La notizia è minuscola ma degna di speculazione, a suo modo significativa. Poste Italiane ha deciso che non sarà più gratuita l’attivazione della SPID, risorsa fino a questo momento garantita gratuitamente agli anziani allo sportello. Nel generale smottamento dal pubblico al privato nel quadro di una concorrenza asimmetrica che mette le Poste sulla stessa linea di galleggiamento (e di sopravvivenza) delle Banche italiane, è un’innovazione che sorprende ma conferma la tendenza.

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Paradossale che per fruire dei servizi dello Stato sociale (con la SPID tanto per dirne una si accede al fascicolo sanitario nazionale, si dialoga con l’Agenzia delle Entrate, si comunica con l’Inps) occorra sborsare 12 euro, creando una palese ineguaglianza con chi ha potuto godere dello stesso servizio gratuitamente. Ma del resto la disinvoltura telematica aveva dato altre prove di sé nel momento in cui per prenotare un servizio allo sportello sembra indispensabile fruire dello smartphone, come se questo non fosse un oggetto di lusso ma uno strumento qualunque a prova di pensionato o di anziano.

Si potrebbe tirare una linea dritta su alcune scelte tendenziali tacitamente approvate dallo Stato, dagli ultimi governi che si sono succeduti forse proprio partendo dalle liberalizzazioni di Bersani o dalle successive “lenzuolate”. Ci sarà un motivo neanche troppo occulto se le analisi cliniche generiche pubbliche o private ormai alludano a un prezzo molto simile? O se un politico pure squalificato come Renzi oscenamente parli di “reddito di criminalità” per una risorsa che ha contribuito a alleviare lo stato di penuria di cinque milioni di “poveri assoluti”?

O se su altro versante il ministro Brunetta accenni a controlli più morbidi nei confronti delle imprese quando le statistiche dimostrano la necessità di una maggiore durezza se è vero che l’86% delle ispezioni dimostrano situazioni di illegalità? Questo è il venticello cattivo e privatistico che spira nel Paese. E a cui la contro-innovazione della Spid a pagamento minacciosamente ammicca. Del resto il ventaglio di responsabilità chiesto a Poste Italiane cresce continuamente tra permessi di soggiorno, certificazioni e deleghe suppletive mentre il personale in quiescenza non viene sostituto.

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La media degli sportelli aperti nelle sedi circoscrizionali non prioritarie a Roma è di 2-3 disponibilità a fronte di una potenzialità di 6-7. E l’età media degli addetti in servizio paurosamente aumenta. Crescono incombenze, tempi di attesa, stress con la pandemia a complicare una mayonese che rischia di impazzire. Chi ha buona memoria ricorderà l’epica favolistica sulla Pec, disegnata come gran risorsa per promuovere il Paese digitale. Quanti la usano tra i privati oggi in Italia mentre gli organi di categoria ti obbligano ad aprirla? Anche in questo caso all’introduzione fu garantita la gratuità mentre dopo qualche mese irruppero sul mercato provider privati che per rilasciarla richiesero ovvio pagamento. C’è sempre dietro uno Stato e la sua politica che autorizza queste scelte.