Qualche anno fa un piccolo terremoto colpì l’isola di Ischia. L’area interessata era così limitata che a casa mia, a due km dall’epicentro, non si è spostato neppure un soprammobile. Gli ischitani erano inferociti contro i giornalisti italiani: proprietari di alberghi, noleggiatori di barche, ma soprattutto camerieri di bar e ristoranti, dipendenti degli stabilimenti termali, personale delle pulizie e naturalmente negozi. Mi facevano vedere gli articoli comparsi su molti giornali dai quali risultava che tutta l’isola era stata terremotata. Ne seguirono cancellazioni di prenotazioni di turisti italiani e stranieri e molti dei più deboli della catena si trovarono senza salario o in cassa integrazione.

Quando poi ci fu l’alluvione a Casamicciola, che interessò una piccola striscia limitatissima del territorio, anche se causando due morti, il copione si ripeté allo stesso modo.

Le foto che vi trasmetto ritraggono i turisti e nella vita di Marrakech il giorno dopo il terremoto. Non sono montaggi fotografici ma immagini scattate da mia moglie con il suo telefonino. Infatti la realtà è che il tremendo terremoto ha creato distruzione e morte soprattutto nei paesini dell’Atlante, dove vivono le comunità più povere, coloro che tutte le mattine, con ogni mezzo, vanno a lavorare nelle botteghe, negli alberghi, nei ristoranti e nelle case di Marrakech. Questa città è stata certamente colpita dal terremoto, ci sono stati crolli e danni alle case, ed è in parte crollato il Minareto della Moschea. La stampa francese ha messo in rilievo questa situazione, spiegando che il tremendo sisma aveva causato danni e morti anche a Marrakech, ma in modo estremamente più limitato.

Il diritto/dovere di cronaca dovrebbe significare di cercare almeno di dire la verità, perché descrivere il disastro di Marrakech, come hanno fatto molti giornali italiani e la tv, senza specificare nulla, significa soprattutto far perdere il modesto lavoro ai più deboli, quelli che portavano a casa un modesto salario lavorando per il settore turistico.

Ciò non toglie nulla al dramma di un terremoto che ha causato povertà e morte per migliaia di persone, ma forse un giornalismo serio dovrebbe fornire una informazione completa e veritiera, nel rispetto delle conseguenze negative che essa può comportare.

Io e la mia famiglia abbiamo conosciuto il popolo marocchino, la sua gentilezza, la sua capacità di sopravvivere e di dare un futuro ai loro figli: speriamo che moltissime altre persone nel mondo li aiutino non solo con la beneficienza e le donazioni, ma continuando a visitare questo magnifico paese, dal mare all’alta montagna, la sua ottima cucina e i suoi dolci che assomigliano tanto a quelli del nostro sud.

 

Tutte le foto sono dell’autore