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Ancora una volta il mondo, dinanzi ai grandi eventi come la pandemia assiste ad una gara tra potenze di vario livello, attori per la maggior parte statali, capaci di aumentare le proprie sfere d’influenza verso aree vaste globali, attraverso la creazione e distribuzione di vaccini per contrastare il Covid 19.

Di tali episodi risulta essere già testimone la storia. Nel 1347 ad esempio a causa della peste nera il calo demografico rese infatti costoso e ricercato il lavoro di contadini e braccianti, le corporazioni furono costrette ad ammettere nuovi membri, piccoli proprietari terrieri che ereditarono gli appezzamenti di terra dei loro parenti che non erano sopravvissuti al morbo, aprendo la strada a nuovi attori economici.

Siamo in piena guerra di civiltà tra la Cina, che ha stimato per il 2021 un Pil in crescita di «oltre il 6%», superando la concorrenza dei Paesi occidentali, sottoposti ad intense pressioni per la lotta contro il Covid 19, ed il resto del mondo, le cui opportunità politiche rendono precarie vecchie alleanze fra Stati per l’avvio di nuove intese maggiormente produttive.

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Proprio la distribuzione dei cosiddetti “vaccini da bandiera” renderebbe la metamorfosi delle relazioni internazionali ricca di sorprese. La Russia tenta di entrare con il vaccino Sputnik V nel mercato europeo mentre l’Unione Europea provvede a sanzionarla economicamente a causa della questione dell’Ucraina, allarmando gli anglo-americani che intanto hanno avviato gli iter di distribuzione dei vaccini di Pfizer-Biontech, Moderna e AstraZeneca nei Paesi europei, al punto che in caso di tardiva distribuzione, Stati come l’Italia hanno bloccato dosi di AstraZeneca in partenza dall’Italia all’Australia, destando malumori tra le file del governo inglese di Boris Johnson.

Non dimentichiamo che la Russia è riuscita ad esportare Sputnik V in Paesi quali Bielorussia, Serbia, Argentina, Bolivia, Algeria, Palestina, Venezuela, Paraguay e Turkmenistan, avviando quindi trattative e accordi già in esecuzione non solo ad Est, ma anche in Africa, Medio Oriente e parte dell’America del Sud.

La Germania, d’altro canto non resta passiva e realizza CureVac di Bayer per dimostrare che al centro dell’Europa Berlino intende ribadire il proprio ruolo per il bene comune ma anche per la leadership politica europea dei tedeschi a Bruxelles, nonché creare anche nuovi ponti verso gli Stati extraeuropei. Se avanzano tutti nella corsa, non resta indietro la Cina, che forte delle proprie potenzialità di autoproclamata grande potenza, produce, fornisce assistenza ed esporta Sinovac e Sinopharm a 53 Paesi, la maggiore parte dei quali sono Paesi in via di sviluppo, nonché in Serbia e in Ungheria; con aperture verso il mercato africano e dell’America del Sud.

La Cina corre ma l’India, attraverso l’azienda indiana Serum Institute, ha ottenuto la licenza per produrre il farmaco di AstraZeneca fino a 70 milioni di dosi al mese e potrebbe pareggiare i conti con Pechino, dimostrando di fabbricare il 60% di tutta la produzione mondiale, grazie soprattutto a sei grandi aziende e ponendosi come nazione maggiormente garante degli obiettivi economici di breve e lungo periodo che perseguirà assieme ai Paesi angloamericani e ai restanti Stati che intendono accogliere New Delhi come alleato forte nella lotta contro l’economica cinese.

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Il vaccino diventa una modalità di scambio, le pedine di ogni nazione sono già partite sullo scacchiere internazionale. Ogni posizione ha un significato di comunanza di interessi economici, sociali e culturali. La tutela del diritto alla salute rappresenta l’occasione per ridefinire le posizioni nel mondo. Ogni Paese che intrattiene rapporti finalizzati all’approvvigionamento di vaccini, potrebbe curare ulteriori e pregnanti relazioni per definire nuovi legami. Al momento le relazioni internazionali sono diventate sempre più fluide dinanzi a tali cambiamenti, ma i baricentri delle grandi potenze non perdono leadership, anzi estendono le proprie influenze oltre gli oceani anche a costo di contrasti diplomatici, invio di fake news a danno del nemico commerciale, eventuali colpi bassi tra le parti.

Tali metamorfosi del mondo non potrebbero da sole modificare l’ordine internazionale, ma da questa corsa i vincitori prenderanno le redini del mercato, tanto è vero che la Cina durante i lockdown del 2020 ha attuato strategie per accelerare il proprio sviluppo, risvegliando quindi le preoccupazioni dei Paesi atlantisti ed europeisti, determinando il ritorno di una politica americana atta ad una maggiore partecipazione alla vita delle relazioni internazionali e nella ricerca di soluzioni ai conflitti e contrasti tra Paesi.

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