Pierluigi De Biasi, avvocato cassazionista a Milano, specializzato in diritto bancario, finanziario e societario con un occhio di riguardo alle start up innovative. Professore a contratto di diritto degli intermediari finanziari all’Università di Siena, condividiamo un pranzo da asporto nel suo bellissimo studio a Milano, nel reticolo di stradine della città antica e signorile.

L’avvocato Pierluigi de Biasi – Foto dell’autore

“Quando ci sono state le prime elezioni per il Parlamento Europeo, nel 1979, in Italia mancava una legge elettorale. Insieme a Mauro Langfelder abbiamo scritto la legge e raccolto 50.000 firme per farla approvare dal nostro Parlamento. Ero un europeista convinto” racconta l’avvocato De Biasi.

 

Perché dici “eri”: oggi la pensi diversamente?

Non proprio, tuttavia, come sappiamo qualche problema c’è. Parlando da giurista trovo fondamentale che nell’Unione vi sia uniformità di regolamentazione. Tuttavia, storicamente questa impostazione è stata messa in crisi, a suo tempo, dall’ingresso nell’Unione della Gran Bretagna. Per adattarsi agli istituti giuridici della common law, l’Unione ha dovuto fare propria una impostazione nella formazione delle norme che non le apparteneva…

 

Cosa intendi precisamente…

La common law si basa, per esempio, molto sulle “definizioni” e sulle “raccomandazioni” piuttosto che a norme prescrittive che impongono obblighi, stabilendo diritti e doveri, oneri e facoltà. Questo ha comportato che le Direttive e i Regolamenti dell’Unione che inizialmente erano concise oltre che di chiara lettura e interpretazione, hanno assunto una struttura appesantita, di difficile lettura e interpretazione, causando problemi di applicazione in paesi dalla tradizione giuridica che nella stragrande maggioranza dei paesi UE si rifà ai grandi codici, quello tedesco e quello napoleonico, per lo più.

 

E dopo la Brexit…?

Il cambio di passo ormai sembra difficile da attuare… Inoltre l’Unione sconta il problema di un Parlamento privo di poteri, della mancanza di

San Maurì – Foto dell’autore

una politica fiscale comune, di una politica estera unitaria e potrei continuare…Ma sono problemi noti!

 

E sui “burocrati” dell’Unione che opinione hai?

Questo è un altro limite dell’Unione: l’apparato è composto per lo più da tecnici e burocrati che tendono a lavorare su modelli astratti senza prendere in considerazione la realizzabilità effettiva delle disposizioni e i costi relativi. Sono lontani dalla realtà dei singoli paesi. Trovo che essere governati da un apparato composto da persone che entrano per concorso e sono prive di responsabilità politiche, si discosti alquanto dalla mia idea di democrazia.

 

Hai in mente qualche soluzione?

Probabilmente la devoluzione all’Unione della competenza per alcune materie: si sta andando in questa direzione per i brevetti, creando un circuito di Tribunali europei. E una politica fiscale unitaria, ma per questo ci vorrà tempo e forse si tratta di un traguardo irraggiungibile, allo stato.

 

Saluto l’avvocato De Biasi chiedendogli se è sempre appassionato di automobili e … se si sia fermato al terzo matrimonio! Per fortuna sì, con una donna meravigliosa. E la gioia di un figlio ormai grandicello, cui insegnare a vivere e trasmettere curiosità e sapere.