C’è il rischio di essere radical chic se scriviamo che le reti Mediaset di coniazione berlusconiana hanno abbandonato una pur minima idea di pubblica utilità, stile e decoro abbracciando il trend dell’intrattenimento più infimo? Ebbene, in nome delle rituali stroncature correremo questo rischio.

Vi ricordate quando Massimo D’Alema in odore di bicamerale affermava che «Le reti Fininvest erano degno patrimonio del Paese». Non erano tempi molti diversi da quelli in cui Veltroni non nominava Berlusconi ma lo evocava come «il leader del partito avverso», precisando di non essere mai stato comunista.

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Nel Paese delle abiure forse qualcosa è cambiato. E naturalmente non rimaniamo nel ristretto alveo degli indici d’ascolto dove questa triade berlusconiana (Canale 5, Rete 4, Italia Uno) può anche sbaragliare la concorrenza Rai visto che l’ha costretta ad abbassarsi sullo stesso piano, spesso di tivù spazzatura, di vicende umane spesso inventate (vedi Forum), Carrambate d’occasioni, Grandi fratelli e altri programmi non originali i cui diritti sono stati comprati oltre la frontiera di Chiasso. Dunque non ci stupiamo se per compattezza d’ascolto pluri-milionario un programma come Uomini e Donne in versione senior e in versione junior risulterà il programma più visto nel corso dell’anno per densità di presenze. E se gli istinti più pruriginosi degli italiani saranno sollecitati da una proposta come Temptation Island dove si riaffaccia in salsa XXI secolo l’antico e sempiterno tema delle corna.

Se nella società civile nessuno osa apostrofare il prossimo con l’epiteto di “cornuto” qui l’obsolescenza della condizione prende forma in una maniera provocatoriamente artificiale. Del resto se i tycoon di queste reti sono Barbara D’Urso, Paolo Bonolis e Maria De Filippi i format saranno immediatamente traducibili nel livello del più basso imbarbarimento, di gossip, di cicaleccio facendo apparire il portale Dagospia come una sorta di New York Times.

Non c’è dubbio che la valenza commerciale tenga, che l’auto-conservazione di questo know how di bassa qualità garantisca lavoro e tenuta degli organici ma è evidente, una volta di più, che questo tipo di televisione ha perso la propria forza propulsiva ed educatrice in un Paese che deve fare i conti con l’analfabetismo di ritorno. I talk show di queste reti e l’informazione sono la foglia di fico edificante, una sorta di ruota di scorta ai programmi guida il cui ripetitivo appiattimento consola quella parte di popolazione che guarda ad Harmony, ai fotoromanzi, che disdegna i libri e che non può permettersi fruizioni a pagamento.

Berlusconi alla bella età di 86 anni continua a propinare una visione del mondo anti-moderna, dove il gramsciano concetto di nazional-popolare è abbondantemente traviato. La vera concorrenza Rai sarebbe sui contenuti ma date un’occhiata soprattutto ai palinsesti mattutini. Sembra di assistere a una riproduzione in copia carbone passando dall’emittente pubblica a quella privata. Senza alcuna distinzione di ruoli anche se in un caso c’è un canone da pagare.

Foto di apertura: Centro produzione Mediaset-Cologno Monzese, foto da wikipedia.org  CC BY-SA 3.0