Violenza su una donna: dall’inizio di questo anno a oggi 11 giugno degli uomini, purtroppo devo chiamarli così, hanno levato la vita a quarantasei donne, madri, mogli, fidanzate, compagne, con una solo parola Donne. Dimenticando in un eccesso di rabbia non giustificabile che una donna lo ha messo al mondo, lo ha nutrito e pulito e accudito per tanti anni, lo ha accompagnato a scuola e tornato a riprendere, cucinato, lavato e magari anche aiutato a leggere e a scrivere il pomeriggio, poi più grande ha aspettato che tornasse dal lavoro o da una gita, timorosa che ci potessero esser problemi, poi lo ha visto fidanzarsi e sposarsi, è rimasta sola nel suo esser donna come madre, ma quell’uomo si è dimenticato che è andato a vivere con una altra donna.

Non riesco nemmeno a scrivere per il dolore, né mi pongo la fatidica domanda che si legge sui giornali o sentiamo al telegiornali, oltre a tutti i programmi di approfondimento che commercializzano la notizia…perché?

Foto di kalhh da Pixabay

Esistono migliaia di pubblicazioni e studi, medici, di psicologia, che analizzano questo atto maschile di predominio, sottomissione di una donna, sia moglie o compagna, figlia o familiare, attraverso abusi, sia fisici che psicologici. Donne picchiate, umiliate, derise, abusate, distrutte, fino all’atto estremo. Le motivazioni, senza alcuna scusante, sono di carattere psicologico e anche di una pseudo cultura, patriarcale, spesso anche di insegnamenti religiosi, assorbiti da generazioni: l’uomo è più forte e comanda, la donna deve obbedire, senza considerare che la donna è un essere umano, che di quell’uomo si è fidata, gli ha donato amore e sé stessa. La morte, ne veniamo a conoscenza troppo spesso, è l’atto conclusivo, preceduto magari da anni di soprusi, angherie, sia fisiche che verbali, che annientano e distruggono prima ancora la psiche e poi il fisico della vittima. In questa cultura o modo si pensare dobbiamo anche ricordare, ma fa ancora più male, che solo nell’agosto del 1981 venne approvata la legge 442 che abrogava il delitto d’onore, il matrimonio riparatore e anche l’abbandono di neonato per onore (articolo 592 Codice Penale). Tutto è quanto mai sbagliato e assurdo perché la violenza basata sul genere è di gran lunga la prima causa di morte violenta per le donne. Con oltre 120 morti nel 2022 il femminicidio è l’immagine finale di una storia in cui degli uomini, chiamiamoli ancora così, violenti, incapaci di amare, incapaci di parlare, alzano le mani e poi se ne vanno senza guardare indietro, senza un’ombra di pentimento o rimorso.

E allora a cosa è servito che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Da quella data l’Assemblea ha chiesto ai governi, alle organizzazioni internazionali e alle ONG di promuovere e organizzare in quel giorno attività dedicate a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne. E’ vero che ognuna di quelle donne uccise è una storia a sé ma evidentemente nella cultura generale si è fatto proprio poco.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

In realtà l’uomo che usa violenza è un uomo che ha paura della donna, perché la sente contrapposta al suo mondo e al suo essere maschio, ciò lo spinge a considerarla come un pericolo per la sua identità di maschio. Oggi si parla di femminicidio, molto più che in passato, questo neologismo nasce dalle battaglie femministe del secolo scorso in nome della parità uomo-donna e delle lotte e rivendicazioni ancora oggi. La donna, come è ovvio che sia, ha acquisito più potere e continua ancora oggi a rivendicarlo, in questo percorso in cui la donna acquista gli stessi diritti degli uomini, però, ma assolutamente non giustificabile, questi si sentono defraudati di quella che è considerata da sempre, a causa di influssi sociali e anche religiosi, la loro caratteristica più importante ovvero la forza. E’ arrivato il momento, sempre troppo tardi, di ridefinire i ruoli e i concetti legati a stereotipi di genere, insegnando a tutti, per primi ai giovani, a comprendere che la Donna è da considerarsi il completamento essenziale della figura maschile, mentalmente e moralmente, che la complicità che viene a crearsi può far nascere vita e idee nel mantenimento di un equilibrio indispensabile alla vita.

Non mi rimane che invitarti, gentile lettore, a leggere questi nomi e le date, dal 2 gennaio a oggi 11 giugno 2023, con la mente e col cuore; come vedrai, a testimonianza che la nostra società si evolve ogni giorno, molti nomi femminili sono di origine non italiana, ma non è questo che importa, anzi è un grande valore aggiunto e allora sentiamo questi nomi come nostre sorelle, madri, fidanzate, compagne, parenti, con una sola parola Donne.

Giulia 1 giugno, Pierpaola 1 giugno, Yirelis 27 maggio, Anica 21 maggio, Jessica 7 maggio, Danjela 6 maggio, Rosanna 3 maggio, Antonella 2 maggio, Wilma 25 aprile, Barbara 23 aprile, Stefania 21 aprile, Anila 19 aprile, Rosa 18 aprile,Sara 13 aprile, Brunetta 13 aprile, Carla  31 marzo, Alessandra 31 marzo, Zenepe 30 marzo, Agnese 29 marzo, Francesca 28 marzo, Pinuccia 16 marzo, Maria 10 marzo, Rubina 9 marzo, Petronilla 9 marzo, Rossella 8 marzo, Iulia 7 marzo, Iolanda 6 marzo, Rosalba 4 marzo, Caterina 1 marzo, Giuseppina 25 febbraio, Maria Luisa  23 febbraio, Sigrid 19 febbraio, Chiara 18 febbraio, Rosina 16 febbraio, Cesina Bambina 12 febbraio, Melina 11 febbraio, Santa 11 febbraio, Antonia  6 febbraio, Margherita 4 febbraio, Yana 1 febbraio, Giuseppina 28 gennaio, Teresa 15 gennaio, Oriana 14 gennaio, Martina 13 gennaio, Giulia 4 gennaio,  Teresa 2 gennaio.

Foto di apertura di Anemone123 da Pixabay