Divorati da un’onnipresente orgia consumistica abbiamo adottato il Black Friday come fosse una consuetudine di casa nostra, che so io, sotto Natale, il Pangiallo a Roma o il Parrozzo in Abruzzo.  Una dislessia commerciale ci avviluppa in questi giorni di presunta corsa all’acquisto più scontato.

Foto di Basim Miller da Pixabay

Senza pensare che se c’è uno sconto del 50% e il negoziante che te lo vende continua a guadagnarci vuol dire che i suoi margini di guadagno in periodi normali sono enormi. Non è difficile prevedere, vista la deriva che ha assunto il fenomeno negli ultimi anni, che nel 2024 il Black Friday più che a un giorno sarà collegato a un lunghissimo periodo di compere ininterrotte. Ipotizziamo una lunga linea dritta dal venerdì rituale al Natale introducendo direttamente il periodo dei saldi in modo da bruciare completamente le pluri-tassate tredicesime. Non è banale affermare che siamo capaci di copiare dagli Stati Uniti le cose peggiori. Eppure il Black Friday ha radici che non ci dovrebbero toccare dato che è il nome informale utilizzato negli Usa per indicare il venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento. Chiedete a cento italiani cos’è il Friday e cos’è il Giorno del Ringraziamento e solo qualcuno saprà rispondervi. In compenso il nostro soggetto ha capito benissimo in che cosa si traduce prosaicamente il Black Friday. Che, un po’ come Halloween, è una festività celebrativa che potrebbe essere caduta da Marte e non da un altro continente lontano migliaia di chilometri. Il bello o il brutto a seconda delle interpretazioni è che secondo Wikipedia l’espressione Black Friday sarebbe nata a Filadelfia per il pesante e congestionato traffico stradale di quel maledetto giorno. Un po’ come nel film “Un giorno di ordinaria follia” con Michael Douglas. Ironia della sorte poi il giorno successivo al Ringraziamento è dedicato ai nativi d’America in cui onore  la data è stata proclamata festività civile per gli Stati Uniti anche se ben conosciamo i massacri che furono perpetrati in quel civile Paese ai danni degli indiani. Le origini del Black Friday risalgono al 1924 ma è solo dal 1952 che, di sana pianta, è stata inventata la parata commerciale, un bias irreversibile. Si potrebbe dire che è un venerdì nero per le tasche di tutti quegli europei che hanno strumentalmente adottato l‘invenzione americana. La follia della corsa all’acquisto negli States spesso si è tramutata in episodi di criminalità più o meno organizzata.

Nel 2013 il movimento di affari in quella nazione nel giorno fatidico del Black Friday è stato di 57,4 miliardi di dollari, più di quanto contenga una finanziaria italiana. Come se tutti gli italiani avessero fatto un acquisto importante in quel giorno. L’induzione all’acquisto in fondo è un capolavoro di ingegneria turbo-capitalista a misura dei più ingenui. Del resto siamo in scia. Le vie delle città italiane sono state popolate di luminarie e festoni celebrativi già nella prima metà di novembre, periodo in cui sono anche comparsi panettoni e torroni nei supermercati. L’ansia di bruciare il Natale prima che questo si celebri con la sua ritualità religiosa. L’abitudine di addobbare l’albero di casa l’8 dicembre per poi smontarlo l’8 gennaio è finita in cantina. Rivalutando l’unica frase che ci sentiamo di salvare dei cine-panettoni natalizi dei Vanzina: “Anche quest’anno il Natale ce lo siamo tolti dalle scatole…(eufemismo)”.

Foto di apertura di Gerd Altmann da Pixabay