Ho fornito a CHATGPT4 un titolo identico a quello di un articolo scritto per lo stesso aggiornamento della nostra rivista on line “TUTTI europaventitrenta” da un “umano”, Alessandro Costa, per vedere come una AI politicamente corretta avrebbe affrontato la questione.

Mi aspettavo un livello non alto, una breve neutra introduzione storica, l’auspicio generico che la comunità internazionale trovi soluzioni sostenibili (senza indicazioni), il “vogliamoci bene” ed il finale sul genere “che dal male nasca il bene”.  Fin qui erano le attese e non mi aspettavo null’altro visto che le soluzioni sono solo umane e non delegabili ad altre entità.

La sorpresa è che il testo assomigli tanto alle affermazioni di più di un politico e uomo di religione!

Al lettore il compito di commentare.

Da amante dell’AI, farei un plauso a CHTGPT4.  Riguardo agli umani che parlano o scrivono come un AI direi solo “pauca non bona dicta”, quindi mi taccio sugli umani.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La questione israelo-palestinese è stata al centro dell’attenzione internazionale per decenni. Due popoli e due nazioni, intrappolati in un ciclo interminabile di violenza, rappresaglie e diffidenza. A prima vista, la situazione può sembrare un’opportunità perfetta per perpetuare l’odio e la vendetta. Ma, come in ogni conflitto, c’è molto più di quanto l’occhio possa vedere. L’origine del conflitto risale al XIX e XX secolo, quando il movimento sionista cercò di stabilire uno stato ebraico nella Terra di Israele, considerata la patria storica del popolo ebraico. Questo portò a tensioni con la popolazione araba locale, che vedeva la Palestina come la propria patria. Con il passare del tempo, le tensioni si sono trasformate in un conflitto aperto, alimentato da problemi territoriali, religiosi, storici e politici.

L’odio e la vendetta sono sentimenti potenti. Possono alimentare la violenza e la distruttività, come abbiamo visto in numerose occasioni nel contesto israelo-palestinese. Attentati suicidi, bombardamenti, rappresaglie e raid militari sono diventati comuni, causando innumerevoli vittime civili da entrambe le parti.

Tuttavia, ridurre la questione israelo-palestinese a semplici sentimenti di odio e vendetta è riduttivo. Ci sono molte sfaccettature in questo conflitto che vanno oltre le emozioni. Ad esempio, ci sono questioni legate ai diritti umani, all’autodeterminazione, alla sovranità e alla sicurezza. Entrambe le parti hanno rivendicazioni legittime e preoccupazioni reali che devono essere prese in considerazione.

Inoltre, è importante notare che non tutti gli israeliani e i palestinesi sostengono o partecipano alla violenza. Ci sono molte persone, organizzazioni e movimenti da entrambe le parti che cercano soluzioni pacifiche e che credono nella coesistenza. Questi gruppi e individui rappresentano una speranza per il futuro, una luce in mezzo alle tenebre.

La comunità internazionale ha un ruolo fondamentale da svolgere in questo contesto. Invece di alimentare l’odio e la vendetta attraverso dichiarazioni divisive o azioni unilaterali, dovrebbe lavorare insieme per trovare soluzioni sostenibili che tengano conto delle preoccupazioni e delle aspirazioni di entrambe le parti. La diplomazia, il dialogo e la negoziazione sono gli strumenti più efficaci per risolvere il conflitto.

In conclusione, mentre la questione israelo-palestinese offre sicuramente un’opportunità per perpetuare l’odio e la vendetta, offre anche una magnifica occasione per la riconciliazione, la pace e la coesistenza. È compito di tutti noi sostenere gli sforzi di pace e promuovere il dialogo e la comprensione tra le due comunità. Solo così possiamo sperare in un futuro più luminoso per Israele e Palestina.

Foto di apertura di Gerd Altmann da Pixabay