L’icastica immagine di quella mattina è quella foto [la foto più famosa mai (…più) vista] nella quale sembra che un essere umano stia piacevolmente fluttuando a testa in giù e con un ginocchio flesso lungo la facciata di un grattacielo dello skyline di New York. Quel giorno anche la storia subiva una fluttuazione inaspettata!

Ground zero – Foto di David Mark da Pixabay

Ognuno ha la sua teoria su come cammina la storia: lento pede ma irrefrenabile ed inesorabile; a balzi; per appuntamenti; a tappe, e chi più ne ha più ne metta.

Siamo all’undici di settembre e giusto vent’anni fa vivemmo un evento epocale!

Potremmo dire che “nella storia della storia” ogni tanto una data si pone a mo’ di paletto per segnalare “un prima ed un dopo”.

Tanto per restare nel mese di settembre: il primo del ’39 con l’inizio della guerra; il due del ’45 con la sua fine e proprio l’undici di vent’anni fa con le pugnalate agli USA, perché anche il resto dell’Occidente intendesse.

E proprio in questi giorni, trascorsi altri vent’anni, ci stiamo chiedendo come è stato possibile che un ventennio di occupazione sia finito com’è finito: siamo ritornati alla casella del giorno prima del 7 ottobre 2001!

Ad onor del vero l’abbandono di quelle montagne era stato oramai deciso da qualche anno, ma poi c’è modo e modo di togliere il disturbo.

So che per motivi di spazio redazionale bisogna essere telegrafici sino a rischiare di usare un linguaggio spiccio: non sarà facile dal momento che dobbiamo riflettere sulla svolta drammatica che stiamo vivendo.

Per non andare troppo lontano nel tempo, possiamo partire dal fatto che ottant’anni fa la “coalizione occidentale” prevalse sulle forze del male – che, attenzione, erano “occidentali” anch’esse – mentre oggi non è riuscita – pur inglobando anche le forze dell’ex male – a prevalere su quattro montanari, sia pure addestrati da noi stessi.

Il ferragosto di quest’anno assurge dunque agli onori di data-paletto: prima potevamo pensare che l’occidente fosse ancora “l’Occidente”; dopo abbiamo dovuto prendere atto che oramai siamo “occasi”!

Uso i termini “Occidente”, “occidente” ed “occidentale” ritenendo che siano selfexplaining. Penso che nessuno vorrà\potrà negare che qualsiasi sostantivo al quale faremo seguire l’aggettivo “occidentale” è oramai deprivato di qualsivoglia valenza: cultura “occidentale”: oramai morente; potenza “occidentale”: oramai decaduta; politica “occidentale”: oramai ininfluente; civiltà “occidentale”: oramai “confusa” e potrei continuare con questo impietoso elenco in riferimento a qualsivoglia sostantivo.

Altri popoli, altre civiltà stanno occupando o hanno già occupato il posto che in parecchi millenni l’Occidente s’era conquistato nello scenario mondiale: cinesi, ottomani, indo-pakistani, sud-americani ed altri ancora più lontani.

Vedete: persevero ancora nella presunzione di voler misurare le distanze dal meridiano di Greenwich!

L’Occidente, vaccinato o non vaccinato, sta agonizzando.

Rovine romane a Batna (Algeria) Photo by Jam Kabar on Unsplash

È del tutto legittimo che noi che ne siamo gli epigoni non vogliamo ammetterlo e continuiamo a comportarci come se tutto fosse rimasto come “ai vecchi tempi”.

Ma una volta eravamo “giovani e forti”, forgiati da secoli di studio e di lotte, da secoli di potere, pieni di energie e di entusiasmo: noi sfidavamo gli oceani per andare a scoprire nuove strade; noi, in contatto con gli Averroé e compagni, studiavamo e ricercavamo tutto lo studiabile e tutto il ricercabile; noi andavamo a portare la nostra cultura ed i nostri valori al mondo intero. E fra essi non v’era di certo la “democrazia”.

