L’agrivoltaico, ovvero la gestione combinata di attività agricole, zootecniche e di produzione di energia fotovoltaica, consente di bilanciare la produzione di energia rinnovabile e la salvaguardia delle attività agricole tradizionali.

Vediamo in dettaglio i vantaggi dell’agrivoltaico.

I pannelli proteggono le colture dai picchi di calore e dallo stress termico, condizioni sempre più frequenti, quando le temperature massime superano i 40°C. Questa riduzione dello stress termico per le piante porta a un minore utilizzo di pesticidi, fino al 70% in meno secondo alcuni studi. Negli interfilari di un impianto fotovoltaico, come in un vigneto, si può favorire la crescita del manto erboso. Questa vegetazione aumenta la biodiversità locale, contribuisce allo sviluppo del microbiota, una comunità di microrganismi che favorisce il rigoglio delle piante e la salute dell’ecosistema. La promozione di questo ambiente ricco e vario beneficia gli insetti impollinatori, favorendo biodiversità e protezione degli ecosistemi.

Gli studi mostrano che il posizionamento dei pannelli sopra le coltivazioni riduce l’evapotraspirazione fino al 30%, diminuendo la necessità di irrigazione e conservando preziose risorse idriche, un aspetto fondamentale con la forte variabilità della disponibilità d’acqua causata dai cambiamenti climatici in corso. Secondo Coldiretti negli ultimi 25 anni è stato abbandonato circa il 28% delle terre coltivate, oggi pari a circa 12,8 milioni di ettari.

L’agrivoltaico offre la possibilità di dare nuova vita a terreni attualmente abbandonati o marginali ed in via di abbandono. In Italia si stimano in oltre 3,5 milioni di ettari i terreni inattivi che potrebbero essere in parte recuperati a fini produttivi. Questi terreni, non adeguatamente gestiti ai fini della regolazione delle acque, contribuiscono in maniera significativa al dissesto idrogeologico del territorio. Secondo l’Ispra, in Italia il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. L’agrivoltaico permette una migliore gestione delle acque meteoriche e di scorrimento superficiale, senza interferire con il ciclo naturale dell’acqua piovana che continua a scorrere ed a essere assorbita dal terreno circostante, oltre che fornire un nuovo scopo produttivo ai terreni marginali o abbandonati. La gestione delle acque ha un costo che può essere profittevolmente coperto dalla attività combinata di produzione elettrica ed agricola.

Va sottolineato che l’uso del terreno non è permanente: gli impianti fotovoltaici a fine vita, dopo 20-25 anni, possono essere rimossi, consentendo al terreno di ritornare a pieno titolo alle attività agricole tradizionali. L’ombreggiamento creato dai pannelli solari porta a una migliore gestione delle condizioni microclimatiche. Questo fenomeno favorisce un importante aumento della resa di molte colture, tra cui patate (+20%), foraggio (+40%), peperoni (+50%), origano (+60%), fragole (+25%). Inoltre, offre un ambiente più favorevole anche per gli animali al pascolo, contribuendo a creare un ecosistema agricolo più resiliente, sostenibile e profittevole.

Gli agricoltori che desiderano limitare l’attività alla sola componente agricola potrebbero ottenere guadagni aggiuntivi, fino a 5 mila euro annui per ettaro, senza effettuare investimenti, mettendo a disposizione i terreni coltivati per ospitare impianti fotovoltaici. Una maggiore disponibilità di risorse finanziarie potrebbe consentire alle aziende agricole l’investimento in tecnologie avanzate come sensori e sistemi di monitoraggio da remoto, ottimizzando così le operazioni agricole, riducendo gli sprechi e migliorando ulteriormente la produttività.

Eppure, nonostante i numerosi vantaggi che l’agrivoltaico può offrire, la recente legislazione rende questa innovazione una mera utopia. Il limite al 10% del terreno agricolo utilizzabile per gli impianti, la non chiara definizione dei criteri di calcolo di questo 10%, gli alti e proibitivi costi di accesso alla rete elettrica per le aziende agricole sembrano mostrare la chiara intenzione di scoraggiare gli investimenti degli agricoltori, favorendo solo i gruppi con ampie capacità finanziarie. Nell’ottica di modernizzazione delle aziende agricole non si capisce perché alcuni benefici siano limitati alla sola copertura del consumo medio storico delle singole aziende agricole, quando notoriamente in agricoltura le applicazioni elettriche sono sotto utilizzate per mere ragioni di costo. Quindi una azienda agricola che intendesse effettuare la transizione dall’uso del carburante Diesel alla energia elettrica autoprodotta non potrebbe accedere ai contributi statali. Alle condizioni attuali lo sviluppo di attività agricole economicamente interessanti, oggi neglette per gli alti costi delle fonti tradizionali di energia ma convenienti per i produttori di energia rinnovabile, rimarranno una chimera.

La stasi, confortante per chi teme il futuro, è devastante ai fini della crescita economica. L’obbiettivo di produrre 85 gigawatt di energia pulita entro il 2030 al momento non sembra raggiungibile. Comprendere perché si intralcino le iniziative che portano verso un futuro maggiormente sostenibile è difficile, se non alla luce del conflitto d’interessi di qualche forza politica al governo. Basti ricordare chi nel passato sia stato sponsor di taluno e l’appiattimento di talaltro sulle posizioni di una associazione agricola caratterizzate da una visione arcaica, prive di contenuti scientifici e logica economica. Invece di ostacolare l’agrivoltaico, dovremmo abbracciarlo come una delle vie da seguire per un futuro sostenibile in cui energia rinnovabile, agricoltura e gestione del territorio possano coesistere in armonia. Si tenga presente che la transizione energetica richiede solo una piccola frazione della superficie agricola totale italiana.

Sarebbe così possibile recuperare le distanze dagli altri paesi europei più avanti nell’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile.

Per ammodernare l’agricoltura, salvaguardare in modo economicamente sostenibile l’ambiente, gestire il territorio, con un minor impatto di fenomeni meteorologici sempre più estremi, sono necessarie politiche di taglio europeo. Queste politiche dovrebbero essere espresse da un governo federale nominato dal Parlamento europeo e tradotte in leggi immediatamente operative in tutto dell’Unione Europea per superare una visione sovranista poco accorta, fuori dal tempo, miope e non orientata alla crescita economica.

 

Foto di apertura : Predisposto per la coltivazione di ortaggi – Foto Emilio Roggero – Opera propria, CC BY 4.0, da commons.wikimedia.org