Nei mesi scorsi le missioni del Cardinale Zuppi, delegato del Papa a Kiev, Mosca, Washington, Pechino, erano state un elemento di speranza. Come dichiarato, per iniziative umanitarie legate alla guerra in Ucraina, ma naturalmente anche di dialogo internazionale in vista di un futuro. Le recenti vicende in Medio Oriente hanno decisamente allontanato le speranze non solo di pace, ma anche di dialogo.

Sulle missioni di Zuppi avevo scritto qualcosa su questo sito a luglio e a settembre. A ottobre ho avuto poi occasione di ascoltare una conferenza dello stesso Cardinale, con titolo “L’uomo essere sociale. La sfida di mettersi d’accordo”. Al Cinema delle Province di Roma, a disposizione nei martedì sera dell’attigua parrocchia di sant’Ippolito.

La sala era pienissima e grandi le attese, di commento agli importanti incontri avuti dal Cardinale nei suoi viaggi, alle speranze e alle prospettive.

La conferenza del Cardinale Zuppi è stata registrata ed è ora disponibile sul sito della parrocchia di sant’Ippolito. Soprattutto verso la fine, anche in risposta alle domande del pubblico, Zuppi ha parlato delle sue difficili missioni. Ma il Cardinale ha dedicato un certo spazio della sua conferenza a un tema che al momento mi era apparso un po’ lontano: il narcisismo.

Chi ha incontrato il Cardinale Zuppi conosce il suo essere in modo naturale coinvolgente e gradevole. Ma confesso di aver impiegato non pochi giorni per comprendere quanto profondo sia il legame del tema del narcisismo con il titolo della sua conferenza: “L’uomo essere sociale. La sfida di mettersi d’accordo”.

Il Cardinale Matteo Zuppi

“Si dice che siamo la generazione più narcisista che ci sia mai stata” è stato un punto di partenza nella conferenza del Cardinale Zuppi. Osservando poi che abbiamo assai più tempo e più mezzi dei nostri nonni e dei nostri genitori per coltivare il nostro narcisismo. E ricordando che, secondo il mito, Narciso fece una brutta fine.

Sappiamo che in genere è facile riconoscere il narcisismo negli altri, decisamente più difficile vederlo in noi stessi. Nell’attuale psicologia si parla addirittura di post-narcicismo, con l’occasione persa, dopo la pandemia, per andare oltre un io centro della realtà. Una visione p. es. espressa nel recente libro “Sii te stesso a modo mio” di Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro di Milano e docente universitario.

Riflettendo sulla conferenza del Cardinale Zuppi, ho dunque cercato di comprendere il legame, che intuivo profondo, tra narcisismo e la sfida di mettersi d’accordo. Mi è tornato alla mente un momento antico ma significativo della mia vita. Qualcosa di decisamente personale, un insegnamento che ho ricevuto non pochi anni fa e che cerco di non dimenticare. Poco prima di sposarmi, decisi con la mia futura moglie di frequentare un corso di preparazione al matrimonio. Nella parrocchia di san Frumenzio a Roma, anche se nessuno ce lo aveva chiesto.

Un corso di cinque o sei incontri, guidati da coppie non giovani di coniugi della parrocchia. Mi colpì come fu risposto alla fatidica domanda “E se lei non mi ama più?”, fatta da uno dei giovani fidanzati presenti. La risposta venne da uno degli amici più esperti che guidavano il corso. Non ricordo il suo nome, né bene la sua fisionomia, ma solo la sua reazione: “Guarda, ti do una risposta provocatoria: non me ne frega niente!”. L’amico aggiunse poi che naturalmente la sua risposta voleva solo esprimere il giusto atteggiamento riguardo al dare e al ricevere in amore.

Un altro ricordo, dello stesso corso per fidanzati. All’epoca era Parroco di san Frumenzio don Enrico Feroci. Successivamente don Enrico sarebbe stato Parroco di sant’Ippolito (la chiesa più sopra citata, che ha ospitato la conferenza di Zuppi). Poi direttore della Caritas di Roma, e attualmente è Cardinale, dunque il secondo che entra nel titolo di queste mie righe.

Il Cardinale Enrico Feroci con Papa Francesco

Il futuro Cardinale don Enrico, allora Parroco, partecipò a tutti gli incontri del corso. Rimanendo tuttavia seduto un po’ indietro, e non intervenendo quasi mai. Eravamo tutti ben consapevoli della sua sapienza. Ricordo un’unica frase pronunciata da don Enrico, in un momento in cui la discussione virava verso un amore visto come ingovernabile. Affidato alle imprevedibili frecce di un Cupido che nessuno poteva controllare. Allora, un po’ divertito, don Enrico azzardò una sua ipotesi “Ma non sarà che l’amore è qualcosa che si costruisce?”

La sfida di mettersi d’accordo, argomento della conferenza del Cardinale Zuppi, ma forse anche il discreto silenzio nel corso per fidanzati dell’allora Parroco don Enrico, vanno oltre la nostra vita personale e privata. E non sarà lo stesso riguardo al narcisismo, e alle forti limitazioni che ne conseguono?

Andiamo dunque oltre il privato, e guardiamo al mondo.

L’orribile strage di Hamas lo scorso 7 ottobre. I dispersi e gli ostaggi. Poi gli attacchi con i missili. Il 25 ottobre queste parole: “Mr. Secretary General, in what world do you live? Definitely, this is not our world”, del Ministro degli Esteri di Israele Eli Cohen al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un annuncio di ciò che ormai è: la guerra e i massacri nella striscia di Gaza, l’incalcolabile numero di morti e feriti, le immani distruzioni, la fame, la catastrofe sanitaria. Ma il Ministro degli Esteri di Israele si stava rivolgendo a chi era stato eletto al vertice dell’ONU, la massima organizzazione di tutto il nostro mondo.

 

Immagine di copertina: Narciso di Caravaggio, Galleria Nazionale di Arte Antica, Wikimedia Commons