Ebbene lo confesso, Sono chiuso in casa a scrivere un capitolo del libro “Storia d’Italia dei miei tempi vista dal buco della serratura”.

Perché dal buco? Lavoro come volontario in una piccola organizzazione in provincia di Roma che assiste di giorno e di notte un gruppo di disabili mentali in varie strutture.

Minuscola sul piano amministrativo perché per contenere i costi e destinare le maggiori risorse all’assistenza sociosanitaria può permettersi solo due dipendenti addetti alla amministrazione, mentre ad esempio è tenuta a presentare un bilancio certificato da un revisore legale ed un bilancio sociale con un centinaio di pagine circa, oltre a dover trasmettere mensilmente quintali di segnalazioni ai vari enti pubblici di riferimento sanitari, sociali, fiscali. Disgraziatamente, tanto per fare i primi della classe, abbiamo chiesto ed ottenuto dal Ministero della Famiglia tedesco (Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend) tramite un ente filantropico di quel paese, di avere per un anno tre giovanissimi volontari del servizio civile, che hanno finito le scuole superiori e che vogliono fare una esperienza di lavoro e di vita da noi.

Personalmente, da ex public servant ora in pensione, ho preteso che tutte le nostre carte fossero in regola con le disposizioni vigenti sui cittadini comunitari soggiornanti per oltre tre mesi, per evitare che i giovani volontari fossero considerati turisti per i primi tre mesi e per gli atri nove dei clandestini (dall’avverbio latino “clam”: di nascosto).

Quali carte? Dopo qualche notte al computer ho steso l’elenco degli adempimenti. Quindi segnalazione alla Questura, riuscita dopo un paio di tentativi, al SSNN (codice fiscale e via discorrendo) e richiesta di registrazione all’anagrafe comunale per cittadini comunitari che soggiornano per 12 mesi.

Qui, ahimè, è scattata la tagliola giuridica italiana: la fattispecie atipica!

Un volontario del servizio civile purtroppo non è un lavoratore subordinato e non è uno studente destinato ad una scuola o a un istituto professionale. È “un collaboratore esterno non soggetto a regime fiscale e INPS”. Un alieno per capirci. Quindi? Manca il quadratino su cui apporre la crocetta nel modulo comunale necessario per aprire la pratica. Niente “ticking the box”, come si dice in inglese sui controlli rigidamente burocratici.

A questo punto perché non rivolgersi ad uno studio legale specializzato?

Sarebbe stato l’ottavo consulente aggiunto a quelli a cui frequentemente ci rivolgiamo (Paghe e stipendi, Igiene e Sicurezza, Conformità L.231, Avvocato del Lavoro, Manutenzioni varie, Certificazione di qualità, Revisione Legale). Inutile chiederlo al nostro Presidente per evitare il cartellino giallo, non restava che tentare come dilettanti allo sbaraglio.

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La brava impiegata pubblica incontrata allo sportello ha cercato in tutti i modi di buttare la palla in tribuna per non far giocare la partita. È una classica tattica per venirne fuori, ma la volontaria “di mischia” da noi inviata, addestrata a queste sfide impossibili, è comunque riuscita a depositare le carte, peraltro con una parsimonia forse ingenua (“eh no, a questo punto i bolli non li pago…48 euro”. E credo che loro diranno: niente da fare, mancavano i bolli!). Tre etti di documenti per ogni volontario, tessere sanitarie europee, polizze assicurative, dichiarazioni economiche varie loro e nostre e quant’altro. Studieranno il caso. A questo punto potremmo probabilmente attivare la rete dei familiari/sostenitori e sfangare la pratica (a scelta deputati di destra e di sinistra, conoscenti del sindaco, degli assessori, dei vigili e forse anche dei sorveglianti notturni).

Ma insomma cari compatrioti, amici di tante battaglie (perse): tre giovani tedeschi sono stati inviati su loro richiesta da un ministero della Germania in Italia a collaborare con una benemerita associazione che li ospita e li guida, e che opera da trent’anni nello stesso territorio per assistere i disabili e noi italiani abbiamo difficoltà a mettere un veloce timbro sulla pratica di registrazione, risparmiando tempo per cose più importanti?

Ospitare giovani del servizio civile internazionale alza la reputazione di tutti o no?

Altra domanda: ma non si poteva fare tutto via Internet? Si omette la risposta.

Ma come e quando potremmo mai venire fuori da questa burocrazia ormai dilagante pure nel Terzo Settore? Magari in qualche futuro articolo si potrebbe discuterne.

 

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