Che cosa vorrei dal nuovo governo?! Io esprimo un desiderio vorrei una politica coesa per le biblioteche. In questi due anni di pandemia ho girato molto di più per l’Italia e sono andata molto meno all’estero e ho esaminato alcune realtà territoriali. Nel visitare i piccoli paesi ho verificato come una biblioteca possa influire sula vita della comunità stessa. Anche nelle realtà urbane le biblioteche sono realtà molto frequentate e che creano aggregazione, ma soprattutto benessere e fanno crescere in una ottica di sostenibilità e sviluppo.

La pandemia inoltre ci ha insegnato con il nostro paese sia privo di spazi e non abbia un progetto coeso per aiutare i giovani ma anche le persone più deboli come quelle anziane e non solo.

Una frase del grande scrittore Jorge Luis Borges afferma: “Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteche”. Si tratta di una osservazione molto suggestiva.

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In realtà questa affermazione è dirimente: infatti che cosa è una biblioteca?! Uno spazio libero di aggregazione dove non è richiesto né un titolo di studio né una specifica professione per accedervi. Tutti possono frequentare una biblioteca e possono usufruire dei suoi servizi in maniera più facile di una tradizionale istituzione formativa. Se vogliamo ripartire dai territori e dare voce ai nostri giovani, ma anche agli anziani o a quanti siano in cerca di una collocazione nella società, le biblioteche sono fondamentali per sviluppare delle nuove generazioni più sensibili e in grado di vivere al mondo. Lo è lo stesso per le persone anziane o per chi è in cerca di un lavoro o sia alla ricerca di un equilibrio sostenibile. Molte sono le potenzialità di una biblioteca: la lettura uno strumento pervasivo che insegna all’uomo i fondamentali principi di libertà e che ti dà la possibilità di conoscere il mondo e di vivere molte esperienze attraverso le storie degli altri; gli accessi wifi che possono aiutare il cittadino a navigare gratuitamente; gli eventi che stimolano la fantasia e diventano veicoli di messaggi educativi; i corsi che aiutano a formarsi professionalmente.

È utile ricordare che biblioteche in Italia sono più numerose degli uffici postali e possono facilmente diventare quell’ascensore sociale di cui parlano e sono alla ricerca i sociologi sia nelle realtà rurali e sia in quelle urbane. Ma per fare questo vi è bisogno di investimenti, di un piano programmatico, di personale altamente qualificato e specializzato. Molto spesso le biblioteche diventano dei luoghi museali e decorativi o altrimenti un luogo di appoggio per personale con basse competenze che viene destinato al lavoro bibliotecario perché altrimenti non si saprebbe come utilizzarlo.

Mi piacerebbe un cambiamento epocale in cui le biblioteche diventino quello strumento di coesione sociale come spesso succede all’estero.

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In un paese che legge poco vi è bisogno di un luogo protetto dove questa abilità venga stimolata. Un Paese che sta conoscendo l’analfabetismo funzionale ovvero cittadini che sono in grado di leggere ma non di comprendere il significato di un testo ha bisogno di una legge che sostenga le biblioteche per destinarle a luoghi di crescita e sviluppo. La prima facoltà che distingue la specie umana da quelle animali è proprio il linguaggio e il suo utilizzo, un Paese che non legge non è in grado di crescere e di creare quei “cervelli” necessari allo sviluppo anche economico della società.

Non credo che questo sia un progetto utopico, ma una richiesta concreta e con risultati pragmatici per un crescere sano e lontano da esistenze di sofferenza senza lasciare nessuno indietro, come vorrebbe l’agenda 2030.

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