Ho volontariamente aspettato che il polverone sul caso Ferragni si abbassasse un poco, per poter manifestare chiaramente le mie idee e la mia perdurante stima per Chiara Ferragni.

Devo premettere che io non sono fra quegli ipocriti, giornalisti e politici, che dopo aver parlato del caso, dicono che non se ne può parlare, perché bisogna attendere le decisioni della magistratura. A me le decisioni della magistratura non interessano affatto, perché esprimo soltanto le mie opinioni, frutto della mia pur limitata esperienza e cultura. Inoltre io non sono un prete, un imam o un rabbino, e quindi non applico alcuna morale, anche perché spesso i moralisti applicano la morale essenzialmente agli altri.

Il problema principale di Chiara Ferragni viene dalla nuova definizione di un mestiere antico. Oggi si chiama influencer quello che prima si chiamava marketing. Vale per tutti la bellissima serie “Mad Man” (Madison Avenue Man), che racconta la storia della nascita dei pubblicitari americani dal 1950 in poi. Le grandi attrici, i grandi attori hanno sempre partecipato a messaggi pubblicitari con accanto un automobile, un profumo o un prodotto alimentare. Naturalmente era per orientare i consumatori, e cioè “influenzare” il loro comportamento. La parola influencer invece, è nata per i social media di internet, e porta con se un significato più ampio, che evoca la capacità di qualcuno di influire molto più largamente sul comportamento e sul pensiero dei destinatari.

Chiara Ferragni può avere sbagliato con i pandori e le uova di Pasqua, ma io ho molti dubbi che questi eventuali errori siano stati compiuti per mera avidità e/o disprezzo di regole giuridiche e principi morali, che distinguono la beneficienza dalla attività commerciale.

Spetta solo a Chiara Ferragni, e solo a lei, stabilire da dove sia venuto il suo errore, ma ci si sarebbe aspettato che una imprenditrice del suo calibro si sarebbe servita di avvocati e commercialisti in grado di difenderla da errori così stupidi e plateali.

Mi viene il sospetto che siano questi professionisti ad aver agito con superficialità o avidità. Le colpe di Chiara Ferragni le costeranno certamente la perdita di qualche cliente e il biasimo di tanti moralisti da strapazzo, che sono sufficientemente ignoranti da non esser in grado di fare una riflessione seria.

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Come italiano, insieme a molti altri italiani, provo invece molto più disgusto per le vicende riportate dovunque: si tratta solo delle mie opinioni che prescindono dalle decisioni che verranno prese dalla giustizia. Mi riferisco a Daniela Santanchè, che è un Ministro della Repubblica, forse difesa dall’avvocato La Russa, e per gli eventuali conflitti di interesse di un altro Ministro della Repubblica, Guido Crosetto, precedentemente forse legato a industrie delle armi, e di Maurizio Gasparri, parlamentare della Repubblica, forse legato a società che gestiscono l’informazione. E che dire di Renzi, che mostra redditi miliardari soltanto per qualche conferenza nei Paesi Arabi? Sempre c’è stato un perverso rapporto tra uomini delle istituzioni in tutto il mondo e i grandi interessi economici. È difficile pensare che Tony Blair, pur quando era diventato un semplice cittadino, non utilizzi le conoscenze acquisite come Primo Ministro per fare il lobbista di affari. Capisco però che il mio disgusto mi viene da una etica che mi ha trasferito mio padre, e che sembra totalmente superata nel mondo del danaro. Per me gli uomini e le donne che hanno avuto o hanno ruoli nella politica, dovrebbero essere totalmente trasparenti nelle loro attività, passate e presenti: per fortuna abbiamo ancora una libera stampa e io preferisco eccessi ed errori dei giornalisti, pur di mantenere questa libertà anche perché se si trattasse di calunnie, spetterebbe alla Magistratura di accertarle.

Del resto come non collegare queste considerazioni al crollo della qualità della politica in tutto il mondo: da Aldo Moro e Fausto Bertinotti a Dario Franceschini e Vincenzo De Luca, da Ministri degli Esteri, come Giulio Andreotti e Gianni De Michelis a Luigi Di Majo, e così via.

Quali che siano le colpe di Chiara Ferragni, mi sembra chiaro che il polverone sollevato non ha niente di morale, ma serve solo alla destra al potere perché la Ferragni ha manifestato la sua appartenenza alla sinistra e, nel mondo dei social media, questo conta molto, proprio perché è stato Salvini a insegnarci come si faccia una politica becera con i social media.

Magistrati importanti passano dalla giustizia alla politica sostenendo di esseri liberi di manifestare il proprio pensiero, come fanno ormai gli sportivi, i cantanti e gli attori. Invece gli influencer non dovrebbero fare politica, perché ciò è troppo pericoloso per il potere.

E le battaglie politiche che si conducono sul web, cominciano soltanto ora a mostrarci gli orrori che potrebbero derivare dall’uso di ChatGPT e l’intelligenza artificiale.

Chiara Ferragni si è costruita tutta da sola in un mondo nuovo e sconosciuto, arrivando prima degli altri, e ne paga tutte le conseguenze. Io continuo ad essere un ammiratore del suo ingegno e del suo coraggio.

Non ti curar di lor, ma guarda e passa.

 

L’autore dichiara a difesa del suo onore e della sua responsabilità, che tutto quanto scrive dipende esclusivamente dalla sua modesta esperienza e cultura e che non si è servito, né si servirà mai in futuro, di ChatGPT o altri strumenti di intelligenza artificiale per le sue ricerche e i suoi scritti.

 

Foto di apertura di Quirinale.it, Attribution, commons.wikimedia.org