Il re è morto, viva il re.

Era assolutamente prevedibile che la morte di Berlusconi avrebbe occupato per giorni politici, giornali e tv.

Parlando di Napoleone, Alessandro Manzoni vorrebbe che questo grande della storia fosse giudicato “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”. Mentre l’encomio sembra generale, non ci sono stati gli oltraggi, ma soltanto critiche, peraltro molto educate e rispettose. Con la destra al potere la gran parte dei media si è mostrata particolarmente prudente. La pietas verso il defunto ha permesso a moltissimi giornalisti, di tenere toni bassi che servivano soprattutto a non dispiacere il governo in carica. Invece la stampa internazionale ha ricordato, con dovizia di particolari, tutti gli scandali: le leggi ad personam per difendere se stesso e le sue imprese, gli incontri collettivi di sesso ad Arcore, gli innumerevoli procedimenti penali intentati contro di lui, la condanna per evasione fiscale, i rapporti di amicizia con dittatori come Putin, Erdogan e Gheddafi, la volgare battuta sull’aspetto fisico di Angela Merckel,  etc. Sottolineo che queste “piccole” macchie sull’azione politica di Berlusconi, vengono dalla stampa internazionale più qualificata e non dai complottisti della sinistra anti Berlusconi. Tutti quei politici che non hanno voluto aggiungersi direttamente all’encomio generale, si sono limitati ad affermare che si tratta comunque di un personaggio che ha fatto la storia d’Italia per oltre trent’anni. E questo è vero perché la storia l’hanno fatta tutti capi: i cattivi, come Stalin o Hitler, i buoni come Gandhi o Mandela, ma anche tanti altri statisti, politici e generali, dei quali non ricordiamo neppure il nome, ma che certamente occupano qualche pagina dei libri di storia. E non mi sembra un grande argomento affermare che a Berlusconi non spettassero funerali di Stato o bandiere a mezz’asta.

Il re è morto, viva il re.

Arcore, Villa S. Martino – Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 3.0

La sinistra lo ha combattuto per trent’anni, ma quando in un sistema democratico un politico vince per tanto tempo, occorrerebbe farsi molte più domande, invece che trincerarsi dietro uno snobismo ideologico e intellettuale. Berlusconi è stato il primo populista? In realtà lui ha capito moltissime cose che i politici della Prima Repubblica, quelli sopravvissuti a Tangentopoli, non potevano capire, probabilmente per la loro inveterata pretesa di rappresentare le uniche visioni politiche possibili, quelle delle ideologie del Novecento. All’indomani di Tangentopoli, Berlusconi ha capito che l’Italia era pronta per una politica diversa da quella dei partiti della Prima Repubblica, ingessati e formali, come le tribune politiche di Zatterin. Una televisione pubblica che nascondeva le gambe delle Kessler ed era ferma ai classici, come le commedie di De Filippo, I promessi sposi o la Cittadella. Un servizio pubblico con una vocazione educativa, che molti oggi rimpiangono. Ma il mondo era cambiato, così come la società italiana, e si era aperto un enorme spazio per le televisioni commerciali, in grado di proporci i serial americani e belle ragazze in bikini, o addirittura in topless.

Toto Cutugno – Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 4.0

Berlusconi, un italiano vero – come dice Toto Cotugno nella sua canzone –  che non doveva fingere per assomigliare a milioni di altri italiani, che vogliono arricchirsi, non importa come, che non vogliono pagare le tasse, che vivono di calcio, che non disdegnano qualche mazzetta per ottenere licenze e permessi, che amano le auto di lusso, le ville in Sardegna, e che invidiano chi può pagare ragazze per farci sesso. Berlusconi ha suscitato sdegno in moltissime donne, che gli hanno rimproverato di considerarle oggetti sessuali: ma tutti quegli altri italiani che le considerano poco più che serve, le picchiano e le violentano, non hanno la stessa visione delle donne? E poi gli affari, si sa, sono sempre sporchi: sicuramente non è soltanto Berlusconi che avrebbe potuto accettare denaro di dubbia provenienza, solo per affari, naturalmente. Un italiano vero, che condivideva anche le qualità degli italiani, trattava tutti con educazione e cortesia, finanziava opere di bene e valorizzava i suoi dipendenti, che giustamente lo rimpiangono. A tutte le nuove dipendenti Mediaset, regalava una rosa, e anche questo era Berlusconi.

E penso che sia giusto dargli atto di non aver mai attaccato i diritti. Forse perché un divorziato, che non nascondeva il suo gusto per il sesso, non riteneva di dover limitare la libertà di nessuno. Ha spesso attaccato la magistratura, è vero, ma non risulta che abbia mai promosso l’adozione di leggi che ne limitassero i poteri, come invece sta cercando di fare, subdolamente, il governo di Giorgia Meloni.

Molti dimenticano che non era venuto da Marte, ma era stato eletto ed apprezzato da tutti quei milioni di italiani, ricchi e poveri, che gli assomigliano, o avrebbero voluto tanto assomigliargli.

Un antesignano del populismo, che ha privilegiato un rapporto diretto del leader con il popolo, che non ha avuto paura di rappresentarne i più comuni vizi e virtù, parlando con arroganza, ignoranza e volgarità, stile Trump, Boris Jhonson ma anche Salvini.

Che ci sia piaciuto o no ha lanciato una politica diversa da quella di prima, che conta oggi tantissimi seguaci in tutto il mondo.

Molte colpe non sono di Berlusconi, ma dei suoi critici, che non hanno saputo far sopravvivere e diffondere i valori nei quali dicevano di credere.

Foto di apertura: “Pastorelli 2011” by Viditu is licensed under CC BY 2.0.