L’Architettura non può più oggi essere responsabile e farsi carico da sola dell’interpretazione dei luoghi della città e della sua trasformazione per adeguarla a nuove e sempre diverse esigenze e non può più autonomamente creare le proiezioni di nuovi spazi su lunghi periodi. Le veloci rivoluzioni in ambito sociale, tecnologico e culturale richiedono nuovi tecnici che diano vita a nuove competenze per plasmare spazi diversi e nuovi modi di interagire e di soddisfare le mutate esigenze del vivere attuale. Dobbiamo agire con creatività e inventare nuove figure professionali. Una di queste, decisamente innovativa, potrebbe essere il PLACEMAKER. Il suo compito dovrebbe essere quello di ritrovare significati persi, ribaltare caratteristiche di luoghi non più riconosciute, trasformare progetti non più attuali in qualcosa di assolutamente diverso. Bisogna ripartire da ciò che si è abbandonato, da spazi scartati e inutilizzati, per inserirvi nuove attività rigenerate e nuovi comportamenti relazionandosi in diversi approcci e con nuovi comportamenti alla natura e al potenziale dei luoghi.

È naturalmente al momento un approccio ancora molto ideologico, che si appoggia soprattutto sulla volontà e sulla creatività di singoli individui molto motivati piuttosto che su uno spirito identitario comune. Bisogna esser pronti a sovvertire molte cose e bisogna avere il coraggio di attuare moltissime innovazioni tecnologiche che ci aiutino a contrastare i danni derivati da un uso sconsiderato del territorio e delle risorse. Le nuove idee, sostenute da vivaci capacità imprenditoriali, devono trasformarsi in nuovi utilizzi del territorio, in posti di lavoro qualificanti, in realizzazioni altamente performanti e migliorative della qualità della vita delle persone. I nuovi PLACEMAKERS saranno i nuovi inventori dei luoghi del futuro. Elena Granata, docente di Urbanistica e Studi Urbanistica e Studi urbani presso il Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano, ne parla in un interessante saggio per Einaudi in cui evidenzia i ruoli di queste nuove figure che sapranno unire varie e nuove abilità per ridare valore, nuove identità e ritrovate funzionalità a tante situazioni urbane e no attualmente molto dequalificate.

Situazioni visionarie o semplicemente altri punti di vista, progettare piazze che diventino all’occasione serbatoi d’acqua, o parchi pubblici che privilegino le funzioni di incontro e condivisione, grandi interventi di riforestazione o rigenerazione di spazi urbani abbandonati per creare nuove opportunità abitative, tutto questo può far parte delle de-strutturazioni e ri-pristinazioni re-inventate da nuovi operatori (Daan Roosengaarde insegna) che intersecando i principi dell’Architettura, della Scienza, della Filosofia e della Poesia insieme propongano nuove opportunità per armonici sistemi di convivenza.

Idee come istituire “il Sindaco di notte” per gestire le esigenze della città notturna, differenti da quella diurna per distribuzione delle attività e dei fabbisogni energetici, o ripensare a modi più funzionali di distribuire il traffico sono solo esempi di come ripensare le prospettive e le esigenze delle varie categorie di cittadini. Lo spazio di immaginazione è enorme e c’è spazio per ognuno di noi che potrebbe diventare un PLACEMAKER, un costruttore di luoghi, per attivare nuove avventure, nuove azioni e nuovi valori da condividere.

Foto di apertura dell’autrice – Il Cairo Case tagliate dall’ Autostrada