Il movimento etichettato come Cancel Culture (cultura della cancellazione), a mio modo di vedere, dovrebbe essere definito come la “Cancellazione della Cultura”. Vediamo perché. Questo movimento è nato in alcune università della California e della Heavy League della costa est degli Stati Uniti. In seguito è stato esportato più tiepidamente in Inghilterra.

Il principio fondante di questo movimento è la cancellazione di qualsiasi testimonianza (statue, monumenti, etc.) del passato che possa offendere l’attuale sensibilità della maggior parte della popolazione di un determinato paese. La conseguenza immediata è stato l’abbattimento di statue di Cristoforo Colombo, dei leader degli stati del Sud degli USA durante la guerra civile, ma persino di Abramo Lincoln, e di chiunque possa essere sospettato di razzismo, discriminatore di minoranze, etc. Conseguenza ancor più grave è stata la messa al bando di autori ritenuti responsabili di atteggiamenti omofobi, discriminatori, a prescindere dal contenuto artistico, culturale, educativo delle loro opere. Così è avvenuto che professori di letteratura inglese di college e università americane abbiano subito censure e persino si siano visti cancellare i loro corsi semplicemente perché commentavano opere di Shakespeare di sapore razzista. Questo modo di pensare e di vedere la cultura secondo me è gravido di conseguenze gravissime se non insorgerà un pari e contrario movimento ovunque nel mondo siano apprezzati oltre la vera cultura il semplice buon senso. Sembra profilarsi qualche timido tentativo di opporsi a questa nuova tendenza che altro non è che l’espressione di un progressivo impoverimento del pensiero critico e dell’affermarsi del pensiero prevalente ,possibile preludio al pensiero unico.e del progressivo affermarsi di una caccia alle streghe già vissuta in America in un recente passato. Ma la Cancel Culture è anche espressione di un profondo malessere sociale per cui partendo da una falsa premessa non si può che arrivare a false conclusioni. Il complottismo, i no vax sono fulgidi esempi di questa deriva intellettuale. Ma qual’è  la falsa premessa che affligge la Cancel Culture? Come sa qualunque bravo studente liceale la valutazione storica non può prescindere dal contesto di quel determinato avvenimento. Tra gli infiniti esempi che potremmo riportare c’è il giudizio necessariamente negativo della democrazia ateniese ai tempi di Pericle soltanto perché nelle assemblee del popolo non erano ammessi le donne e gli schiavi, senza considerare l’enorme balzo in avanti compiuto in quanto per la prima volta nella storia dell’umanità una parte consistente del popolo veniva chiamato ad esprimere il proprio voto su questioni importanti della vita pubblica.

Noi poi dovremmo abbattere il Colosseo solo perché in epoca romana è stato il teatro dell’assassinio di migliaia di uomini e donne che avevano come unica colpa una diversa religione? Che dire dei monumenti Atzechi, Maja e Incas dove venivano regolarmente compiuti sacrifici umani? Li abbattiamo tutti? Che differenza c’è con la tanto esecrata, recente distruzione delle statue buddiste da parte degli integralisti islamici? Possiamo considerare la Cancel Culture qualcosa di simile al rogo di libri compiuto dai nazisti a Berlino? Cancellare la propria storia equivale a cancellare la propria coltura ed un popolo senza cultura non ha futuro. Cosa fanno i grandi intellettuali di tutto il mondo? A guardarsi soltanto l’ombelico si finisce per morire.