Nulla su questa terra è immortale o inesauribile e la spinta vitale dell’ormai vecchio Occidente si sta per spegnere inesorabilmente.

Quante antiche realtà non ci sono più: dall’Egitto; all’impero mandingo (dal Mali al Gambia, fra il XIII ed il XVII secolo); al regno di Numidia (fra Marocco e Tunisia, dal III secolo aC al I dC) e taccio dell’impero romano. Tanto per limitarci all’occidente.

Presto (con i tempi della storia, ovviamente) non ci saremo più neanche noi ed altri Stati completeranno il loro insediamento nel nostro trono (… d’altronde non stiamo sempre a parlare dei “ggjovany”!?!) e si illuderanno di poter esportare per l’eternità i loro valori in giro per il mondo, proprio come ci siamo illusi anche noi Occidentali!

Sull’eternità, non sui valori!

E intanto che cosa possiamo fare?

Temo che non ci sia più nulla da fare e comunque\purtroppo stiamo reagendo nel modo peggiore!

Insensatamente e sempre più spudoratamente stiamo provvedendo a rinnegare i nostri stessi valori per abbandonarci ad una continua abiura di essi, accompagnata dalla nostra miserevole dissociazione addirittura dalle grandi imprese dei nostri grandi predecessori: da Colombo, il quale da geografo che mise se per il mare aperto a verificare certe incredibili teorie, è diventato uno sterminatore di popoli autoctoni; a Maria Curie che da martire che sacrificò se stessa per far progredire la scienza medica, potrà diventare l’antica progenitrice delle malefatte di bigpharma; e potrei continuare ancora a lungo, incalzato da branchi di ignoranti che vogliono svergognare millenni di civiltà per conquistare la benevolenza dei nuovi padroni offrendogli lo scalpo de li maggior nostri, i quali, seguendo virtute e conoscenza, volevano assicurare alle proprie comunità un maggior benessere materiale e spirituale ed un maggior potere nei rapporti col resto del mondo.

Mondo che ben poteva difendersi – non foss’altro perché gli autoctoni erano preponderanti numericamente (e allora il numero contava) rispetto ai civilizzatori – e spesso infatti ha fatto naufragare le nostre imprese, mentre altre volte ha dovuto soccombere. Vae victis!

Penso che dovremmo pacatamente riflettere sul fatto che non si è ancora visto un “occidentale” che rischia la vita per raggiungere Stati non-occidentali!!! Stati che, anziché dedicarsi a costruire il futuro, dedicano le loro esuberanti energie (lautamente sovvenzionate da noi stessi) a selvagge lotte fratricide o a vere e proprie guerre fra Stati: potremmo ricordare (se quella libertà di parola che volevamo esportare ai confini dell’impero, esistesse realmente nel Paese con la Carta più bella del mondo!) le guerre nel Corno d’Africa almeno una delle quali si sarebbe potuta concludere all’epoca del premio nobel per la pace 2019 al presidente della Somalia. Due anni fa, non cent’anni fa!

Statua di Alessandro Magno – Foto di Thanasis Papazacharias da Pixabay

La sintesi di questi ultimi vent’anni è purtroppo quella foto con quell’Essere Umano che va giù: quell’Essere Umano almeno ha scelto eroicamente di sfidare la morte ben consapevole del rischio di uscirne sconfitto; noi, vilmente, ma comodamente, stiamo aspettando che sia il fuoco a divorarci. E addirittura lo alimentiamo con stupefacenti fascine di cancel culture!

L’unica cosa che noi europei siamo stati capaci di tirar fuori dalla esperienza appena conclusa in oriente è quella boutade sul manipolo europeo che – nonostante abbiamo potuto verificare che non tutti i popoli hanno gli stessi succhi gastrici – dovrebbe provvedere ad es-portare pace e democrazia in giro per il mondo [sic!].

Gaudeamus igitur respirantes dum sumus … adhuc!

Occidente 11 settembre 2021

P.S. Verso la fine del mese uscirà “Sveglia occidente – Dispacci dal fronte delle guerre dimenticate” di O. Fallaci *