto) facendo scalo a Costantinopoli.

Parlando del suo viaggio nel 1902, Pavlo Fedotovych prestava particolare attenzione alla questione che a quel tempo gli interessava particolarmente: il “nuovo stile” (intendendo stile Art Nouveau). Lo considerava uno stile che non aveva ancora terminato la sua formazione, solo un tentativo di creare qualcosa di nuovo, tutt’altro che razionale e costruttivo. Questo stile, secondo il giovane Alioshyn, avrebbe dovuto derivare dalla natura dei nuovi materiali (ferro, calcestruzzo) e non dalla “fantasia morbosa di artisti senza talento”. Nello stesso anno si tenne a Torino la Prima Esposizione Internazionale di arti decorative contemporanee.

Torino Prima espositione internazionale, 1902 -Foto pubblico dominio da wikipedia.org

Divenne l’apoteosi dello stile Liberty in Italia. L’edificio principale della mostra fu progettato dall’architetto Raimondo d’Aronco in questo stile e costruito sotto l’influenza della Secessione viennese. Lo studente Pavlo Alioshyn visitò la mostra e fu molto critico nei confronti del nuovo stile presentato: “assoluta incomprensione dei compiti principali di una sana architettura artistica”. Successivamente, nei resoconti di Alioshyn riguardanti i viaggi scientifici programmati per il 1905 (studio delle forme architettoniche di Finlandia, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Belgio, Paesi Bassi, Germania Settentrionale), l’architetto rivela l’idea principale che stava cercando di dimostrare: “può essere considerata artistica e avere il diritto di esistere solo quell’architettura che, riflettendo le caratteristiche nazionali e lo spirito dei tempi, soddisfacendo le condizioni climatiche e rivelando lo scopo specifico di un particolare edificio, esprime allo stesso tempo anche la sua struttura”. Tale pensiero era completamente coerente con la visione di Alioshyn sullo sviluppo dell’architettura.

Cercò inoltre di paragonare, per quanto possibile, l’architettura greca a quella romana. In misura maggiore Alioshyn era appassionato di Grecia, dove, secondo lui, visse i momenti migliori della sua vita, e considerava secondaria l’architettura dell’antica Roma. Allo stesso tempo, descriveva con quale intensa attenzione durante il viaggio guardò Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Pisa, Genova e Venezia.

Dopo aver completato gli studi, Pavlo Alioshyn fece numerosi viaggi di lavoro all’estero visitando l’Inghilterra (1907), la Francia, la Germania e l’Italia.

Pavlo e la moglie a Venezia – Foto fornita dall’autrice

Nel 1911 viaggiò con la sua giovane moglie – si sono conservate due meravigliose fotografie liriche in Piazza San Marco a Venezia: Pavlo Fedotovych e sua moglie Olga insieme. Quell’ anno visitò anche Roma e Torino, dove andò appositamente per visitare le mostre specializzate. Nell’autunno del 1911, in onore del 50° anniversario dell’Unità d’Italia, furono organizzate quattro mostre internazionali a Roma e una a Torino. A Roma furono aperti i dipartimenti di archeologia, arte, pittura moderna e architettura. A Torino l’attenzione principale fu stata rivolta all’industria. Questo viaggio di tre settimane, tuttavia, provocò un piccolo conflitto di lavoro legato alla lunga assenza di Alioshyn dal suo posto di lavoro in patria: a quel tempo stava costruendo il Museo Pedagogico a Kyiv. Tuttavia, data la natura bonaria e amante della vita dell’architetto, questo fatto non guastò le impressioni del viaggio e non gli impedì di completare con successo la costruzione del museo che lo rese famoso.

Dopo la salita al potere dei bolscevichi in Ucraina negli anni ’20, Pavlo Alioshyn non ebbe più l’opportunità di viaggiare in Europa. Anche se tentò più volte di “evadere” per partecipare a conferenze e convegni di architetti. Tuttavia, durante i suoi viaggi in giovane età in Paesi pieni di capolavori architettonici riconosciuti, tra cui l’Italia, l’architetto avrebbe accumulato molte impressioni brillanti che poi alimentarono la sua creatività nei decenni a venire.

 

Foto di apertura – Foto pubblico dominio da wikipedia.org