La Legge fondamentale della Repubblica italiana, la nostra Costituzione, veniva approvata il 22 dicembre 1947 dall’Assemblea Costituente, eletta contemporaneamente al referendum sulla forma istituzionale dello Stato fra Repubblica e Monarchia del 2 giugno 1946.

Il 27 dicembre del 1947 il capo provvisorio dello Stato italiano, Enrico De Nicola, firmava la nuova Costituzione, che entrava in vigore il 1 gennaio del 1948, proprio settantacinque anni fa.

Il volto “simbolo” di Anna Iberti, copertina del Corriere della Sera del 6 giugno 1946. Foto di Federico Patellani – Foto pubblico dominio da wikipedia.org

Il referendum del 2 giugno 1946 va ricordato soprattutto perché per la prima volta, in una consultazione politica nazionale, votarono le donne, oltre 13 milioni, con circa 12 milioni di uomini. Alle urne andarono quasi il novanta per cento dei cittadini aventi diritto al voto, con un numero di voti, non scontato in anticipo, ma comunque pari a 12.717.923 favorevoli alla Repubblica e 10.719.284 invece favorevoli alla Monarchia. Ovviamente è difficile risalire ai dati esatti, ma allora e anche in seguito il voto espressione delle donne fu ritenuto vincolante e decisivo per la vittoria della nostra libera e soprattutto democratica Repubblica Italiana. Ebbero diritto di voto tutti i cittadini italiani con età superiore a 21 anni, di entrambi i sessi. Ci fu però un vuoto che non si fece in tempo a colmare, ovvero dal voto furono però esclusi i cittadini di Gorizia e delle province giuliane di Trieste, Pola, Fiume e della provincia dalmata di Zara, nonché i cittadini della provincia di Bolzano. I quasi trenta anni precedenti, difficili e spesso funesti, dalla fine della Prima Guerra Mondiale, il fascismo, poi la Seconda Guerra, la Resistenza, avevano lasciato l’Italia spaccata, ferita, ma nonostante tutto con quella fase costituente, che aveva visto riunite le menti più fervide, la voglia di coesione, di ripartire, evitò in Italia una drammatica guerra civile e diede vita alla ricostruzione nazionale, seguita pochi anni dopo, su quella spinta, dal “boom” economico, che trasformò il Paese. La Costituzione dovrebbe essere oggi letta e conosciuta da tutti, sin dalle scuole, dai giovani, magari figli di nostri emigranti, che vivono all’estero perché illustra le basi e i fondamenti sui quali è nata la nostra Repubblica democratica. Documento che dobbiamo conoscere fin dalla sua origine e la storia che l’ha costituito, per meglio comprendere e valutare tutte le conquiste sociali e di libertà che ha portato. Per noi italiani la Costituzione deve rappresentare l’orgoglio delle radici e di come ci si è arrivati, con i propri diritti e i propri doveri, considerandola come elemento fondante della cittadinanza, che quindi si esprime anche nel partecipare alla vita della nostra collettività nelle sue più diverse forme associative e partecipative.

La strada fu lunga e faticosa, considerando che non c’era il voto alle donne, ad esempio, poi quando si deliberò non era prevista, assurdo, la eleggibilità delle stesse, eravamo peggio che nel Medioevo, poi solo a marzo del 1946 il voto fu esteso. Si arriva così al 2 giugno del 1946, in occasione del referendum istituzionale Monarchia-Repubblica, quando le donne votano per la prima volta e possono essere elette, ma, ancora l’uomo si sente in dovere di dire alle donne come comportarsi: esce sulla stampa la raccomandazione di non usare il rossetto, recandosi alla cabina elettorale, per non accidentalmente imbrattare, umettando, la scheda per incollarla. “Bene, me lo devi dire tu uomo…perché io da sola non ci arrivo a capirlo…”

Nel gruppo, comunemente chiamato dei “Padri Costituenti” dobbiamo ricordare le “Madri Costituenti”, una dedica dovuta alle 21 donne che hanno scritto, accanto agli uomini, la Costituzione Italiana. Dobbiamo considerare come essenziale il loro apporto in termini di esperienza, cultura, intelligenza e impegno sociale e politico finalizzato alla stesura e all’approvazione della Costituzione della Repubblica Italiana.

Furono 21 le donne elette su 556 Costituenti: Maria Agamben Federici, Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce, Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. Rappresentavano tutto il Paese, quasi tutte lavoravano e possedevano titoli di studio importanti, ma comunque il titolo principale era essere donne: 14 laureate, molte insegnanti, due giornaliste, una sindacalista e una casalinga. Come rappresentanza politica nove di loro militavano nel partito democristiano, nove nel partito comunista, due in quello socialista, una nel partito dell’Uomo Qualunque. Portavano in quel consesso le loro storie d’impegno sociale e politico, alcune anche esperienze da combattenti, di lotta partigiana, alcune erano state in carcere per attività antifascista, o anche esilio o erano state deportate nei campi di concentramento nazisti. Il loro primo impegno e successo fu la parità uomo-donna, per emancipare la popolazione femminile dalla subalternità in cui era stata condannata durante il regime fascista. Da quella presenza, dalla loro azione e dalle loro lotte nasceranno poi, purtroppo dopo solo tanti anni, importanti riforme e nuovi provvedimenti legislativi, inerenti leggi sull’uguaglianza, il lavoro, la riforma del diritto di famiglia e ad esempio l’accesso alla Magistratura, ma anche il divorzio, l’interruzione di gravidanza, l’abolizione del delitto d’onore, le norme contro la violenza sessuale e tanto altro.

Da quel momento con un gruppo di eletti, fra cui cinque donne: Federici, Gotelli, Iotti, Merlin e Noce, fu istituita la “Commissione dei 75”, incaricata di scrivere la Costituzione Italiana. La Commissione dei 75 riuniva i rappresentanti dei diversi partiti, presenti a Montecitorio, i quali erano stati incaricati di redigere un testo che contenesse tutti i principi di libertà e uguaglianza, quelli che avevano costituito lo slancio e l’anima del popolo dalla Resistenza fino alla Liberazione.

I lavori della Commissione dei 75 durarono fino al 1º febbraio 1947, a seguire poi l’Assemblea Costituente, presieduta da Umberto Terracini, iniziò la discussione generale sul progetto di Costituzione il 4 marzo 1947 per concluderla con la definitiva approvazione il 22 dicembre dello stesso anno.

E siamo ad oggi, non dimenticando mai il valore, il percorso e il significato della nostra Costituzione a cominciare dall’Art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

 

Foto di apertura : Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana a palazzo Giustiniani, il 27 dicembre 1947 – Foto pubblico dominio da wikipedia.org