Franco Pittau (Caritas Roma) – licenza CC BY-NC-ND 2.0.

Franco Pittau e la compianta moglie Lidia sono e sono stati due ricercatori nonché due operatori sociali che hanno dedicato una vita a risolvere i problemi dei migranti nel nostro paese, impegnandosi con un lavoro quotidiano e confrontandosi con le istituzioni senza mai perdere la speranza, come viene ben ricordato dallo stesso Pittau nella introduzione di questo documento, pubblicato nella Rivista Affari Sociali Internazionali n. 1-4 2021 e edito dal Centro Studi e Ricerche IDOS. A seguito di questa grande esperienza Franco Pittau ha deciso di scrivere un saggio che ripercorra il cammino della politica migratoria nel nostro paese durante la Prima Repubblica, dal titolo “L’immigrazione in Italia nella Prima Repubblica”.

Quale testimone per tantissimi anni di questa problematica, l’autore inizia il documento con una ricostruzione giuridica di quella che è stata la normativa sulla disciplina dello straniero nel nostro paese a partire dall’Unità di Italia, illustrando peraltro anche quello che avviene sul piano internazionale. Infatti la normativa sullo straniero nel nostro Paese ha una sua evoluzione e una svolta con l’introduzione della Costituzione repubblicana, prima di questo testo lo straniero nel nostro Paese era formalmente discriminato.

Arrivo emigranti dal sud Italia alla stazione centrale di Milano
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Con la nascita della Repubblica e il mutato contesto internazionale la politica migratoria del nostro paese si evolve, innanzitutto è sancita l’eguaglianza dello straniero nei suoi diritti di libertà eliminando la discriminazione con il cittadino italiano. Successivamente il nostro Paese, un paese che per anni ha conosciuto il fenomeno migratorio in uscita, si dimostra disponibile ad affrontare la problematica dell’accoglienza dello straniero anche se non sempre è stato capace di garantirne risultati efficaci.

Con l’aumento dei flussi migratori verso il nostro Paese avvenuto negli anni ’70 si svilupparono sentimenti contrastanti tra chi fosse disponibile all’accoglienza e chi invece ne avesse avversione, ma l’inesorabile trasformazione del Paese, come un paese di immigrazione e una sentenza della Corte Costituzionale del 1977, inducono il legislatore negli anni ’80 a due interventi normativi di grande rilievo, di cui Pittau ne illustra con grande peculiarità tutte le caratteristiche.

L’autore segnala, ben documentando, che parallelamente anche il contesto internazionale si sta evolvendo sempre più, è, infatti, dimostrabile anche dalla stipula di apposite Convenzioni di cui l’Italia è peraltro firmataria. Questo scenario così vivace trova alcuni riferimenti anche in particolari manifestazioni: per esempio la Rivista Affari Sociali Internazionali nasce in primis nell’alveo e nella cura del ministero Affari Esteri per poi passare solo successivamente al Centro Studi IDOS che ha il merito di essere anche il curatore della pubblicazione del Dossier Statistico Immigrazione, uno dei documenti più esaustivi, anche per la presenza di statistiche, della situazione dei migranti nel nostro Paese. L’autore, nella sua accurata analisi, sottolinea comunque che quegli sono anni di grande sensibilizzazione ai flussi migratori grazie ad una figura di grande spessore qual è quella di Mons. Di Liegro, direttore della Caritas diocesana di Roma, che dà una spinta propulsiva alla politica di accoglienza del nostro Paese.

Pittau, esaminando le leggi sull’immigrazione redatte dai governi di quel periodo con particolare accuratezza, approfondisce la ricostruzione di questi iter e rende il numero di questa Rivista per i suoi rilievi un documento unico, corredato com’è, alla fine, anche dagli stessi testi normativi a conferma che, anche se con delle incongruenze, la politica migratoria della Prima Repubblica era disponibile in maniera costruttiva all’accoglienza dello straniero.

Foto di apertura: Esodo giuliano dalmata-arrivo a Bologna
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