Francis Drake non era nient’altro che un pirata, cioè un ladro, o meglio un rapinatore perché certo non si preoccupava di utilizzare la violenza quando assaliva le navi che portavano ricchezze dalle colonie spagnole alla Spagna di Filippo II.

Però, come criminale era molto bravo, aveva inventato la cosiddetta pirateria di corsa – i corsari – perché sfruttava la velocità della sua nave per inseguire i lenti galeoni spagnoli. Elisabetta I, la grande regina inglese, capì che poteva esserle utile: se avesse lavorato per lei avrebbero diviso il bottino. La corona inglese si comportava quindi come tutti i bravi criminali: il vertice gli fornisce una copertura e il pirata fa il lavoro sporco. Sempre, quindi, nella storia i grandi stati hanno strizzato l’occhio e poi si sono serviti di bande di criminali.

Ho già parlato dei mercenari della Wagner: sappiamo che Putin se ne sta servendo, non solo in Ucraina, ma in ben 24 paesi africani, certamente in Libia, ma anche in Siria.

Oggi, quindi, come dice la bellissima analisi di Nigrizia la Wagner costituisce de facto il braccio armato del dittatore russo. Sul piano etico e morale si deve osservare che gli americani si sono sempre serviti di quelli che si chiamano contractors, in Iraq, in Afghanistan e in molti altri teatri di conflitto.

Nulla di nuovo sotto il sole. Queste, spesso definite milizie private, non sono altro che bande di criminali mercenari che si possono permettere di operare con violenze di ogni tipo, furti, massacri e stupri.

Questa natura di ladri e di predoni, la Wagner, la dimostra chiaramente in Africa, impadronendosi di materie prime, miniere e siti produttivi.

Putin se ne serve, come Elisabetta con Drake, ma questo non cambia la natura di queste bande criminali.

Qui si vede la debolezza dell’Occidente: l’Impero romano era disturbato dalle incursioni dei pirati Illirici, e incaricò i due consoli Lucio Postumio Albino e Gneo Fulvio Centumalo di eliminarli.

Nell’anno mille la Repubblica Serenissima di Venezia si trovò confrontata con il problema dei pirati Dalmati e il doge Pietro Orsoleo II mosse pesantemente contro di loro, giungendo ad un accordo per assicurare il transito delle navi commerciali di Venezia. Anche il Papa Onorio III dovette confrontarsi con gli stessi pirati dalmati 200 anni dopo.

Pur se qualche volta questi gruppi di ladri e di assassini vengono strumentalizzati dagli stati, essi restano semplici predoni, che colpiscono soprattutto e senza regole, le popolazioni civili.

Quando si procede contro di loro con operazioni di polizia militare si estirpa soltanto un cancro, chiunque sia colui che ne trae vantaggio. Abbandonare l’Africa, paesi istituzionalmente deboli alle razzie dei cosiddetti mercenari, oppure al cinismo delle imprese cinesi, significa quindi mostrare a questi paesi che dopo esserci pentiti per il loro passato coloniale, gli stati europei li hanno abbandonati ai criminali della Wagner.

Naturalmente, questa mancata difesa di paesi che si volevano orientare verso la democrazia e i diritti è particolarmente colpevole, e non è senza conseguenze.

Che la Wagner promuova l’emigrazione verso l’Europa è soltanto un’ipotesi che può servire agli interessi della Nato, ma che la destabilizzazione dell’Africa sia causa dell’immigrazione, come la povertà e il riscaldamento climatico sono certamente fatti che aggravano la responsabilità del mondo occidentale: un ulteriore fallimento dei principi, dei diritti e della democrazia dei quali ci riempiamo la bocca.

 

Foto libere da Pixabay