Nel disastro dei giornali italiani c’è chi riesce a reagire. Anzi, colleziona successi. È il caso di Internazionale. Disuguaglianze, diritti violati, cambiamenti climatici, guerre,  pandemie come il Covid, scontri commerciali e tecnologici tra superpotenze.

Copertina de Internazionale

Il settimanale su carta ha osato l’inosabile: dal 1993 va in edicola con articoli della stampa estera, tradotti in italiano, dedicati a tutte le aree crocevia del mondo: Stati Uniti, Cina, Unione Europea, Australia, Russia, Brasile, Egitto. Ovviamente ci sono Afghanistan e Medio Oriente, area del mondo sconvolta ad agosto dalla vittoria dei talebani per la ritirata degli americani e dei paesi Nato da Kabul dopo 20 anni di guerra.

La formula ha avuto uno strepitoso successo. La qualità dell’informazione è stata premiata dall’esplosione delle vendite in edicola mentre tutti gli altri settimanali italiani o hanno chiuso o sono stati drasticamente ridotti con pesantissimi tagli dei giornalisti occupati. Il formidabile successo, anche in termini di pubblicità, porterà adesso una nuova iniziativa editoriale. Da novembre sarà in edicola l’Essenziale, un nuovo settimanale che amplierà il “pacchetto’ di notizie sull’Italia. L’Essenziale, sempre confezionato dalla redazione di Internazionale, sarà tutto

Internazionale, Giovanni De Mauro

Giovanni De Mauro

dedicato ai principali avvenimenti italiani. Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, ha spiegato gli obiettivi del nuovo settimanale che avrà anche una versione online: «È arrivato il momento di provare a raccontare l’attualità italiana con la stessa attenzione che mettiamo nell’occuparci di quello che succede nel mondo, con la stessa sensibilità a ingiustizie e disuguaglianze, alla crisi climatica, ai diritti civili e alle battaglie sociali, a culture e linguaggi nuovi». Carta stampata e digitale. Internazionale rimodula con successo la strada della carta stampata (la rivista Essenziale avrà la carta e il formato di un quotidiano e avrà una versione online robusta).

Citynews, invece, da anni ha imboccato con decisione solo la strada dell’informazione digitale. La formula è mirata sulle realtà locali: una pioggia di notizie di città e di quartiere, in tempo reale, gratuite. Le testate sono diventate famigliari ai lettori: RomaToday, MilanoToday, TorinoToday, ParmaToday, NapoliToday, PalermoToday. 250 giornalisti informano gli italiani di 50 città diverse, 1.300 notizie al giorno, oltre 32 milioni di lettori al mese. Tanta pubblicità.

Le due iniziative editoriali sono tra le pochissime luci nella catastrofe della crisi dei giornali italiani, cominciata negli anni ‘Novanta e deflagrata dal 2008. Il governo Draghi, come i precedenti, ha fatto poco e nulla per dare una risposta al disastro di quotidiani e settimanali su carta e all’affanno di quelli online mentre le televisioni (Rai, Mediaset, La7, Sky) hanno una vita tribolata.

I bonus rubinetti, terme, condizionatori, facciate tentano di dare una risposta alla crisi economica e occupazionale

La Sede centrale dell’Inpgi a Roma (Foto Creative Commons)

nella quale è sprofondata l’Italia. Draghi cerca di trovare una soluzione alla spaventosa recessione economica causata dal Coronavirus anche con il Piano di ripresa e resilienza finanziato assieme dalla commissione europea. Ma per il coma dell’informazione il presidente del Consiglio ancora non ha indicato una terapia. Eppure anche i quotidiani e i periodici (soprattutto quelli con finalità sociali) meriterebbero un bonus fiscale, per sostenere investimenti e l’occupazione. Anzi, meriterebbero qualcosa in più di un bonus, meriterebbero una soluzione strutturale. La mina immediata da evitare è la bancarotta dell’Inpgi: l’Istituto di previdenza dei giornalisti da anni colleziona pesanti deficit e rischia il commissariamento entro l’anno.

Da mesi  “TUTTI europa ventitrenta” ha affrontato il problema informazione. Per aiutare la rinascita dei giornali ha proposto  il varo di fondazioni tra lettori e giornalisti per editare una testata. Contro la crisi  il sindacato dei giornalisti è mobilitato da tempo anche verso il governo e il Parlamento, ma Draghi non dà risposte. Nel frattempo l’informazione affonda. Un paese senza giornali o con pubblicazioni in rosso ricattabili è una nazione in carenza di ossigeno. È in gioco la stessa libertà d’informazione, la democrazia. La stampa è sempre stata vista con sospetto dai potenti. Napoleone Bonaparte diceva: «C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette».