La nostra Associazione “TUTTI europea ventitrenta” sta conducendo un progetto per la creazione di giornali nelle scuole. Non si tratta tanto di insegnare ai giovani a diventare giornalisti, ma piuttosto di utilizzare uno strumento formativo che li induce a ricercare le notizie, verificarne l’attendibilità ed eventualmente sottoporre alcune opinioni.

Abbiamo voluto sperimentare il metodo, attraverso un incontro zoom con la scuola Istituto Comprensivo di Albignasego (PD). Sulla scorta di un bellissimo film recente, abbiamo chiesto agli studenti di una classe seconda media di far finta di essere gionalisti invitati a una riunione fra capi militari, politici, giornalisti e giuristi che in una situation room devono decidere se colpire con un drone un gruppo di terroristi che si preparano attentati in una casa che però si trova nel centro abitato. Davanti a questa casa vende il suo pane una bambina: dunque la scelta è drammatica, ma soprattutto molto difficile. Occorre sacrificare la bambina per impedire ai terroristi di uccidere molte persone, oppure bisogna salvare la bambina aspettando di colpire i terroristi in altro modo? Alla fine la scelta è quella di colpire i terroristi dopo aver cercato in ogni modo di spostare la bambina da quel luogo.

Il caso che abbiamo proposto a bambini e bambine della scuola di Albignasego, classe seconda media, voleva esporre ai più giovani quanto siano difficili a volte le scelte di chi deve decidere, e quanto sia altrettanto difficile fare il mestiere di giornalista dando una informazione oggettiva, possibilmente senza influenzare chi la riceve.

Abbiamo ricevuto due sconvolgenti contributi scritti di Greta Fantin e Marco Terrassan.

Ci sembra doveroso oltre che interessantissimo condividerli con voi.

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UNA STORIA, UNA NOTIZIA

Servizio di Marco Terrassan

È stato bombardato un palazzo occupato da alcuni terroristi. Tra le vittime, oltre ai criminali, anche una bambina che vendeva il pane.

La gente ha avvertito lo scoppio, che la ha spaventata. Abbiamo raccolto le opinioni della gente comune:

«Pensate che si poteva lasciare viva la bambina, in qualche modo?»

Qualcuno ha risposto: «Certo: si poteva spostare la bambina lontano da lì». Una signora ha aggiunto:

«Avrebbero potuto salvare la bambina e catturare i criminali».

Un uomo ha lasciato intendere che sia stato un sacrificio necessario per evitare ulteriori danni. Quel che sembra è che, per opinioni divergenti, per evitare di fare danni con criminali, si sacrificano persone comuni.

I criminali sono stati fermati ma è la popolazione a pagarne il prezzo.

Linea allo studio.

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UNA BAMBINA: GIUSTIZIA O NO?

Articolo di: Greta Fantin

Ero presente ad una riunione in cui c’erano un generale dell’esercito americano, un ministro, un avvocato ed un altro rappresentante della stampa. L’argomento trattato era “Come uccidere dei terroristi che stanno in un centro abitato?”. Alla fine capii perché fosse tanto difficile: una bambina vendeva il pane lì davanti. Ovviamente i soldati non volevano ucciderla, perciò il tutto era fonte di discussione. Alcuni dicevano:

«Meglio ucciderla: un sacrificio necessario per non avere altre vittime». Altri invece ribattevano: «Possiamo sempre cercare un modo per tenerla in vita!». Dopo lunghe discussioni optarono per comprarle tutto il pane e mandarla a casa. E fu così che fecero.

Il giorno dopo due soldati andarono sul posto e comprarono tutto il pane della bambina. Proprio quando stavano per far saltare la casa, però, la bambina tornò sul posto con altro pane: morì ugualmente.

Ho chiesto quindi ai membri della riunione: «Ma non si poteva stare più attenti prima di procedere, e salvarla, anche portandola via di peso?». La loro riposta fu: «Sì, ma avremmo perso i terroristi».

Mentre uno portava via la bambina, l’altro poteva farli saltare in aria. Ma ci sono molte altre ipotesi. Sta di fatto che la piccola è morta, e la sua famiglia è sconvolta. Si sarebbe potuta salvare? Ne discuteranno.

Tornate presto per altri aggiornamenti.

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Foto libera da Pixabay

I due bambini Greta e Marco, sembrano già ottimi giornalisti: riferiscono oggettivamente la realtà dei fatti, riportando poi le diverse opinioni di persone comuni o di color che avevano partecipato alla riunione di decisione. Colpisce che in fondo l’unico loro commento comune sia che gli innocenti pagano sempre il prezzo delle decisioni dei potenti.

Come vedete i due piccoli reportages sono perfetti, sarebbero pubblicabili certamente come post sui social media. Ma soprattutto Greta e Marco ci mostrano di avere ben capito come le decisioni nella nostra vita sono spesso complesse e difficili, e non è mai facile comparare le eventuali conseguenze.

Speriamo di lavorare con voi, Greta e Marco: magari ci insegnerete qualcosa che alla nostra età non siamo più in grado di vedere.

Foto di apertura libera da Pixabay